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6 Novembre 2019

A Rimini liberano 50 detenuti all'anno

Ieri a Coriano un'iniziativa per coniugare pace, giustizia sociale e tutela dell'ambiente
A Rimini liberano 50 detenuti all'anno
Piantare un albero per ogni detenuto accolto in una Comunità Educativa. È questa la proposta lanciata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII a partire dalla casa che per prima ha accolto un ex carcerato
Martedì 5 novembre, presso le Scuole medie di Coriano di Rimini, alla presenza del Sindaco Spinelli, del Vescovo Lambiasi e del prefetto di rimini, si è svolto Piantare la speranza, un'iniziativa locale ma dal grande valore simbolico.
Perché Coriano? E cosa c'entrano i detenuti?
«Casa Betania di Coriano - risponde Giorgio Pieri, responsabile del Progetto Educativo con i Carcerati -  è stata aperta 46 anni fa per dare risposta a Marino, psichiatrico dimesso dal carcere. Marino è ancora con noi, a deliziarci con il suo sorriso. Questa è stata la prima casa d’accoglienza della comunità Papa Giovanni XXIII, è stata modello e stimolo per altre 600 realtà d’accoglienza sparse in tutti i continenti, in 40 stati nel mondo. Dal 30 novembre 2017 è iniziata l’esperienza d’accoglienza detenuti secondo il modello CEC. È la casa di prima accoglienza per quei detenuti che poi saranno destinati in altre realtà. Sono già passate 84 persone, potremmo già piantare 84 alberi».

Nuovi approcci con i detenuti

La CEC (Comunità Educante con i Carcerati) è un progetto innovativo che si pone come obiettivo la rieducazione, attraverso un percorso a tappe che coinvolge il carcerato, la sua famiglia, volontari e professionisti. La metodologia su cui si basa l’esperienze è ispirata al metodo APAC (Associazione per la Protezione e Assistenza ai condannati) nato in Brasile negli anni '70. Alcuni membri del servizio carcere della Comunità Papa Giovanni XXIII nell’anno 2008 hanno visitato il carcere di Itauna nello stato del Minas Gerais gestito con questo metodo. E funziona? «Quasi 8 persone su 10 - continua Pieri - uscite dalle carceri tradizionali tornano a commettere reati, il 75%. Per chi esce dalle CEC la recidiva si abbassa invece al 15%: meno di 2 persone su 10 torneranno a delinquere. Le alternative al carcere possono rendere più sicuro il nostro paese»

Giustizia sociale ed ecologia

«Pace, giustizia e salvaguardia del creato - si legge nell'Enciclica Laudato si' di Papa Francesco - sono tre questioni del tutto connesse, che non si potranno separare in modo da essere trattate singolarmente. Tutto è connesso. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura».
E sulla linea di questo principio l’attenzione ai poveri, in particolare ai carcerati inseriti presso la Casa Betania secondo il modello CEC, si è integrata con la  scelta di piantare alberi per ogni detenuto accolto, dunque con l'attenzione e la cura del creato. Il primo albero è stato piantato ieri, ma adesso, spiega Pieri, verranno piantati gli altri alberi per arrivare agli 84, come i detenuti accolti, e poi uno per ogni nuovo detenuto.

Amore gratuito per gli uomini e per il creato

«Investire nell’ambiente ed investire negli uomini partendo da quelli che nella vita hanno commesso errori - ha spiegato Pieri davanti agli studenti -. In questo tempo dove la desertificazione aumenta, l’innalzamento dei livelli di anidride carbonica crea effetti devastanti sul clima, piantiamo alberi che assorbono anidride carbonica e restituiscono ossigeno utile alla vita. Le piante hanno vita lunga come lunga è la visione di quegli amministratori che sanno investire nel futuro. Solo l'amore gratuito può guarire sia i poveri che il creato».
Dal 2008 nella provincia di Rimini sono state accolte oltre 500 persone. «Chissà che anche l’amministrazione riminese non prenda spunto da questa iniziativa. A livello nazionale sono oltre 3500 i detenuti accolti, potremmo piantare un bel bosco! È proprio vero, fa più rumore un albero che cade di 3500 che crescono!»