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29 Luglio 2022

Chi deciderà il destino del piccolo Archie?

Dopo 3 mesi di coma la corte d'appello di Londra ha dato l'ordine di staccare la spina, ma i genitori si oppongono.
Chi deciderà il destino del piccolo Archie?
Londra. Il giovane Archie Battersbee è stato trovato in gravi condizioni in casa sua con un laccio attorno al collo. Si ipotizza che il ragazzo abbia partecipato ad una pericolosa sfida di TikTok. I genitori sono sicuri che si risveglierà, i giudici dicono che è inutile continuare le cure.

Era il 7 aprile quando il dodicenne inglese Archie Battersbee è stato trovato dalla madre a casa con un laccio attorno al collo. La madre afferma che è possibile che Archie possa aver partecipato ad una spaventosa sfida online chiamata “blackout challenge”, che consiste  nello stringersi attorno al collo una cintura, una sciarpa o un laccio per testare la propria resistenza.

È stato portato repentinamente in ospedale dove i medici hanno trovato gravi danni al cervello.
Sono ormai 3 mesi che è in coma senza segnali di miglioramento.
I medici del Royal London Hospital, dove è ricoverato, dicono che una diagnosi irreversibile delle cellule cerebrali è altamente probabile e che quindi mantenerlo in vita con ventilazione assistita sarebbe inutile.

La sentenza dei giudici

Sulla base della diagnosi dei medici dell'istituto, i giudici della corte d'appello di Londra sono giunti alla conclusione che il meglio per il ragazzo sia staccare la spina. Il giudice scrive infatti nella sua decisione che «continuare il trattamento per il mantenimento vitale per Archie non sarebbe legittimo, nemmeno per un periodo di giorni o settimane».

La battaglia dei genitori per Archie

La madre del ragazzo, Hollie Dance, ritiene scorretta la decisione dei giudici, affermando che Archie ha sempre creduto in Dio e non avrebbe mai accettato questa decisione. Entrambi i genitori vogliono che se Archie dovesse morire, dovrebbe essere una morte naturale in un momento «chosen by God» ovvero «deciso da Dio».
Ma la mamma di Archie nutre una speranza che il figlio si svegli, affermando che una volta il ragazzo ha provato anche a stringerle la mano, nonostante lo staff medico non abbia notato alcun segno di vita durante il coma. Hollie ha comunque deciso di lottare per questa causa fino alla fine, con l'appoggio di numerosi sostenitori prolife.

Il New York Times riporta che Edward Devereoux, avvocato dei genitori di Archie, ha detto in una mail che Archie sarebbe stato mantenuto in vita artificialmente fino almeno alle 14.00 del 28 luglio e che i genitori avrebbero potuto prolungare il termine. L'avvocato aggiunge anche che i genitori stanno considerando di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell'uomo e che sarebbero tornati dal giudice con la testimonianza che Archie avrebbe provato a respirare, prova dell'accaduto sarebbe la ripresa di una telecamera.
Lo stesso giornale riporta anche  la dichiarazione di Andrew McFarlane, presidente della  Family Division of the High Court of England and Wales che ha affermato: «La continuazione del trattamento per il mantenimento di vita artificiale non è più la soluzione migliore per questo ragazzo moribondo» e afferma che Archie è ormai poche settimane vicino alla morte.

Lunedì 25 luglio il padre di Archie, Paul Battersbee, si è sentito male fuori dall'aula della corte ed è stato portato via con un'ambulanza. Potrebbe aver avuto un attacco di cuore.
Proprio a causa del malore che aveva colto il padre del ragazzo gli avvocati della famiglia avevano chiesto un rinvio della sentenza, rinvio che però non è stato accolto. Quello che sappiamo è che è stato concesso invece un ulteriore rinvio al distacco della ventilazione artificiale al piccolo Archie  fino al 28 luglio alle 14.00 al solo scopo di fare un appello alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Questa rimane l'ultima occasione sulla quale però non si pone molta speranza, dato che questo organismo in passato ha già negato richieste analoghe.

Questo caso ha fatto riflettere sulla complessa questione di chi dovrebbe prendere decisioni sul fine vita dei bambini. Infatti in Inghilterra sono emerse altre storie di bambini a cui è stata tolta la vita in ospedale contro la volontà dei genitori.