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7 Febbraio 2020

Prostituzione, a Verona nuovo modello di intervento

Presentati i primi risultati del progetto "Passo dopo passo verso la libertà" in favore delle vittime di tratta.
Prostituzione, a Verona nuovo modello di intervento
Foto di Emanuele Zamboni
Una rete di associazioni e cooperative, con il sostegno di quattro vescovi, offre un percorso di supporto e autonomia a giovani donne sottratte al racket della prostituzione
Evelin è rimasta orfana quando era ancora una ragazzina. Aveva solo 15 anni quando è stata agganciata dai trafficanti di esseri umani con la promessa di un lavoro in Europa. Ha dovuto affrontare un durissimo viaggio di quasi 5.000 Km, attraversando il deserto, passando per il Niger e la Libia, per poi intraprendere la traversata in barcone verso l’Italia con la prospettiva di essere successivamente trasferita in Nord Europa. 
Arrivata a Reggio Calabria, ha trovato la forza di chiedere aiuto ed è stata accolta in una casa di prima accoglienza, dove ha affrontato un percorso di alfabetizzazione (era completamente analfabeta) e di acquisizione delle regole principali della convivenza. Grazie alla successiva accoglienza in una famiglia ha scoperto quelle normali relazioni con ragazzine della sua età che le erano state finora negate. Ora vive a Verona, ha iniziato un percorso lavorativo, ha attorno a sé una rete di supporto che la sta accompagnando verso l’autonomia.
È lei una delle giovani donne coinvolte nel progetto “Passo dopo passo verso la libertà”, presentato ieri a Verona in una conferenza stampa indetta dalla Comunità Papa Giovanni XXIII durante la quale sono stati illustrati i primi risultati di quello che potrebbe diventare un nuovo modello di intervento. 
Conferenza stampa a Verona
Un momento della conferenza stampa a Verona durante la presentazione del progetto Passo dopo Passo
Foto di Alessio Zamboni

Un intervento di rete per le vittime di tratta

«Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che la fa diventare tale – ha detto, citando don Oreste Benzi, la giornalista di Sempre Nicoletta Pasqualini che ha condotto l’incontro –. Rompendo le barriere del pregiudizio ed andando ad incontrare queste donne, scopriamo che non c’è solo una persona a farle diventare prostitute, anzi prostituite, ma una intera filiera dello sfruttamento, che parte dal loro villaggio di origine, le accompagna  lungo il terribile viaggio che devono affrontare, e prosegue qui in Italia dove continuano a subire ogni sorta di violenza e condizionamento». Per contrastare questo insieme di elementi che creano la condizione di sfruttamento, ha aggiunto, «non basta un solo intervento ma serve un’altra filiera, che possiamo chiamare filiera della liberazione
E per metterla in piedi non basta un solo soggetto, occorre unire risorse e competenze.


 

«L’idea di questo progetto è nata grazie alla collaborazione che si è venuta a creare organizzando la veglia di preghiera che si svolge l’8 febbraio di ogni anno qui a Verona in occasione della “Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta" indetta da Papa Francesco – ha spiegato Ugo Ceron, responsabile Apg23 per la zona Veneto Ovest –. Anche se il nostro intervento in favore di queste donne vittime di tratta parte da molto lontano dato che da oltre venti anni la nostra comunità organizza una unità di strada di volontari che vanno ogni settimana ad incontrare queste ragazze. Ed è proprio per offrire loro una alternativa, soprattutto nei casi più difficili, che è nato questo progetto.»
Una veglia di preghiera, quella che si svolge l’8 febbraio di ogni anno in memoria di santa Bakhita, che punta a chiedere l’aiuto di Dio ma anche a risvegliare le coscienze, a non restare indifferenti. E così è avvenuto.
«La cooperativa Progetto Quid, fondata da Anna Fiscale, ha dato la disponibilità a svolgere alcuni stage per vittime di tratta, con la prospettiva di trasformarli poi in contratti di apprendistato» ha spiegato Giorgio Malaspina, coordinatore nazionale della Campagna antitratta “Questo è il mio corpo”. Servivano però anche alloggi a Verona dove queste donne, alcune con figli, potessero vivere in sicurezza e raggiungere agevolmente il luogo di lavoro. E qui è entrata in gioco l’Opera Famiglia Canossiana, che ha garantito non solo una situazione abitativa ma anche un supporto relazionale, al quale ha contribuito anche una assistente sociale della Nigerian Women Association.
Un progetto di rete che necessita anche di un supporto economico, almeno nella fase iniziale. E a questo hanno pensato il Patriarca di Venezia e i vescovi di Bolzano, Trento e Verona. 
I protagonisti del progetto Passo dopo Passo presentato a Verona in occasione della Giornata internazionale di preghiera contro la tratta di essere umani. Da sinistra: Giorgio Malaspina, resp. nazionale della Campagna "Questo è il mio corpo", Michele Righetti dell'Opera famiglia canossiana "Nuova Primavera", Ugo Ceron, resp. della zona Veneto Ovest per la Comunità papa Giovanni XXIII, Mons. Giuseppe Zenti, vescovo di Verona, Anna Fiscale, presidente della cooperativa Quid, Vittorio Zanon, assistente sociale del comune di Verona.
Foto di Adriana Vallisari

«Alla Chiesa stanno a cuore tutte le persone, specialmente quelle più umiliate – ha detto il vescovo di Verona Giuseppe Zenti – e interessa cambiare la cultura dell’uso e dell’abuso delle persone che è alla base di questo fenomeno. È diffusa l'dea che se ho i soldi posso comperare tutto. Manca un’etica che non è solo cristiana ma prima di tutto umana. Sono valori civili, sui quali tutta l’umanità deve essere impegnata. La Chiesa cerca solo di smuovere le coscienze.»

