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11 Gennaio 2024
Ultima modifica: 22 Gennaio 2024 ore 15:02

Chiara Griffini, la psicologa che difende dagli abusi: nominata consultore dal Papa

La Chiesa sempre più attenta nella protezione dei minori nomina Chiara Griffini tra i consultori del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Anche chi ha scelto la vita consacrata, come anche quella di coppia, ha bisogno di aiuto.
Chiara Griffini, la psicologa che difende dagli abusi: nominata consultore dal Papa
Nel percorso di "smaschilizzazione" della Chiesa la visione femminile è sempre più presa in considerazione. La nomina di Chiara Griffini è il riconoscimento del suo impegno con i piccoli, i fragili vittime di ingiustizie, di cui da molti anni si prende cura, per far sì che ogni voce non vada perduta.

Chiara Griffini, psicologa, psicoterapeuta lodigiana membro del Consiglio di Presidenza del Servizio nazionale per la Tutela dei minori e adulti vulnerabili della Conferenza episcopale italiana, è stata scelta da papa Francesco tra i nuovi dieci consultori per il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, di cui la metà sono donne.
Questa nomina segna un altro passo in avanti verso la “smaschilizzazione” della Chiesa voluta da papa Francesco che tiene in grande considerazione il contributo femminile. 

Il suo impegno nel mondo dell’educazione è nato fin da giovane con esperienze significative nell'Azione Cattolica, il movimento studentesco della diocesi di Lodi e poi nazionale. Lavora attivamente nella tutela dei minori e le persone vulnerabili per la diocesi di Piacenza. E poi il percorso nella Comunità Papa Giovanni XXIII come responsabile di una Casa di accoglienza a Piacenza dal 2005 al 2018, del servizio educazione formazione, seguendo il Progetto europeo Safe- Educare e Accogliere in Ambienti sicuri dal 2019 al 2021
La sua formazione l’ha portata a diventare psicologa forense, terapeuta di coppia, ma anche formatrice e autrice di pubblicazioni. È consacrata nella Comunità fondata da don Oreste Benzi. Nata il 2 febbraio - giorno in cui si celebra la giornata della vita consacrata – scherzosamente i suoi amici la definiscono “una predestinata”. È «appassionata di montagna, di tutto ciò che parla di relazioni e crea legami» scrive di sé sul profilo di X (il nuovo twitter).
Recentemente è stata selezionata tra trenta psicologi e psicoterapeuti alla Procura della Repubblica nel Tribunale per i minori di Milano per partecipare alle audizioni protette dei minori che denunciano abusi e maltrattamenti: «Un impegno importante a difesa dei piccoli perché favorisce l’emersione del problema - dice -, il più grande dramma che possa capitare nella vita di una persona, perché lascia tracce profonde».
Oltre ad un master nel settore della psicologia giuridica sul tema della separazione e dell'affidamento dei minori, ha conseguito un master in
Psicologia della Vita Consacrata presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum a Roma nel 2015. Dal 2016 è perito ex officio in ambito Canonico prima presso il Tribunale Ecclesiastico Lombardo e adesso Emiliano per le dichiarazioni di nullità matrimoniali.
 

Che effetto ti fa essere stata scelta dal Papa come consultore?

«La prima parola che ho nel cuore è gratitudine. Ogni chiamata chiede riconoscenza verso chi ti chiama e quel sano timore dettato della responsabilità che ti è affidata. Sarà un'esperienza che arricchirà ulteriormente il mio bagaglio nella cattolicità intesa come universalità della Chiesa, perché nei Dicasteri vaticani passa la vita della Chiesa di tutto il mondo.»
 

Quale sarà il tuo ruolo?

«Sarò consultata sulla tematica specifica della tutela dei minori, degli adulti vulnerabili che ha caratterizzato negli ultimi anni il mio impegno nella Comunità Papa Giovanni XXIII e ora nella Chiesa.»

Da dove ti nasce questa particolare sensibilità nei confronti delle persone più fragili, più deboli, più vulnerabili?

«Dalla mia esperienza di condivisione con mamme con bambini, donne vittime di violenza, tratta. Nella condivisione senti che chi è povero è sempre una vittima di qualcuno o di qualcosa o di una relazione che si è degenerata o di un’ingiustizia. Nella condivisione, come diceva don Oreste Benzi, ci si salva insieme, in quel dare, ricevere e ricambiare. Io sto dando quello che ho ricevuto; nella lotta per la giustizia non ci sono mai bocce perse nella vita.»

