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4 Febbraio 2023

Spreco alimentare? No, grazie

5 febbraio. Giornata nazionale prevenzione dello spreco alimentare
Spreco alimentare? No, grazie
Foto di Filmbetrachter da Pixabay
Durante il lockdown siamo stati più bravi. I nuovi dati ci dicono che gettiamo in media 595,3 grammi pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg annui.

La riduzione dello spreco alimentare era stata una delle conquiste più significative del lockdown. Esattamente un anno fa lo aveva confermato il report 2021 di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability (su rilevazione Ipsos riferita al 2020): lo spreco di cibo era diminuito sensibilmente rispetto agli anni precedenti. Un trend positivo che non è durato a lungo, perché nel 2022 le cose si prospettano diverse.
In controtendenza con l’ultimo biennio, infatti, risale la freccia dello spreco alimentare domestico, come attesta il Rapporto “Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International (riferito al 2021) e diffuso in occasione del 5 febbraio, in cui ricorre la nona Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos.

Quanto costa lo spreco alimentare

I nuovi dati ci dicono che gettiamo in media 595,3 grammi pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg annui: circa il 15% in più del 2021 (529 grammi settimanali). Il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ci rende probabilmente meno attenti nella gestione e fruizione del cibo: un dato che si accentua a sud (+ 18% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+ 12% rispetto alla media italiana).
Lo spreco di cibo comporta una spesa di 7,37 miliardi di euro: una cifra vertiginosa, ovvero il doppio di quanto ha stanziato il Governo per sostenere il contrasto al caro energia, e corrisponde allo sperpero annuale di 1.866.000 tonnellate di cibo, solo nelle nostre
case. 
Se poi includiamo anche lo spreco alimentare di filiera - produzione, distribuzione e commercio – che arriviamo a uno spreco nazionale di cibo che supera i 10 miliardi di euro, il valore dell’investimento dell’ultima manovra per le infrastrutture italiane. 

Quali sono i cibi più sprecati e perché

L’indagine 2022 Waste Watcher spiega che nella hit degli alimenti più spesso sprecati svetta la frutta fresca (27%), seguita da cipolle aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%). 
Ma perché sprechiamo così tanto nelle nostre case? Un italiano su due ammette di scordare spesso il cibo acquistato, il 46% sostiene che il cibo a casa deperisce in fretta. Un italiano su tre confessa di calcolare male le quantità di cibo che servono in casa, ma anche di essere preoccupato di non avere abbastanza cibo a casa, quindi di esagerare negli acquisti. I dati Waste Watcher dimostrano quindi che ci sono ampi margini di miglioramento nelle fasi di acquisto e gestione del cibo, nell’ottica di prevenire lo sperpero domestico degli alimenti. 

Quali soluzioni per ridurre lo spreco di cibo

Per contrastare il fenomeno le famiglie italiane chiedono innanzitutto di potenziare l‘educazione alimentare, a partire dai banchi di scuola. Una richiesta che da anni è al top dei provvedimenti invocati dagli italiani: anche nel 2022, ben 9 su 10 ritengono che questa misura sia la più utile per arginare lo spreco del cibo.
Quattro italiani su 5, invece, chiedono di migliorare le indicazioni sulle etichette, il 72% prospetta confezioni più piccole, e cresce la percentuale di chi immagina di applicare tassazioni sulla base di una sorta di "sprecometro". 
A livello di acquisto, le strategie messe in atto per la prevenzione dello spreco vedono in testa la programmazione di spese più frequenti per alimenti freschi, una modalità che adottano 4 italiani su 6 (41%), mentre il 36% sceglie di organizzare la distribuzione del cibo nel frigo e nella dispensa per data di scadenza e 1 italiano su 3 (34%) si presenta al supermercato con la lista della spesa. 
Infine, in chiave di consumo, l’86% degli italiani previene lo spreco partendo dal cibo più deperibile, e valutando le quantità prima di cucinare. E l’85% testa personalmente gli alimenti scaduti da poco, prima di gettare il cibo.

Coinvolgere tutti gli attori della filiera

«Ogni anno nel mondo si sprecano mediamente quasi 74 chili di cibo a testa, più del peso medio di una persona», dice Maurizio Martina, Vice Direttore Generale FAO. «A livello mondiale, il totale degli sprechi alimentari è uguale a quello di 23 milioni di camion da 40 tonnellate a pieno carico che, allineati insieme, possono fare il giro della terra per ben sette volte. Quasi 1,4 miliardi di ettari di superficie agricola mondiale vengono usati per produrre cibo che poi non viene utilizzato. Tutto questo, mentre oltre 800 milioni di persone vivono nell’emergenza alimentare. Sono numeri impressionanti che devono farci riflettere ma soprattutto spingerci a reagire».
«L’Italia, malgrado un rialzo del 15% nello spreco alimentare pro capite, resta il Paese più virtuoso a livello mondiale: eppure non basta», dichiara Vanna Gava, sottosegretario alla Transizione ecologica. «È il mio convincimento, ma anche l’opinione di 8 italiani su 10, che valutano immorale lo spreco del cibo: uno sperpero che implica anche lo spreco di risorse idriche ed energetiche, e il consumo di suolo. Dobbiamo puntare allo spreco zero, coinvolgendo tutti gli attori della filiera: dal Governo alle Amministrazioni locali, dalle associazioni di cittadini alle imprese».