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20 Maggio 2019

Gemelli, così diversi a scuola

Esiste una regola generale per la gestione dei gemelli a scuola? No, va valuato caso per caso
Gemelli, così diversi a scuola
Foto di Irina Schmidt - Adobe Stock Photo
«Mi è capitato il caso di tre gemelli: due erano più o meno alla pari, il terzo invece era evidentemente più fragile, e dal punto di vista scolastico non era maturo abbastanza per passare alle scuole medie. I genitori hanno chiesto diversi colloqui per valutare se era il caso di farli andare avanti tutti e tre o di farne andare avanti due e fermare l’altro, in attesa che maturasse. Alla fine si è optato per questa seconda soluzione. Scuola differente. Due gemelli, uno era più indietro dell’altro, si doveva valutare l’opportunità di bocciarne uno, alla fine si è scelto di farli avanzare entrambi». A parlare è un dirigente scolastico che si chiede: «Due scelte diametralmente opposte. Qual è quella giusta? Lo vedremo solamente nei prossimi anni, oppure ci sono dei criteri?»
Quale è la scelta giusta? Se lo chiedono genitori ed educatori, e dopo decenni di “ricette sicure” si è capito che non esiste un vero e proprio nesso lineare tra le scelte educative e gli effetti che si vorrebbero ottenere.
A scanso di equivoci è evidente che ci sono dei macro-orientamenti ai quali è bene attenersi: la violenza non è mai educativa ad esempio, l’assenza di regole è spesso deleteria per la strutturazione della personalità. Tuttavia tutti abbiamo esperienza di stili educativi che sono stati più funzionali con alcuni ragazzi e meno con altri, anche all’interno della stessa famiglia; e di contro ragazzi che hanno assunto condotte funzionali pur provenendo da basi di partenza molto differenti.

Allora è giusto avere delle linee educative? Delle strategie?

Credo che ciò che conta davvero, in prima battuta, è l’impegno, la fatica di esercitare sempre una riflessività sulle azioni che si mettono in campo. Riflettere vuol dire mettersi attorno ad un tavolo (quello del dirigente scolastico ad esempio) e valutare i pro e i contro di ogni singola azione. Ci saranno divergenze, ci saranno anche ipotesi ambivalenti e contraddittorie, ma il ragazzo o i ragazzi considerati sentiranno innanzitutto che gli adulti li stanno pensando, non li lasciano soli.

Stare nell'umiltà dell'incertezza

In un caso si valuterà che sarebbe troppo umiliante fare delle differenze, e che questo potrebbe cronicizzare un ruolo di quello svantaggiato, e quindi si sceglie di dargli una spinarella. Nell’altro caso si valuterà invece che far avanzare un bambino lo farebbe sentire estremamente a disagio.
A volte una scelta sicura si traduce in un lavarsene le mani.
Stare nell’incertezza educativa, un’incertezza però che riflette e problematicizza continuamente, costringe ad una presenza assidua per valutare l’azione compiuta, stare sempre vicini al ragazzo, ed eventualmente apportare dei correttivi.
È anche un bel bagno di umiltà.