Quarantaquattro anni fa, il palcoscenico italiano accoglieva per la prima volta "Forza Venite Gente", un musical destinato a diventare un cult, un vero e proprio fenomeno di costume. Con le sue musiche coinvolgenti, i testi evocativi e una narrazione delicata ma potente, lo spettacolo ha saputo raccontare la vita e il messaggio di San Francesco d'Assisi con una forza e una delicatezza ineguagliabili. Un successo intramontabile, che ha attraversato generazioni, continuando a toccare il cuore di milioni di spettatori. Ancora oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, "Forza Venite Gente" rivive con una nuova produzione che ne mantiene intatta la magia e l'attualità.
Tra le voci che stanno dando nuova vita a Forza Venite Gente, spicca in modo particolare quella di Francesco interpretato da Michelangelo Nari,. Nato a Finale Ligure, in provincia di Savona, nel 1982, Nari è un artista poliedrico la cui passione per il canto è nata da un'illuminazione. Da lì un lungo percorso fatto di studi, tentativi, concorsi, audizioni, provini: una strada che ancora oggi è in divenire e che Nari non cambierebbe per nulla al mondo.
Giovane talento che si è imposto all'attenzione del pubblico e della critica grazie alla sua interpretazione autentica e profondamente sentita del poverello d'Assisi. Non si tratta solo di una performance vocale impeccabile, ma di un'immersione totale nel personaggio, che restituisce al Santo una profondità, una sensibilità e una modernità sorprendenti. Michelangelo, con la sua esperienza che spazia dal canto lirico alla musica moderna, e la sua capacità di veicolare emozioni, ha saputo infondere nuova linfa in un ruolo così iconico.
«È stato proprio un colpo di fulmine, sì. C’è una data precisa, come quando incontri il primo amore: il 25 febbraio del ’99. Avevo 16 anni e sentii una canzone – “Belle”, dalla versione francese di “Notre Dame de Paris” – e provai proprio una fitta alla bocca dello stomaco. Mi dissi: “Quanto sarebbe bello riuscire a trasmettere ad altre persone la stessa sensazione che ho avuto e che ho in questo momento”. Perciò, ho cominciato a studiare canto. Ho fatto varie esperienze, un po’ in Italia e un po’ all’estero, sempre inseguendo la passione per la musica e il desiderio di comunicare emozioni attraverso la mia voce.
E poi sono arrivato al mondo del musical dove principalmente lavoro. Forza Venite Gente è arrivato nel 2022: sono entrato nel secondo anno della tournée, ho interpretato per due anni il Diavolo e poi quest'anno c'è stata la santificazione a Francesco.»
«Forza Venite Gente è uno spettacolo storico, parte della tradizione italiana, come “Aggiungi un posto a tavola”. Sono quelle commedie musicali del passato che restano con noi, nella nostra storia e questo lo vediamo in ogni replica: il pubblico canta, recita, partecipa. Quando è uscito il bando per questo spettacolo era bello e ambizioso farne parte. Ho accettato il ruolo di Francesco; mentre interpretavo il Diavolo ho avuto modo di osservare la figura di Francesco dall’esterno. Ed è una figura molto bella, al di là di quella che è la figura religiosa in sé. Al di là del credo, non si può non riconoscere il grandissimo valore umano e morale di questa persona. Ho cercato quindi di dare un’interpretazione molto umana, sorridente e fiduciosa.»
«Quando si parla di un santo si tende un po' a voler essere “il santo”: quello sempre buono, sempre perfetto, sempre “pulito” in tutto. Francesco, invece, aveva anche delle zone d'ombra. Bisognava renderlo il più umano possibile, con i suoi punti di forza, le sue fragilità, le sue paure. Rispetto a chi mi ha preceduto, come Michele Paulicelli per tantissimi anni e Stefano Di Lauro che l'ha fatto fino all'anno scorso, io ho dato la mia versione, quella di Francesco che cerca la gioia ovunque.»
«Perché è il mio modo di essere di essere: sorridente e ottimista. Di fronte a “sorella morte” piango, certo, perché c'è la paura, ma anche desiderio di capire cosa c'è oltre. Perciò ho provato a dare una mia impronta personale a questo personaggio per portare la gioia.»
«Io, in realtà, non ho mai conosciuto mio padre naturale, quindi non ho potuto fare una traslazione attoriale diretta. Tuttavia, il conflitto generazionale tra Francesco e Bernardone è molto moderno: pensiamo a un genitore che sogna per il figlio lo stesso futuro, come un avvocato che vuole lasciare lo studio al figlio. Bernardone era un mercante che voleva per Francesco un futuro da cavaliere. Io vengo da una famiglia di insegnanti: nessuno era nella musica e, quando ho detto che volevo fare il cantante, non mi hanno mai ostacolato, ma c’era comunque la paura per qualcosa che non conoscevano.»
