Topic:
24 Febbraio 2024

Ucraina: due anni di guerra e nessuna soluzione

Il punto di vista di chi ha scelto di stare dalla parte delle vittime
Ucraina: due anni di guerra e nessuna soluzione
Foto di Miguel A. Lopes
Due anni di guerra in Ucraina hanno mostrato l'impotenza delle istituzioni internazionali e il valore della solidarietà umana nel mezzo del conflitto.
Due anni di guerra in Ucraina e nessuna prospettiva di soluzione in vista. Continuano i bombardamenti dell'esercito russo, continuano a morire soldati e civili. Nel frattempo è esplosa la guerra a Gaza, c'è meno attenzione. Vacilla, forse, l'illusione una vita tranquilla in occidente mentre ci sono guerre nel resto del mondo.
Dalla guerra in Siria (2011) tutte le guerre arrivano anche da noi, sotto forma di profughi che cercano salvezza, di instabilità politica, di aumento dei prezzi delle materie prime, costringendoci ad armarci maggiormente o cercare alternative alla guerra.

Fin dall’inizio della guerra in Ucraina abbiamo vissuto, insieme a chi fuggiva dai bombardamenti, prima a Leopoli e Odessa, poi nei rifugi sotterranei di Mykolaïv; ora sul fronte a Kherson.
Da questa vita con le persone, che rispondono alla guerra con la solidarietà e si fanno coraggio vivendo insieme, sono nate le parole e la musica di questa canzone.
 

Tre semplici considerazioni, nate dalla mia esperienza in questi due anni nei rifugi antiaerei in Ucraina, a fianco di chi la guerra la paga veramente.

  
Il crollo: non esistono più istituzioni internazionali (o se esistono sono impotenti e inutili). L'ONU e l'UE sono state create dopo guerre mondiali perché non si ripetessero altre guerre, ma oggettivamente non impediscono la guerra, non sanno pensare alternative, non possono o vogliono prevenire lo scoppio del conflitto armato. Sono lontanissime dalla vita di chi soffre, una distanza mortale.
  
Il punto di vista: non siamo stati spettatori a distanza della guerra, ma vicini giorno per giorno a quelli che sono dalla parte sbagliata delle bombe, dei proiettili o dei droni. Questo modo di entrare nelle situazioni, senza guadagnarci nulla se non in umanità, è la porta stretta per passare dall'altra parte del buio. L'Europa, se mai ci sarà, sarà fatta dalle persone che si avvicinano, vincendo la paura, interessate a capire la storia di questi esseri umani come noi, che si spendono per la guarigione di società impregnate di violenza e militarismo.
  
Il nuovo: siamo in un momento di buio. Vogliamo dormire e fingere che quel che succede non ci riguardi, oppure vegliare e credere nell'aurora che tornerà? È una domanda vera, non retorica. Le persone che sottoterra o sul fronte in Ucraina affrontano il giorno contente di essere ancora vive hanno molto da insegnare: l'amore per la vita, rispondere alla violenza con la vita insieme, con la solidarietà, spaccandosi la schiena per aiutare chi ha ancora meno. Vedo questa solidarietà silenziosa anche in tanti europei ed italiani che a testa bassa continuano a portare cibo, a voler bene, a tenere i contatti, a spendersi senza proclami.
  

 «O sei impegnato a nascere o sei impegnato a morire», mi ricorda il vecchio Bob Dylan.

Vale per noi, per i gruppi di cui siamo parte, per il nostro paese, per le istituzioni.