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20 Aprile 2020

Dalla peste nera al coronavirus. I microbi sono senza frontiere

L'errore commesso nel ventesimo secolo è stato di credere che l'era delle pestilenze fosse finita.
Dalla peste nera al coronavirus. I microbi sono senza frontiere
Foto di Orna Wachman
Le pandemie hanno un impatto sulle vicende dei popoli comparabile a quello di rivoluzioni, delle guerre e delle crisi economiche.
La guerra fra uomini e microbi va avanti dalla notte dei tempi, anche se più volte l’uomo si è illuso di averla vinta. L’errore commesso nel ventesimo secolo è stato di credere che l’era delle pestilenze fosse finita e che saremmo entrati in un’epoca post-infettiva, dominata da malattie non contagiose come quelle legate all’invecchiamento. 
L’insetticida DDT prometteva di sconfiggere la malaria, che ancora oggi nel mondo uccide un bambino ogni 2 minuti. Per sgominare i batteri sono arrivati gli antibiotici, la cui efficacia oggi è messa a rischio dal fenomeno della resistenza. I vaccini hanno salvato milioni di vite, ma il vaiolo è l’unica malattia che sia stata eradicata, a causa dell’inefficienza delle politiche sanitarie nelle aree meno fortunate del mondo. E nuove malattie possono evolvere, emergendo da ospiti animali, proprio come hanno fatto il nuovo coronavirus ed Ebola. Purtroppo le pandemie (dal greco “pan-demos” che significa tutta la popolazione) hanno un impatto sulle vicende dei popoli comparabile a quello di rivoluzioni, delle guerre e delle crisi economiche.

Le pandemie che hanno segnato la storia

La peste nera del 1300 è forse una delle pandemie più famose della storia. Partita dalla Cina si diffuse in tutta Europa causando in 6 anni la morte di un terzo della popolazione del continente. Responsabile della peste nera fu un batterio che si trasmette dai ratti agli uomini per mezzo delle pulci.
La pandemia del 1918-1919 (influenza spagnola), causata dal virus dell’influenza A H1N1, colpì un terzo della popolazione mondiale causando oltre 25 milioni di decessi: quasi la metà dei morti furono giovani adulti di 20-40 anni. Iniziò nell’agosto del 1918 in tre diversi luoghi: Francia, Stati Uniti e Sierra Leone. Sparì dopo 18 mesi. All’influenza fu dato il nome di “spagnola” perché la sua esistenza fu riportata dapprima soltanto dai giornali spagnoli: la Spagna non era coinvolta nella prima guerra mondiale e la sua stampa non era soggetta alla censura di guerra. 
L’influenza asiatica da ceppo H2N2, fu rilevata per la prima volta in Cina nel febbraio del 1957, raggiunse gli Stati Uniti nel giugno dello stesso anno e il numero stimato di morti fu di oltre 70mila. Le morti si verificarono soprattutto nelle persone affette da malattie croniche. Grazie al vaccino fu possibile contenere la malattia.

La pandemia da coronavirus

L’11 marzo 2020 l’OMS ha dichiarato pandemia la malattia da coronavirus. L’epidemia di COVID-19 (Corona Virus Desease cioè malattia da coronavirus) è iniziata nel dicembre 2019 a Wuhan in Cina e grazie alla globalizzazione si è rapidamente diffusa in tutto il mondo.

Il 9 gennaio 2020 l’agente causale è stato identificato come un nuovo coronavirus denominato SARS-CoV-2. I coronavirus sono virus a RNA comuni in molte specie animali, come cammelli e pipistrelli, che possono, seppur raramente, modificarsi e infettare l’uomo. Il commercio di animali selvatici a uso alimentare, come avviene in Cina, o la deforestazione possono aver facilitato il salto di specie dall’animale all’uomo.

Dagli anni ‘70 ad oggi abbiamo scoperto quasi ogni anno di avere un nuovo nemico, tra cui HIV, epatite C, ebola, Sars, zika, aviaria ed è ormai chiaro che non vivremo mai in un Eden privo di germi. Quindi è importante la collaborazione internazionale perché i microbi non conoscono frontiere, come pure lo sforzo da parte di tutte le nazioni per garantire migliori standard di vita anche a chi abita lontano da noi perché la salute degli altri è anche la nostra salute.