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19 Ottobre 2021

Yemen. Petroliera abbandonata. Imminente il disastro ecologico

Una nave carica di petrolio, abbandonata nel 2017 nel mar Rosso, rischia di rompersi e far fuoriuscire milioni di tonnellate di petrolio. A rischio l'intero comparto della pesca yemenita e 8 milioni di persone.
Yemen. Petroliera abbandonata.  Imminente il disastro ecologico
Foto di Satellite Image 2020 Maxar Technologies
Perché non si agisce in fretta? E perché si è aspettato così tanto tempo? Purtroppo in Yemen l'instabilità politica è un ostacolo.
C’è una petroliera abbandonata nel 2017 che sta marcendo nel Mar Rosso e sta minacciando la vita 8 milioni di persone. Queste persone abitano in Yemen, un territorio già martoriato da guerre e carestie, e che ora rischia di veder compromesso l’accesso all’acqua corrente e di assistere alla morte del proprio stock ittico di riferimento.
 
Dal momento in cui la fuoriuscita - causata dal deterioramento dello scafo - diventerà realtà, il disastro per lo Yemen si concretizzerà in appena tre settimane. La nave, che si sta deteriorando a vista d’occhio, contiene quattro volte la quantità di petrolio rilasciata nell’incidente della Exxon Valdez nel Golfo dell'Alaska nel 1989.
Se non verrà controllata, la fuoriuscita di petrolio in mare causerà un caos ambientale che coinvolgerà non solo lo Yemen ma anche Arabia Saudita, Eritrea e Gibuti.

L’instabilità politica fa da ostacolo

Perché non si agisce in fretta? E perché si è aspettato così tanto tempo? Purtroppo in Yemen l’instabilità politica è un ostacolo. I negoziati per definire come e quando scaricare gli 1,1 milioni di barili di greggio che si stima siano ancora a bordo della FSO Safer - questo il nome della nave - sono iniziati, ma le parti in causa non hanno raggiunto un accordo.
I colloqui tra ribelli Houthi, il governo dello Yemen riconosciuto dall'ONU e l'ONU stessa sono falliti: i funzionari delle Nazioni unite, riporta The Guardian, non sono riusciti a ottenere delle garanzie per mantenere in buono stato la nave, che ora è supervisionato da un equipaggio di appena sette persone.
Tra le altre cose, l'ONU ha chiesto agli Houthi il permesso di ispezionare la nave, ma gli Houthi vogliono che la nave venga anche riparata: un'operazione che richiede denaro che l'ONU non ha a disposizione.

I numeri del disastro annunciato

I numeri di questo disastro sono stati diffusi dalla rivista Nature Sustainability: il modello di calcolo ha dimostrato che la fuoriuscita potrebbe portare alla chiusura dei porti del Mar Rosso di Hodeidah e Salif entro due settimane, minacciando il rifornimento di 200 mila tonnellate di carburante per lo Yemen, l'equivalente del 38% del fabbisogno nazionale di carburante.
È probabile che i prezzi del carburante aumentino fino all'80% e le pompe smetteranno di portare acqua corrente a 8 milioni di yemeniti. Ben 2 milioni perderanno l'accesso all'acqua se gli impianti di desalinizzazione nella regione saranno inquinati.
Sebbene si preveda che metà del petrolio evapori in mare entro 24 ore dalla fuoriuscita, il resto raggiungerà la costa occidentale dello Yemen e i porti più a sud in sole tre settimane.

Tutte le attività di pesca chiuderanno

Da 5 a 8 milioni avranno bisogno di soccorso, mentre, nel peggiore degli scenari, il 100% delle attività di pesca dovranno cessare entro tre settimane. Anche le barriere coralline,  studiate per la loro resistenza unica al riscaldamento dell'acqua di mare, sarebbero minacciate per sempre.
Infine, se venissero avviate operazioni di bonifica, queste devieranno il traffico marittimo globale e le spedizioni subiranno ritardi. Infatti, nello stretto di Bab el-Mandeb, largo 29 km nel suo punto più stretto, passa il 10% del commercio marittimo mondiale.
Monitorare la situazione yemenita - non solo monitorare ma soprattutto agire - è quindi nell’interesse di tutti. Da un punto di vista commerciale, certo, ma anche da quello ambientale.