Perché tutelare?

«L'etimologia della parola stessa tutelare, significa osservare, guardare ed è strettamente connessa all’azione educativa. Non si tratta  solo di  contrastare il male, ma prima di tutto proteggere e promuovere al massimo il bene dei piccoli, delle persone vulnerabili. In questo modo proteggiamo anche noi che ci prendiamo cura di loro e l'intero contesto nel quale l’azione educativa viene portata avanti.»

Chiara Griffini prende i voti dalle mani di don Oreste Benzi l'8 dicembre 2006.

Psicologa, Psicoterapeuta e consacrata. Come sei arrivata a questa particolare scelta di vita?

«Ho capito che il Signore non chiedeva solo il mio tempo, ma tutta me stessa. Nel corso degli anni sono stata chiamata a svolgere diversi servizi all'interno della Chiesa italiana e ora anche all'interno della Chiesa universale. Leggo queste esperienze come un compimento della chiamata del Signore verso di me, consapevole del fatto che "abbiamo un tesoro in vasi di creta", come dice San Paolo. Frase che ho scelto quando ho pronunciato per la prima volta la promessa evangelica nelle mani di Don Oreste Benzi nel dicembre 2006»

Ogni scelta va curata

In base alla tua esperienza di psicologa che opera nell’ambito delle cause di nullità matrimoniali, perché le coppie si rivolgono al tribunale ecclesiastico?

«Chiedono alla Chiesa di riconoscere che il sacramento che hanno celebrato non è stato solo un fallimento. Alla luce del proprio cammino di fede vogliono iniziare un nuovo percorso e pronunciare nuovamente il loro sì in Chiesa davanti a Dio e ai fratelli.»

 Psicoterapeuta anche di seminaristi, persone consacrate a Dio. Una scelta complessa nel mondo di oggi.

«È un aspetto molto importante la cura del proprio sì, la cura della dimensione affettiva, delle motivazioni che sostengono la scelta di celibato e di verginità, le quali rendono possibile il fine di ogni uomo che è la generatività.»
 

Quali sono i problemi che ti trovi ad affrontare in questo tipo di contesto?

«Sono crisi che attraversano sia coloro che hanno fatto una scelta di vita consacrata che quella di coppia, che può manifestarsi in diversi momenti della vita. Ad esempio, intorno ai 50 anni si possono vivere crisi esistenziali importanti. Per questo è necessario essere sostenuti non solo nella fedeltà alla scelta iniziale, ma nella cura della propria umanità. Rispetto al celibato e alla verginità non possiamo dimenticare che, soprattutto per gli uomini, il celibato rappresenta un sacrificio importante nella rinuncia della genitalità come via di espressione della propria sessualità.»

E per la donna?

«È il tema del sacrificio, inteso come il non poter generare biologicamente.»
 

E nella coppia?

«Le coppie possono andare in crisi non solo nei primi anni di vita insieme, ma anche durante l’adolescenza del figlio o a causa di cambiamenti. Nel caso dei sacerdoti può essere la complessità della vita pastorale, la responsabilità legale o il passaggio da una comunità parrocchiale all'altra che comporta lasciare qualcosa e iniziare qualcos’altro. In certe fasi della vita si può vivere tutto ciò come un vero e proprio tempo di lutto.»  

Pedopornografia e sfruttamento dei minori on line. Si può parlare di una vera e propria emergenza?

«È un’emergenza, ma in realtà è un problema cronico, strettamente legato ad un’altra emergenza quella educativa. È necessario adottare misure radicali per salvaguardare l’accesso dei minori a questo tipo di materiale, come punire coloro che condividono e producono materiale di questo genere.»

Di che crisi educativa stiamo parlando?

«Della mancata educazione ad uno sguardo buono, alla sacralità del rispetto, al senso del confine non come minaccia ma come risorsa dinamica. L’isolamento causato dalla pandemia ha accentuato disagi già presenti nel rapporto tra le diverse generazioni. Abbiamo affidato ai nostri figli l'accesso alla rete senza prepararli alla potenza di questo strumento, che non significa proibirla. È venuta meno la consapevolezza nella nostra società di due parole importanti: rischio e protezione.»

