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12 Luglio 2019
Ultima modifica: 23 Marzo 2022 ore 16:20

Vangelo di domenica 14 luglio: «Amerai il Signore, tuo Dio»

Per amare non serve altro che scegliere di amare perché chi ama non vede mai le difficoltà. Le incontra certamente, come tutti, ma non si ferma a quelle perché vede un'altra realtà che va oltre.
Vangelo di domenica 14 luglio: «Amerai il Signore, tuo Dio»
Foto di Oscar Baffoni
Meditiamo insieme il vangelo della domenica grazie al commento e alle meditazioni di don Oreste Benzi
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così». 
 
Dal vangelo di Luca 10, 25-37

Commento al Vangelo della Domenica

«Chi ama non vede mai le difficoltà»

Il sacerdote e il levita avevano trasformato la legge di Dio in una legge umana, inosservabile per i più perché impossibile senza l’amore. Erano degli specialisti della legge e avevano perduto il senso che la legge era parola di Dio, che chiedeva un dialogo. Se avessero sentito che era Dio che parlava loro in quel momento, avrebbero dovuto fermarsi e aiutare l’uomo mezzo morto. Il samaritano che non era entrato in quella logica di una legge astratta, ma era rimasto nel significato profondo della parola, si chiese: «Ma chi è che lo ha ridotto così?»; si rispose: «Io l’ho ridotto così» e allora scese nel fosso. Il sacerdote non lo fece perché doveva andare ad aprire la porta del tempio e se si sporcava col sangue non poteva celebrare la liturgia del tempio. Lo stesso il levita. Il samaritano invece disse: «Io sono colpevole e me lo carico sulle spalle!». 
Per amare non serve altro che scegliere di amare perché chi ama non vede mai le difficoltà. Le incontra certamente, come tutti, ma non si ferma a quelle perché vede un’altra realtà che va oltre. Smettiamo di calcolare quanto dobbiamo amare, decidiamo di amare e basta! 
 
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