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8 Marzo 2022

Profughi in fuga verso la Romania

Un sacerdote italiano ha raggiunto il confine ucraino.
Profughi in fuga verso la Romania
Foto di Don Federico Pedrana
L'accoglienza è calorosa ma non riesce a fermare le lacrime delle madri, costrette a lasciare i propri figli a combattere. Come aiutare.
Per raggiungere Siret, cittadina della Romania da meno di 10.000 abitanti, da Bucarest, ci vogliono circa 7 ore. A 500 chilometri dalla capitale rumena inizia la guerra. Don Federico Pedrana, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII, il 6 marzo li ha percorsi in fretta, per la seconda volta in pochi giorni, su richiesta dell'organizzazione spagnola Fdp. Andava a recuperare una decina di profughi in fuga. Al suo arrivo, dagli altoparlanti del Mandachi hotel una voce ha annunciato il suo arrivo: «Ci sono posti liberi per Bucarest». E così sulla via della salvezza si sono trovate a piangere il proprio dolore, strette gomito a gomito: 2 mamme in viaggio con 4 bambini; una coppia con due figli e la madre incinta; una donna sola.

Quest'ultima, 56 anni, era l'unica a parlare italiano, avendo lavorato in Italia come badante. E proprio al bel Paese era diretta. Durante il viaggio ha raccontato a don Federico la sua storia: «I miei figli, di 26 e di 33 anni, sono rimasti a combattere in Ucraina, in una località tenuta segreta anche a me per paura delle intercettazioni russe. Uno di loro è rientrato apposta dalla Polonia per arruolarsi».

Al confine rumeno Don Federico Pedrana ha potuto constatare il grande calore con cui i rumeni accolgono i profughi in fuga:
«Dormono in un grande salone con file di materassi disposti sul pavimento, ma l'ambiente è molto pulito con volontari molto ben organizzati che provvedono ad ogni necessità. C'è un bancone con il buffet; da un'altra parte alcune associazioni della cittadina hanno allestito degli sportelli di informazioni, autogestiti, dove spiegano il da farsi per richiedere lo status di rifugiato».

Racconta il sacerdote italiano ( anche per sostenere il suo impegno l'associazione di Don Benzi ha attivato un sito web dedicato all'emergenza Ucraina ): «All'inizio i profughi arrivavano in automobile, ma ora arrivano a piedi dall'entroterra ucraino, nonostante il freddo e la neve. La benzina non si trova. Sul confine chi non ha i documenti in regola può pagare qualche mazzetta o rivolgersi a improvvisati trafficanti che lo fanno attraversare».