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5 Dicembre 2020

Non chiamateci solo donne

Il governo dell'Afghanistan recentemente ha deciso che i nomi delle donne saranno inseriti sulle carte d'identità dei figli.
Non chiamateci solo donne
Foto di Amber Clay
I nomi delle donne in Afghanistan non compaiono sui documenti, non sono riportati sulle lapidi dei cimiteri, sulle partecipazioni ai matrimoni o sulle prescrizioni mediche. Ma qualcosa sta cambiando.

In questa tormentata fine 2020 la speranza di un mondo più equo per le donne non passa solo da Kamala Harris, prima vicepresidentessa degli Stati Uniti. Finalmente infatti le donne afghane Hanno diritto ad un nome sui documenti.
Quando negli anni '90 i talebani erano al potere in Afghanistan, le donne erano relegate ai margini della società, private di ogni diritto, dell'istruzione e della loro stessa identità. Oggi la situazione femminile nel Paese ha fatto dei passi avanti, ma i nomi sono rimasti un tabù. I nomi delle donne non vengono menzionati, non compaiono nei documenti e spesso non sono riportati nemmeno nelle lapidi dei cimiteri, sulle partecipazioni ai matrimoni o sulle prescrizioni mediche. Vengono usati degli pseudonimi: “la mia capretta”, “la madre dei miei figli” o “la mia parte debole”.
La speranza del cambiamento è nata 3 anni fa, con la campagna #WhereIsMyName, nata da un gruppo di attiviste per i diritti civili che erano stanche di essere definite solamente come la "moglie di", "la figlia di".
Il governo del presidente Ashraf Ghani ha deciso di inserire i nomi delle donne afghane sulle carte di identità dei figli. Un passo avanti significativo per riconoscere un’identità negata.