Topic:
23 Ottobre 2022

Vangelo di domenica 23 ottobre: «Pietà di me peccatore»

Chiedo al Signore che ci faccia un dono: quello di arrivare a capire e piangere per tutto l'orgoglio in cui abbiamo vissuto.
Vangelo di domenica 23 ottobre: «Pietà di me peccatore»
Foto di Jametlene Reskp
Vangelo della XXX domenica del Tempo Ordinario - Anno C: meditiamolo insieme grazie al commento di don Oreste Benzi
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». 
Dal Vangelo di Luca (Lc 18, 9-14) 

Commento al Vangelo del 23 ottobre 2022
(XXX Domenica del Tempo Ordinario- Anno C) 

I farisei (separati da tutto ciò che non è puro), per il fatto che osservavano rigorosamente alla lettera la Legge, si autodefinivano giusti e disprezzavano gli altri. Gesù parla loro con una parabola, figura che esprime le idee non con le parole ma con l’immagine.
I protagonisti sono un fariseo e un pubblicano, una persona che prendeva in appalto dai Romani, dominatori della Palestina, la riscossione delle tasse. Il fariseo si mise in mostra e cominciò a dire a Dio la sua giustizia: digiunare due volte alla settimana, il lunedì e il giovedì (non si beveva neanche l’acqua), pagare la decima, non solo quelle sancite dalla Legge ma anche quelle dei vegetali quali la menta e la ruta. Questi ringraziava Dio perché non era come gli altri che erano peccatori. Il pubblicano invece supplicava battendosi il petto: «O Dio, abbi pietà di me, peccatore». Il pubblicano ottenne la salvezza perché credeva che fosse dono di Dio; il fariseo invece non l’ottenne perché credeva di meritarla.
Io chiedo al Signore che ci faccia un dono, quello di arrivare a capire e piangere per tutto l’orgoglio in cui abbiamo vissuto, per le cattiverie, per l’indifferenza vissuta. Allora in quel giorno vedremo che solo la misericordia di Dio ci potrà salvare; capiremo e grideremo: «Ecco, Signore, fammi compiere la missione che tu mi hai dato!». La vita si misura con l’intensità dell’amore.

Leggi le letture e le meditazioni di ogni giorno su Pane Quotidiano