«Simpaticamente, quando mia madre era incinta, lui si è dato alla macchia, quindi non l’ho mai conosciuto.»
«Assolutamente sì, ognuno deve trovare la propria strada. Più lotti per una strada, più quella strada diventa tua, e le dai più valore. Se tutto è semplice, forse è meno importante.»
Foto di Forza Venite Gente
«Banalmente significa tifare per il bene. Siamo costantemente messi alla prova, abbiamo tutti dei demoni. Francesco aveva il diavolo tentatore, interpretato da Michele Perrotta, che rispetto a me è molto più imponente fisicamente, può fare paura, ma il diavolo di Francesco è un po’ grottesco e, pur essendogli nemico, ne riconosce il valore. Tutti dobbiamo fare i conti con i nostri demoni. La santità di Francesco sta nel non lasciarsi indebolire da questi demoni, ma nel trarre da loro la forza per perseguire il proprio obiettivo. Siamo tutti potenzialmente santi quando cerchiamo di portare avanti la nostra strada, senza nuocere agli altri e facendo del bene nel nostro piccolo.»
«Sintonia. Può essere interpretato in vari modi. Anche nel nostro musical, nella prima scena, c’è una sorta di corteggiamento di Francesco verso Chiara. Ma Francesco diventa per lei un modello, un'ispirazione, un qualcosa da seguire. Sono anime affini. A volte si parla delle anime gemelle, ma non necessariamente l’anima gemella è il nostro partner, ma qualcuno con cui condividiamo un valore.»
«Ad affidarmi molto, perché Francesco si affida al bene, si affida al Signore e va contro tutto e tutti pur di fare quello che si è prefissato. Prima di debuttare siamo anche andati ad Assisi, a visitare la tomba di Francesco. In quel momento ho quasi parlato con lui: facendo il diavolo non sapevo se avrei continuato o meno, ma gli ho detto: “Io ho raccontato la tua storia, ci ho provato, se devo continuare sono pronto, altrimenti sono pronto a fare altro. Credo che ci siano dei segnali che ci arrivano: bisogna anche essere bravi ad accoglierli e seguirli.»
«La sua potenza estrema nella semplicità. È la dimostrazione che non servono grandi parole, o mezzi fantastici per arrivare alle persone perché la verità arriva. Francesco era diretto, immediato, molto più rigido e severo di quanto si pensi, sia con se stesso che con gli altri, proprio per questa immediatezza e questa potenza nel dire la cose più semplici.»
«Noi facciamo questo lavoro per donare un'emozione. Ho iniziato a cantare perché ho sentito una cosa qui, alla bocca dello stomaco ed è stato doloroso, ma bellissimo. Spero che qualcuno esca dallo spettacolo con quella stessa sensazione: vuol dire che siamo riusciti a fare il nostro lavoro e siamo riusciti a dare qualcosa di nostro.»
«“Laudato si’, mi’ Signore con tutte le tue creature...” È il brano che chiude lo spettacolo dopo la morte di Francesco, ed è anche quello più famoso. In quel momento c'è un rapporto diretto col pubblico: la quarta parete si abbatte, guardo le persone negli occhi, battiamo le mani insieme. È il momento di maggiore comunione.»
«Proprio perché Francesco è una figura che prescinde dal credo, così potente, così umana e vera, può insegnare qualcosa a tutti. È uno spettacolo che fa parte della nostra storia, della tradizione italiana della commedia musicale: è davvero bello.»
«Arrivare alle essenzialità delle cose. Siamo bombardati da stimoli dai social, da tante altre cose inutili. A volte rischiamo di perdere il contatto con noi stessi e Francesco ci insegna che, se ci fermiamo un attimo in silenzio e ci ascoltiamo, la verità arriva.»
«Grazie. Lo voglio ringraziare perché mi sono affidato, mi ha lasciato raccontare la sua storia e cerco di farlo al meglio. Spero di poter continuare a farlo.»
«Sicuramente continuare con questo spettacolo. Poi ci sono altri musical che sto ancora portando in scena e che vorrei continuare a fare. Della stessa produzione c'è "Caino e Abele", che è la storia del bene e del mare nella storia dell'uomo di Toni Cucchiara. Sono in scena anche con Shrek con un'altra produzione. Sono corista per Amedeo Minghi. Insomma ci sono tanti progetti, ma continuare a raccontare questa storia è l'obiettivo numero uno».