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25 Gennaio 2020

Vangelo di domenica 2 febbraio

Chi si lascia possedere dall'amore di Dio, entra nella gioia della vita: la gioia di vedere la vita intorno a sé, la gioia di dare la vita!
Vangelo di domenica 2 febbraio
Foto di Sonyachny
Vangelo della domenica: meditiamolo insieme grazie al commento di don Oreste Benzi
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Dal Vangelo di Luca (Lc 2, 22-40)  

Commento al Vangelo di domenica 2 febbraio 2020 (Lc 2, 22-40)

Simeone capisce subito che quel bambino sarà decisivo per tutti: «Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione». L’incontro con questo bambino non lascerà nessuno neutrale; sarà accolto o rifiutato. Se accolto, sarà salvezza, se rifiutato sarà rovina. Anche Maria ha un posto unico e decisivo nella dinamica dell’accettazione e del rifiuto. È coinvolta. Lei non oppone resistenza, non si tira indietro.
Non vi meravigliate se chi segue Cristo è un piccolo gregge, non vi meravigliate! Con questo non voglio dire che ci si debba rassegnare perché tutto il mondo è chiamato ad essere gregge di Cristo, ma finché l'uomo sarà su questa terra ci sarà sempre chi rifiuta, chi accetta a metà; c'è chi accetta anche al 30%, chi al 60%, chi al 90%, chi al 100%; però la redenzione passa attraverso chi si lascia possedere totalmente da Cristo.
Chi si lascia possedere dall’amore di Dio, entra nella gioia della vita: la gioia di vedere la vita intorno a sé, la gioia di dare la vita!
 

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