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23 Maggio 2022

Approvata la legge Salvamare

Dopo un percorso accidentato durato 3 anni vede la luce una legge per lo smaltimento dei rifiuti marini.
Approvata la legge Salvamare
Foto di The Other Kev
Fino a oggi i pescatori erano costretti a ributtare in acqua il materiale plastico pescato, per non incorrere in denunce penali per trasporto illegale di rifiuti. Ora c'è una legge che ne favorisce lo smaltimento, manca però un quadro più esteso sulla prevenzione.
L’11 maggio il Senato ha approvato in via definitiva la cosiddetta “legge Salvamare”, che ha l’obiettivo di combattere l’inquinamento nei mari, nei laghi, nei fiumi e nelle lagune, semplificando, tra le altre cose, la gestione dei rifiuti raccolti accidentalmente dai pescatori. 
 
La legge vede la luce dopo 3 anni: il Parlamento ha impiegato tutto questo tempo per approvarlo definitivamente. Il testo era stato infatti presentato alla Camera a giugno 2019 dall’allora ministro dell’Ambiente Sergio Costa, durante il primo governo guidato da Giuseppe Conte, che però aveva già annunciato il provvedimento l’anno prima, nel 2018. 
La proposta di legge ha subìto l’opposizione di Fratelli d’Italia ed è stato più volte modificato sia dalla Camera sia dal Senato 

Cosa prevede la nuova legge Salvamare

La normativa consentirà ai pescatori che attraverso le loro reti recuperano accidentalmente la plastica in mare di condurla sulla terraferma, dove le autorità portuali dovranno riceverla in apposite isole ecologiche e avviarla al riciclo. Fino a oggi, gli stessi si vedevano costretti a ributtare in acqua il materiale plastico pescato, per non incorrere in denunce penali per trasporto illegale di rifiuti.
La legge si applicherà anche a laghi e fiumi, semplificherà le procedure per il corretto riuso e smaltimento dei rifiuti e disciplinerà anche l’attivazione di ulteriori campagne di sensibilizzazione e di attività di educazione ambientale nelle scuole e tra i cittadini.

L’opposizione del mondo del tessile

Nel testo definitivo, però, è sparito l’obbligo di etichettatura ambientale per il rilascio di microfibre dei prodotti tessili previsto inizialmente. Come spiega Pagella Politica, l’articolo 12 della versione modificata al Senato a novembre 2021 prevedeva infatti che fosse consigliato, nel caso in cui fosse possibile, il lavaggio a mano e a secco per ridurre il rilascio di microplastiche. 
Più generale, qualsiasi altro prodotto tessile o di abbigliamento che rilasci microfibre al lavaggio avrebbe dovuto, dal 30 giugno 2022, indicare sull’etichetta la dicitura «Questo prodotto rilascia microfibre ad ogni lavaggio contribuendo all’inquinamento da plastiche del mare».
A seguito delle criticità sollevate per il settore tessile, l’articolo 12 è stato soppresso dalla Commissione Ambiente della Camera a fine febbraio 2022.

Uno strumento importante per il marine litter ma ci vuole più prevenzione

Dal fronte ambientalista si riconosce l’utilità di questo strumento. Tra i diversi plausi, però, Greenpeace mette in guardia dal riconoscere comportamenti scorretti che mettono a rischio l’integrità dei fondali marini. L’associazione parla della pesca a strascico: «Non tutte le attività di pesca, infatti, hanno lo stesso impatto sull’ambiente», spiega Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia su LifeGate. «Se magari un domani, per via della Salvamare, si riconoscerà come sostenibile un’attività di pesca a strascico – che è tra le più devastanti per i nostri mari –, vuol dire che si va nella direzione sbagliata».
 
Insomma, il problema della plastica è complesso e per questo serve adottare soluzioni che risolvano il problema a monte. L’usa-e-getta, infatti, rappresenta il 40% della produzione di plastica globale e rappresenta il principale punto di origine del marine litter, cioè dell’abbandono di rifiuti nel mare. La legge per salvaguardare i nostri mari ora c’è, adesso tocca a noi limitare l’utilizzo di plastica nelle nostre vite.