Circa 800 organizzazioni della società civile europee si sono mobilitate con la campagna Stop Rearm Europe. Anche in Italia si può aderire e inviare una lettera ai parlamentari europei. La Comunità Papa Giovanni XXIII si è mobilitata a sostegno della campagna
Da mesi, all’interno dell’Unione europea si sta discutendo un pacchetto di misure che rischia di cambiare profondamente la direzione politica e culturale del continente. Si tratta dell’iniziativa conosciuta originariamente come
“ReArm Europe”, poi rinominata dalla Commissione
“Readiness 2030”: un piano che prevede un forte aumento degli investimenti militari europei, fino a mobilitare centinaia di miliardi di euro per le capacità di difesa, coinvolgendo fondi comunitari, capitale privato e misure fiscali favorevoli all’industria bellica.
Un progetto che tanta parte della società civile considera non solo sbilanciato, ma
pericoloso per l’impianto stesso dell’Unione, poiché rischia di
spostare risorse enormi dalla coesione sociale, dalla cooperazione allo sviluppo, dalla transizione ecologica e dalle politiche di welfare verso un modello di sicurezza centrato quasi esclusivamente sulle armi.
Di fronte a questa prospettiva è nata l’iniziativa
Stop Rearm Europe, una vasta coalizione che unisce oltre 800 organizzazioni della società civile europea: reti pacifiste, associazioni, movimenti, sindacati e gruppi di advocacy. Una mobilitazione che chiede ai parlamentari europei di opporsi all’aumento delle spese militari e di impegnarsi invece per una sicurezza che metta al centro le persone, i diritti, il clima e la giustizia sociale.
Come aderire all'appello in Italia
L’appello, diffuso anche in Italia attraverso il sito www.stoprearmitalia.it, invita i cittadini a firmare e a inviare ai deputati europei una lettera chiara e diretta. Il messaggio è semplice: non destinare altri fondi all’industria bellica, ma orientare le politiche dell’Unione verso la pace, la prevenzione dei conflitti, la cooperazione internazionale e la cura delle fragilità.
Questo momento cruciale per l’iniziativa è legato al
voto sul bilancio europeo del 2026, che si terrà il prossimo 26 novembre. Se venisse approvato nella versione attuale, l’effetto concreto sarebbe un rafforzamento permanente
del portafoglio difensivo europeo, con una crescita strutturale delle spese per gli armamenti nei prossimi anni.
Per questo si chiede ai parlamentari UE di opporsi a tali aumenti e di spostare risorse “dalla guerra alla pace”: non solo per bloccare il riarmo, ma per promuovere una sicurezza autentica, centrata sui bisogni umani più che sulle capacità belliche.
L'adesione della Comunità Papa Giovanni XXIII
Anche
la Comunità Papa Giovanni XXIII aderisce a questa iniziativa: la pace non si costruisce con più armi, ma con più giustizia e fraternità. Lavorando accanto agli ultimi e condividendo la vita con chi vive situazioni di violenza, povertà o abbandono, la Comunità sostiene una visione di sicurezza che non è fatta di confini militarizzati, ma di relazioni, diritti, opportunità e accoglienza. Da tempo promuove inoltre
l’istituzione di un Ministero della Pace, in Italia e in ogni Paese, e di un
Commissario europeo per la Pace (
www.ministerodellapace.org),
figure che possano dare voce, anche nelle istituzioni, alla nonviolenza come stile della politica e ridare dignità alla cultura della pace.
Continuare a credere che la pace sia un’opera possibile richiede scelte politiche coraggiose e una partecipazione attiva dei cittadini
. Anche per questo l’iniziativa Stop Rearm Europe rappresenta un’occasione preziosa per ribadire, insieme a tante realtà europee, che il futuro non può essere costruito sul riarmo, ma sull’impegno quotidiano per la fraternità e la cura reciproca.