Fenomeno su strada in calo ma molte minorenni

«Verona è una delle città del Veneto che ha una delle maggiori presenze del fenomeno prostitutivo – ha detto Vittorio Zanon, assistente sociale del Comune di Verona –. I numeri sono leggermente diminuiti rispetto a due anni fa: nel 2017 avevamo avuto un picco di 157 presenze rilevate, ultimamente ci si attesta su una cinquantina di persone presenti nella stessa sera. Tra esse ci sono però molte minorenni. Per quanto riguarda la nazionalità, resta prevalente quella nigeriana.»
Il calo numerico può essere attribuito alla diminuzione degli arrivi in Italia con i cosiddetti "barconi", ha spiegato, ma questo non significa che il fenomeno stia scomparendo: «Non emerge da queste rilevazioni il fenomeno della prostituzione al chiuso e tramite internet». 
Un'area di sfruttamento più difficile da monitorare, e proprio per questo le vittime sono ancora più vulnerabili.

Le vittime di tratta coinvolte nel progetto “Passo dopo passo verso la libertà”

Il progetto “Passo dopo passo” avrà una durata di due anni. Il primo, sperimentale, è stato avviato nell’aprile del 2019 e si concluderà nell’aprile del 2020 e con l’obiettivo di mettere a punto le strategie di intervento affinché possa proseguire e ampliarsi negli anni.
I primi risultati sono incoraggianti.
Quattro le giovani donne finora coinvolte, tra i 18 e i 29 anni. Tutte provengono da situazioni di deprivazione e sfruttamento. Una di loro è stata costretta a prostituirsi fino al settimo mese di gravidanza, quando ha deciso di scappare e chiedere aiuto, riuscendo così a portare a termine la gravidanza e a salvare il suo bambino. 
Un’altra aveva trovato un rifugio illusorio nella relazione con un uomo dal quale ha avuto un figlio ma che poi si è rivelato a sua volta una persona violenta, tanto da finire in carcere.
Per le terribili storie vissute, queste giovani donne necessitano spesso di un supporto psicologico e di un lungo percorso di sostegno non solo materiale ma anche relazionale. 

I primi risultati del progetto “Passo dopo passo verso la libertà”

Tutte e quattro le donne sono state inserite nel progetto “Crisalis” della Cooperativa Sociale Quid con uno stage che le ha viste coinvolte fino al mese di luglio del 2019, allo scadere del quale sono stati attivati dei contratti di apprendistato.
Per tutte inoltre è stata trovata una soluzione abitativa in Verona, che consente di accedere agevolmente al luogo di lavoro.
È stata inoltre assicurata una rete di supporto personale e familiare, soprattutto per le mamme con bambini.
«Non si tratta infatti di un progetto assistenziale – sottolineano i volontari – ma di un supporto temporaneo in vista dell’autonomia anche economica.» Per questo il lavoro è un elemento determinante, come pure la casa. E su questo aspetto evidenziano un problema: «Una difficoltà che si sta riscontrando è il reperimento in Verona di alloggi in affitto, per i canoni elevati ma soprattutto per una forte diffidenza ad affittare a donne straniere.» Per questo si stanno valutando anche soluzioni di co-housing strutturate e appartamenti fuori città purché siano comodi ai mezzi di trasporto. 

I segni delle violenze sulle donne

I volontari non nascondono che vi siano delle difficoltà nel portare avanti il percorso, legate soprattutto al fatto che queste giovani donne provengono da situazioni di violenza non solo fisica ma anche psichica, che lasciano il segno. E questo rende ancora più evidente la necessità di promuovere anche in Italia una normativa che contrasti il fenomeno sul versante della domanda: «Non per criminalizzare i clienti – spiega Malaspina – ma per renderli consapevoli del fatto che sono loro ad alimentare questo sfruttamento, finanziando il racket e esercitando una violenza nei confronti di queste donne che ha delle conseguenze».
Per questo invita ad aderire alla Campagna “Questo è il mio corpo” che punta ad introdurre anche in Italia il cosiddetto “modello nordico”, l’unico a livello europeo che sta dando risultati concreti nel ridurre questo sfruttamento e cambiare la mentalità dell’abuso.

I vescovi antitratta del Triveneto

Il progetto "Passo dopo passo verso la libertà" verrà presentato Sabato 8 febbraio alla Veglia di preghiera e riflessione "Insieme contro la tratta" che si terrà a Verona - Tempio Votivo, alle ore 20,30.
Saranno presenti il patriarca di Venezia Francesco Moraglia e i vescovi di Verona Giuseppe Zenti, Belluno-Feltre Renato Marangoni, Adria-Rovigo Pierantonio Pavanello, in rappresentanza di tutti i vescovi del Triveneto.
Sono previste testimonianze di vittime di tratta e dei volontari che vanno ad incontrarle sulla strada.
L'evento sarà trasmesso in diretta da Telepace a partire dalle ore 20,20.