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13 Gennaio 2021
Ultima modifica: 13 Gennaio 2021 ore 09:35

Massimo: «Il Covid mi ha mandato all'inferno»

Era tra gli scettici che considerano il Covid una normale influenza. Poi lo ha preso e dall'ospedale dice: «Vaccinatevi».
Massimo: «Il Covid mi ha mandato all'inferno»
Foto di Matteo Santi
Dalle notizie contraddittorie lette su internet si era fatto l'idea che il Coronavirus non fosse poi così pericoloso. La figlia lo aveva passato senza particolari problemi, ma per lui non stato così. «Mi sono ritrovato in un girone dell'inferno».
«Il Covid è poco più di una normale influenza, infetta le persone che hanno già dei problemi. Il vaccino un business per arricchirsi e noi cavie da laboratorio!».
Così diceva Massimo Santi fino a qualche tempo fa. Uno scetticismo che ha colpito molte persone, perché del Covid e dei vaccini si è parlato molto, dicendo di tutto e il contrario di tutto. 
Massimo aveva formato il suo pensiero informandosi sui social, seguendo programmi in radio e TV. Non avendo particolari problemi di salute poi, si era convinto di essere a posto.
Non intendeva nemmeno fare il vaccino, perché a suo parere non serviva. Il vaccino rischiava solo di creargli dei problemi perché non aveva fiducia nella sanità.
Senza preavviso il Covid ha visitato Massimo, ora si trova in ospedale e ha voluto raccontarci senza riserve la sua esperienza.» 

Massimo sei in una stanza di ospedale sigillata, ti stiamo parlando da un citofono fuori dal vetro, cosa ti è successo?
«Domenica 20 dicembre 2020, durante una passeggiata al mare, all'improvviso sono stato colpito da una stanchezza incredibile, non riuscivo più a staccare i piedi da terra per fare un passo. Ho pensato: "Ho preso il Covid ma come è successo a mia figlia a novembre, me la caverò con un po' di febbre". Sono una persona a cui il Signore ha sempre donato generosamente buona salute, non fumo, sono completamente astemio e anche con i miei 62 anni cerco di tenermi in forma, facendo attività fisica per contenere il diabete di tipo 2 ereditato da mia mamma. Ero convinto che il Covid fosse una cosa da poco, poco più di una banale influenza, che capitasse solo agli altri e non a me!»  

Visto che non ti sentivi bene, come ti sei comportato?
«Ho pensato subito a proteggere il resto della famiglia dove vivo a Gambellara di Ravenna e mi sono immediatamente messo in isolamento da mia moglie Silvia e dal resto degli accolti (la nostra è una casa famiglia) in particolare dai più deboli, mia suocera di 90 anni e Luciana di 56 anni con la sindrome di down e ho avvisato il medico. Fortunatamente gli altri di casa stanno tutti bene non li ho contagiati, il distanziamento ha funzionato.»

Come sei finito in ospedale?
«Nei due giorni seguenti sono peggiorato tantissimo, al punto che la saturazione di ossigeno nel sangue era diminuita fino a 90. Non riuscivo più a camminare, muovermi e pensare. Questo virus ti toglie la vita. Chiamata l'ambulanza mi hanno portato al pronto soccorso all'ospedale civile di Ravenna. Era mezzanotte  e mezza di sabato 2 gennaio 2021. Mi sono ritrovato in un girone dell'inferno. Eravamo in 42 persone con Covid conclamato in attesa di un letto per essere ricoverati. Io ero tra i più giovani, gli altri tutti molto anziani ultra ottantenni. A fianco avevo una Signora di 97 anni. Chi urlava, chi si toglieva la flebo, chi il catetere.
Tutti avevano lo sguardo smarrito senza alcun riferimento. Io con l'ossigeno alla bocca, stavo li immobile a guardarli e pensavo: “Guarda com’é la vita; queste persone hanno fatto rinascere l'Italia dopo la guerra, hanno cresciuto la mia generazione, hanno sostenuto i nipoti e ora sono qui senza dignità, senza il conforto di un viso amico.»

Massimo Santi in ospedale
Foto di Massimo Santi


Come valuti l’intervento del personale medico e infermieristico?
«Mi hanno fatto la TAC, che ha evidenziato una bronco polmonite bilaterale. Dopo 18 ore in barella, in mezzo a quella apoteosi, sono stato ricoverato nel reparto infettivi, altri hanno dovuto attendere di più. I medici gli infermieri, gli Oss, hanno lavorato con tutto il loro impegno, con professionalità, senza mai fermarsi, ma noi eravamo troppi.»

Alla luce di questa esperienza cosa pensi del Covid e del vaccino? 
«Questa esperienza mi ha provato duramente fisicamente ma anche moralmente. Vi voglio dire con tutto il cuore: “Non illudetevi di essere immuni al virus, di essere a posto perché non fate assembramento e rispettate le regole”.
Il Covid mi è stato trasmesso dai miei due nipotini più piccoli di 8 e 10 anni che erano completamente asintomatici. Credo che il vaccino concorra al bene comune. Anche la Chiesa con Papa Francesco sta cercando di diffondere il più possibile il messaggio che vaccinarsi è per il bene comune di tutti i credenti e non. Dobbiamo vaccinarci tutti per tutelare in particolare i più piccoli e fragili.»