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4 Dicembre 2020

Acqua potabile a rischio per 6mila persone

La comunità mapuche e i cittadini cileni si sono uniti in difesa del Rio Negro, messo in pericolo da una centrale idroelettrica.
Acqua potabile a rischio per 6mila persone
Foto di @SalvemosRioNegro
La costruzione dell'impianto idroelettrico metterebbe a rischio l'acqua potabile della zona e avrebbe un impatto negativo sul turismo e provocherebbe una massiccia deforestazione, mettendo a rischio anche la biodiversità.
Hornopirén è una tranquilla cittadina del Cile meridionale, ubicata nel comune di Hualaihué, alle porte della Patagonia cilena.
A dicembre 2019 i suoi abitanti vengono a conoscenza di alcuni lavori in corso sulle rive del fiume che scorre a lato della città, il Rio Negro; si sparge la voce dell’imminente costruzione di una centrale idroelettrica. I cittadini si mobilitano immediatamente, vi sono associazioni di vicinato, il comitato per l’acqua potabile, insegnanti, operatori turistici locali, club sportivi e le comunità mapuche della zona, in particolare la comunità Antiñirre Kimunpuche. Tutti chiedono a gran voce trasparenza istituzionale e maggiori informazioni sul progetto.
Il 21 gennaio 2020 ha luogo una riunione con diversi rappresentanti di organismi istituzionali coinvolti nella vicenda, quali la Corporazione per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni, la Direzione Generale dell’Acqua, enti che si occupano di protezione ambientale, il governatore della regione ed un rappresentante dell’impresa esecutrice. Viste le numerose osservazioni e critiche poste dalla cittadinanza, il governatore annuncia la temporanea sospensione dei lavori di costruzione della centrale così da poter studiare meglio la faccenda.
Rappresentanti delle comunità mapuche del luogo, come si legge in questo articolo, affermano che l’impresa in questione è italiana, tale SCOTTA Spa., operativa sul territorio mediante la propria filiale cilena e con la collaborazione di alcune imprese affidatarie di lavori in appalto. Il progetto della centrale era stato approvato nell’anno 2010 senza la preventiva presentazione di uno studio d’impatto ambientale, poiché obbligatorio solo per opere ad alto impatto. Ciò che venne e continua ad essere contestato dai cittadini e dalle comunità mapuche di Honopirén è proprio il fatto che l’impatto dichiarato dall’impresa non coinciderebbe con quello reale.

L'importanza del fiume Rio Negro

Fiume rio negro
Il Rio Negro è la principale fonte di approvvigionamento d'acqua potabile per il comune di Hualaihué, nel Cile meridionale. La costruzione di una centrale idroelettrica lo sta mettendo in pericolo.
Foto di @SalvemosRioNegro

Il Rio Negro rappresenta la principale fonte di approvvigionamento d’acqua potabile per il comune di Hualaihué, che rifornisce almeno 6.000 persone. Il sistema di tubi e la sala macchine della centrale causerebbero inoltre una massiccia deforestazione (in parte già avvenuta durante i lavori di dicembre 2019). Venendosi a trovare a pochi chilometri dal Parco Nazionale di Hornopirén la centrale rischierebbe poi di compromettere l’ecosistema e la biodiversità del luogo. L’opera danneggerebbe anche il turismo, importante fonte di guadagno locale, le attività sportive ed educative (molte lezioni su tematiche specifiche si tengono al fiume) nonché il libero godimento della natura da parte delle persone che risiedono in quei luoghi. È importante ricordare inoltre che per i Mapuche gli elementi naturali sono fondamentali e vanno salvaguardati poiché concorrono alla tutela della salute delle persone e al mantenimento dell’equilibrio tra tutti gli esseri viventi.
Oltre alle conseguenze appena elencate le critiche dei cittadini riguardano anche aspetti relativi alla trasparenza e alla correttezza del procedimento amministrativo-burocratico. Innanzitutto è mancata un’informazione pubblica e completa sul progetto; inoltre non sono state consultate né le comunità mapuche, come si sarebbe dovuto in base alla Convenzione sui Popoli Indigeni 169 ILO, né la comunità locale ampiamente intesa. In terzo luogo al momento dell’inizio dei lavori (dicembre 2019) l’impresa non aveva ancora ottenuto i permessi necessari a tale scopo, il che significa che l’abbattimento di alberi nativi per la costruzione della sala macchine risulta illegale. Per non parlare dell’ormai ex governatore della provincia di Palena, all’interno della quale si trovano il comune di Hualaihué e la cittadina di Hornopirén, sul quale la comunità locale sospetta un caso di conflitto di interesse in quanto membri della sua famiglia risultarono proprietari di alcune delle imprese alle quali erano stati appaltati i lavori.
Nel mese di gennaio 2020 il Ministero della Salute ha effettuato una visita sul posto concludendo che l’opera pone a rischio la quantità, la qualità e la continuità del servizio di approvvigionamento dell’acqua potabile mentre la Corporazione Forestale Nazionale multa una delle imprese appaltatrici per l’abbattimento illegale di alberi nativi.
Gli abitanti di Hornopirén dopo l’avviso di sospensione dei lavori annunciato dal governatore, hanno continuato a mobilitarsi in modo compatto, per fare informazione e contrastare la realizzazione della centrale. Sono stati organizzati trekking, eventi per bambini, laboratori, giornate a tema, momenti di educazione ambientale e attività artistiche col fine di diffondere consapevolezza, specialmente tra i più giovani.
L’arrivo della pandemia di COVID-19 ha segnato una fase di stallo, nonostante la comunità locale abbia cercato di mantenere alta l’attenzione sul problema, inviando anche una delegazione al Ministero dell’Ambiente, a Santiago.
Giungiamo così ad ottobre 2020, quando i cittadini di Hornopirén scoprono, ancora una volta per vie traverse, che a giugno l’organismo locale incaricato dello sviluppo urbano, sotto il controllo diretto del Ministerio de Vivienda, (ministero per l’edilizia) ha autorizzato l’impresa a riprendere i lavori. Nonostante il sindaco della provincia di Hualaihué ne fosse a conoscenza, l’amministrazione municipale non aveva provveduto ad informare i cittadini.

