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30 Aprile 2024
Ultima modifica: 30 Aprile 2024 ore 09:49

Armi: Europa + 64% in dieci anni. Apg23: serve un Commissario per la pace

Secondo il rapporto SIPRI, il 2023 è stato un anno record per le spese militari. Gli USA restano leader ma cresce il ruolo dell'Europa.
Armi: Europa + 64% in dieci anni. Apg23: serve un Commissario per la pace
Foto di Joel Santos
L'Europa investe sulle armi. C'è chi spinge perché diventi una nuova superpotenza militare. Ma sarebbe tradire la propria storia, che ha visto Stati da secoli nemici trasformarsi in alleati, ed è così (non con l'equilibrio militare) che si è ottenuta la pace. Ma durerà?
I dati diffusi un paio di settimane fa dall'Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (SIPRI) evidenziano una spesa militare mondiale aumentata del 6,8% nel 2023: si tratta del più ripido incremento annuale dal 2009.
Il record storico di 2.443 miliardi di dollari (il 2023 si classifica, infatti, come l’anno dell’aumento record della spesa militare nel mondo), è specchio di scelte politiche da parte dei principali governi mondiali.
«Il mondo è attraversato da un crescente numero di conflitti che lentamente trasformano quella che ho più volte definito terza guerra mondiale a pezzi in un vero e proprio conflitto globale», denuncia Papa Francesco, mentre i dati della ricerca SIPRI dimostrano con evidenza la dimensione epocale degli aumenti decisi dai Governi a vantaggio dei propri eserciti.
Ad influire su questa esponenziale crescita sono la guerra in corso in Ucraina e l'escalation delle tensioni in Asia, Oceania e Medio Oriente, che coinvolgono indirettamente i grandi del mondo, attraverso le forniture militari all’Ucraina dai Paesi europei e dagli Stati Uniti, che sono coinvolti con gli aiuti anche in Israele. Ad esempio, l'aiuto militare all'Ucraina da parte degli USA nel 2023 è quantificato in 25,4 miliardi di dollari, la più grande somma di aiuti militari concessa all'Ucraina da qualsiasi Paese quell'anno.

Stati Uniti al primo posto per spese militari

Non a caso, restano gli USA gli apri fila delle potenze in campo, seguiti dalla Cina: la portata della loro spesa militare rappresenta metà della spesa globale, di cui la parte restante è coperta dalla Nato (ma gli USA restano di gran lunga il maggior finanziatore militare al mondo, investendo 3,1 volte in più per le spese militari rispetto alla Cina).
Al centro dell’attenzione, per il coinvolgimento diretto nel conflitto, la Russia, della quale però SIPRI dichiara di possedere dati incerti, a causa della scarsa trasparenza delle autorità finanziarie a partire dall’invasione dell’Ucraina nel 2022. In ogni caso, l’indagine stima (o come meglio chiarisce, sottostima proprio per la mancanza di informazioni) una spesa militare equivalente al 5,9% del PIL e al 16% della spesa governativa totale. Un balzo enorme, voluto da Putin, del +24% per un totale di 109 miliardi di dollari, comunque i livelli più alti registrati dalla Russia dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica, che posiziona la Russia come terzo Stato al mondo per investimenti militari. 
Di conseguenza, anche l’Ucraina ha visto un esponenziale aumento: nel 2023 si è posizionata ottava, contando una crescita del 51% in spesa militare, pari a 64,8 miliardi di dollari.

Europa: + 64% sulle spese militari in dieci anni 

Complessivamente, a livello di Unione Europea, nel 2023 si sono spesi quasi 295,2 miliardi di euro: un aumento del 16% rispetto al 2022, ma del 64% rispetto al 2014. Gli europei coprono il 28% della spesa dei 31 Paesi della Nato, che ammonta a 1.260 miliardi (55% del totale mondiale).
In questo panorama, l’Italia inverte la tendenza, ma le prospettive per il 2024 non lasciano sperare di mantenere questa linea (anche perché, dal 2014 si registra comunque un aumento del 31%, pari all’1,6% del Pil). Il SIPRI evidenzia, infatti, un calo del 5,9% nella spesa militare italiana 2023 (unica nella Nato, insieme a Grecia e Romania) che le stime per l’anno in corso, tratte dai Bilanci ufficiali dello Stato, abbandonano, a favore di un balzo come quello in corso in tutto il mondo: circa 28,1 miliardi di euro, con un aumento di oltre 1400 milioni.

Rete Italiana Pace e Disarmo: «ONU rilanci il disarmo»

Rete Italiana Pace e Disarmo, attiva in campagne a favore della nonviolenza, afferma: «La società civile di tutto il mondo non intende arrendersi alla prospettiva minacciosa di un mondo incapace di vivere in pace e pronto invece ad aumentare a dismisura le risorse dedicate alla preparazione delle guerre. Chiediamo sforzi reali per il disarmo globale, per fermare il commercio di armi e per cessare le spedizioni di armi ai Paesi in conflitto. È tempo che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si impegni a definire una data e una struttura definitive per una quarta sessione speciale sul disarmo, considerando che l’ultima sessione risale a 36 anni fa e che gli Stati hanno trascurato la loro responsabilità e il loro dovere di perseguire il disarmo attraverso il quadro delle Nazioni Unite».

Comunità Papa Giovanni XXIII: urgente un Commissario europeo per la pace

In vista delle elezioni europee che si terranno l'8 e il 9 giugno, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha elaborato un documento di proposte politiche titolato L'Europa in cui crediamo e lo sta presentando in questo periodo ai vari candidati e gruppi politici. Tra i punti chiave anche un ruolo importante dell'UE a livello internazionale, con come nuova superpotenza militare, ma, al contrario, come organizzazione in grado di promuovere una "pace positiva", dotandosi di infrastrutture che consentano di sviluppare in maniera efficace il multilateralismo e la solidarietà internazionale. In particolare l'associazione di don Benzi chiede all'Europa di «istituire un Commissario europeo per la pace» e di «raccomandare che ogni stato membro istituisca un Ministero della Pace nazionale».
L'Unione Europea è la dimostrazione storica di come Stati che per secoli si sono combattutti in maniera feroce, arrivando a scatenare due guerre mondiali, possano trasformarsi da nemici ad alleati nella costruzione del bene comune per i vari popoli che rappresentano. È su questa base che l'Europa può svolgere un ruolo specifico e credibile sulla scena internazionale, anziché rincorrere un ruolo militare che rischia di inoltrare il mondo lungo una strada senza vie d'uscita.