«L’abuso è un esercizio di potere nei confronti di chi ti è affidato»

La Chiesa negli anni è sempre di più attenta al tema dell'abuso sui minori. Cosa ha messo in atto per riconoscere possibili abusanti?

«Più che riconoscere l’abusante in sé dobbiamo creare un contesto informato, capace di cogliere i segnali precoci di possibili abusi e mettere in atto tutte le precauzioni necessarie affinché tali situazioni non si verifichino. Ci sono tutta una serie di comportamenti spia precedenti che andrebbero intercettati.»

Quali ad esempio?

«L’abuso di potere nei confronti di chi ti è affidato, in cui alcuni soggetti sfruttano la propria posizione di superiorità nei confronti dei minori, mentre hanno una relazione insufficiente con persone della loro generazione. L’altro aspetto riguarda la tendenza a creare dei rapporti esclusivi con i minori di cui si prendono cura, isolandoli dal resto del contesto, facendoli sentire privilegiati e importanti in una relazione esclusiva ed escludente con i loro pari.»

8 dicembre 2006. Nella foto è con don Oreste e l'allora vescovo di Piacenza, Mons. Luciano Monari durante la promessa evanglica.

Nel tuo percorso hai incontrato anche don Oreste Benzi

«Conoscevo don Oreste perché i miei parenti fanno parte della Comunità Papa Giovanni. L’incontro personale con lui l’ho avuto nel 2000 a Rimini dove avevo accompagnato i giovani dell’Azione Cattolica di Lodi. Lo stavamo aspettando in teatro per un momento di festa quando mi venne incontro e senza conoscermi mi disse: “Perché non ti dai al Signore?”. Queste parole mi sono rimaste dentro. Successivamente ho vissuto il periodo di verifica vocazionale nel 2004 e mi sono consacrata l’8 dicembre del 2006.»
 

«Sto sperimentando sempre di più, quanto sia prezioso cercare di far vibrare quotidianamente la parola di Dio nella mia vita»

Cosa ti ha lasciato?

«Anche se non ho avuto molte occasioni di incontrarlo in vita (ndr Don Oreste è morto il 2 novembre 2007) sento molto la sua presenza attraverso i suoi commenti in “Pane Quotidiano” (ndr Il libretto tascabile di Sempre editore con le letture del giorno meditate da don Oreste Benzi) frasi e riflessioni quotidiane alla Parola di Dio. In particolare, il 16 dicembre arrivata la notizia della mia nomina, ripensando a quanto scritto nel commento di PQ del giorno prima, che riguardava la disponibilità a non guardare dove si va, ma a Lui che ti chiama, l’ho letto come una profezia.»  
 

Tu aiuti gli altri nei momenti di crisi. Ma chi aiuta te?

«Il cammino della comunità stessa offre già un grande sostegno: il nucleo in cui viviamo la dimensione della fraternità, il padre spirituale. E infine le tante amicizie che ho coltivato nella Chiesa e nei diversi contesti sempre pronti ad aiutarmi. Fondamentale, però, è non essere autoreferenziali, ma saper chiedere consiglio a persone fidate, o supervisori competenti per quanto riguarda l'ambito professionale. Come dice un proverbio africano: “Se vuoi andare veloce cammina da solo. Se vuoi andare lontano cammina con gli altri”.»

Com’è il tuo rapporto con Dio?

«Per me è centrale il rapporto con la parola di Dio che prende forma nella nostra vita quotidiana. Il valore dell’Eucarestia, i momenti di silenzio e riflessione. Le competenze professionali contano, ma sto sperimentando sempre di più, quanto sia prezioso cercare di far vibrare quotidianamente la parola di Dio nella mia vita.»

Che ruolo può avere effettivamente la visione femminile all'interno di questo grande apparato che è la Chiesa?

«Nella mia esperienza nella Conferenza Episcopale Italiana ho lavorato da sola, come unica donna, con vescovi e sacerdoti. Mi sono sentita riconosciuta non solo accolta come donna, ma soprattutto per la sensibilità che portavo. Per me il tema della donna non può essere affrontato solo in termini di ruoli all’interno della Chiesa, ma deve riguardare anche l’importanza di dare un nuovo senso alla presenza femminile. Se riconosciamo le differenze di cui la femminilità è portatrice, allora c’è spazio per tutti. Ciò che conta è la capacità di dialogo e di integrazione rispettando e promuovendo l'incontro tra le nostre diversità.»