Il popolo cileno chiede trasparenza

Difesa del Rio negro
I cittadini chiedono trasparenza istituzionale e maggiori informazioni sul progetto di costruzione di una centrale idroelettrica che metterebbe a rischio l'acqua potabile della zona.
Foto di @SalvemosRioNegro

Il Cile, a partire dalla dittatura di Pinochet ed in particolare dagli anni ’80 del Novecento, ha spesso adeguato le scelte politiche al servizio dell’economia, un’economia basata sulle attività estrattive e lo sfruttamento delle risorse naturali, basata sulla massimizzazione del profitto e con scarsa cura per le sue conseguenze in termini sociali ed ambientali. Scelte che hanno provocato, tra le altre cose, le proteste di massa scoppiate nel 2019 e culminate nel plebiscito di ottobre 2020 che ha visto il popolo cileno optare per la redazione una nuova costituzione.
L’opposizione alla costruzione di una centrale idroelettrica non è il caso isolato di persone che non capiscono o non credono nel progresso materiale e nel miglioramento delle condizioni di vita. È la risposta informata e consapevole contro un sistema che continua incessantemente a svendere e distruggere per continuare a produrre, guadagnare, accumulare. Come ben espresso dai componenti del movimento di resistenza in difesa del Rio Negro l’energia prodotta dalla nuova centrale non servirebbe comunque alla città, la quale è già in grado di soddisfare il suo fabbisogno energetico, ma verrebbe rivenduta altrove.

L'impegno del popolo mapuche a difesa del Rio Negro

Non è un caso che tra i primi attori a scendere in campo ci sia stata la comunità mapuche Kimunpuche. I Mapuche, popolo originario del Cile e dell’Argentina, vivono in stretta armonia con la natura, rispettandola al pari degli altri esseri viventi e mantenendo con essa una relazionalità equivalente a quella dei rapporti umani; la creazione di una relazione equa e condivisa che permette di interagire col mondo in forma diversa rispetto a ciò che ormai è nostra prassi, basata sul pensiero razionale, apre le porte alla sostenibilità non solo ambientale ma anche umana. Offre un’alternativa, non per forza fatta da sacrifici e privazioni, al nostro modo di pensare e concepire il mondo, e con esso noi stessi.
A tal proposito un fattore in gioco in questa storia, che ci interpella direttamente come cittadini europei, è il fatto che spesso i problemi o le difficoltà vissute da persone fisicamente così distanti da noi siano causati (in tutto o in parte) da attori essi stessi europei, quali le imprese. Questa realtà ci chiama a valutare le nostre scelte, i nostri valori, la nostra responsabilità (se mai sentissimo di averla), non per smettere qualsivoglia tipo di attività economica ma per ripensarla e soprattutto ripensare a come pensiamo di instaurare le relazioni che intratteniamo con altri esseri umani, vicini o lontani.
Nel frattempo, la comunità di Hornopirén continua a resistere e a difendere il proprio territorio, il proprio fiume, i propri diritti. Quei diritti che sono anche i nostri e che da tempo diamo per scontati.
 
Le affermazioni da parte della comunità locale di Hornopirén (inclusa la comunità mapuche) sono arrivate tramite testimonianza diretta e reperibili sulla pagina FB dedicata alla protezione del Rio Negro.