Topic:
2 Giugno 2019

Servono giornalisti, non eroi

Nella 53a giornata delle Comunicazioni Sociali pubblichiamo l'intervista ad un giornalista cattolico di frontiera, tratta dal numero di maggio/giugno del bimestrale Sempre
Servono giornalisti, non eroi
Foto di Ansa/Filippo Attili/US
Una professione delicata chiamata a resistere ai poteri forti
Il fenomeno delle minacce ai giornalisti richiede un’attenzione globale, e mette in luce un problema fondamentale, quello della libertà dell’informazione nel nostro Paese. Quattro colleghi sono stati uccisi nel 2018 in Europa; più di 200 in Italia sono i giornalisti che vivono sotto scorta o protetti dallo Stato per quello che hanno scritto. Eppure c’è una risposta semplice ai gravi attacchi alla stampa che ci sono da oltre 30 anni in Italia.

(nella foto: il Presidente del Consiglio Conte a Palermo commemora le vittime della strage di Capaci, 23 maggio 2019)
 
Io da 5 anni vivo sotto scorta, e la preoccupazione per la mia incolumità e per la perdita della libertà fisica è ovvia. Eppure ho preservato la libertà più importante, quella del pensiero, della parola, del fare il mio dovere. 
 
Serve un impegno quotidiano da parte di ognuno; diffondiamo un modello di ordinarietà delle persone qualunque, evitiamo di passare ai giovani il messaggio che lavorare bene sia un’opzione riservata solo ad alcuni, agli eroi, quando invece è per tutti; siamo in un’Italia che ha bisogno soprattuto di normalità. 
 
Ci sono giornalisti che resistono al fenomeno tutto italiano delle querele temerarie (denunce per diffamazione sporte solo per intimidire) e al bavaglio, anche a costo dell'incolumità personale o addirittura della vita, e non sono eroi. La stragrande maggioranza dei colleghi fa bene il proprio dovere, è libera e mostra libertà. Consumano la suola delle scarpe, sono liberi da qualsiasi potere: politico, finanziario, giudiziario.  
 
E ci sono giornalisti che lavorano male, che diventano penne in mano alle mafie, che disinformano con titoli del tipo “bastardi islamici”, lasciando gli italiani in balia dei fatti che ogni giorno accadono. Chi si accontenta di inseguire il comunicato stampa delle aziende o dei potenti non sta facendo giornalismo, non si dica giornalista. Il giornalista che non fa il proprio dovere non permette ai cittadini di vedere quello che accade, di compiere delle scelte. 
 
Noi giornalisti abbiamo una responsabilità enorme. C’è stato il caso di una collega de Il Foglio che ha denunciato di aver subito una grave intimidazione, in violazione della libertà di espressione e di stampa, da parte di autorità cinesi. Il nostro ruolo è quello di rispondere con forza, raccontando al mondo e agli italiani quanto la Cina sia indietro rispetto al tema dei diritti umani. Facciamo bene il nostro mestiere, denunciamo questo, e altri, fatti gravissimi ed inaccettabili.