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6 Aprile 2020

«Ci mancano le mascherine», appelli dai missionari in Africa

Gli audio pubblicati su Facebook. Ecco perchè i volontari hanno deciso di restare.
«Ci mancano le mascherine», appelli dai missionari in Africa
Foto di EPA/DANIEL IRUNGU
«Siamo consapevoli dei rischi». L'allerta nel continente è massima; preoccupazione per l'estensione dell'epidemia 2019-nCoV nei paesi meno preparati. Come sostenere l'Africa con una donazione.
Il primo caso di morte per il nuovo coronavirus (2019-nCoV) in Africa è stato registrato il 14 febbraio in Egitto. Il direttore della rete dei Centri africani per il controllo delle malattie (CDC), John Nkengasong, ha subito annunciato l'istituzione di una task force internazionale per fronteggiare l'epidemia.

L’intero continente è tenuto sotto stretta osservazione da parte dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), alle prese con i timori per un rischio di esplosione del contagio, soprattutto in paesi che potrebbero non avere strutture adeguatamente preparate nel rispondere all’emergenza.

«L'Africa è ad alto rischio per la diffusione del coronavirus» aveva dichiarato John Nkengasong il 3 febbraio 2020, ripreso in Italia dall’Agenzia Ansa che titolava: “L’Africa lancia l’allarme, non ci sono test».

Su facebook le testimonianze audio dei missionari in Africa

In questo contesto aumenta a livello planetario la preoccupazione per un virus che, dopo aver colpito i paesi più ricchi, sta stringendo d'assedio quelli più poveri. Da tutta l'Africa rimbalzano sui social network gli appelli dei missionari. È possibile sostenere gli aiuti all'Africa con una donazione.

Coronavirus in Tanzania

«I test per diagnosticare il Coronavirus sono pochi e verranno fatti solo ai bianchi e ai più ricchi», e mentre le compagnie aeree annullano ormai gli ultimi voli, Massimiliano Macrì ha deciso di restare: «Se il virus diventasse forte la situazione sarebbe grave. Qui in Tanzania le autorità non sono in grado di diagnosticare malattia, se non nella capitale; non ci sono terapie intensive, i dottori non sono preparati. Ma noi abbiamo deciso di rimanere. La nostra vita è questa, siamo consapevoli del rischio»


Coronavirus in Zambia

«Sarà impossibile tenere tutti a casa, perché qui le persone dovranno scegliere se morire di Coronavirus o di fame».  Gloria Gozza, responsabile in Zambia della Comunità Papa Giovanni XXIII, è testimone diretta della situazione: «Restano con noi tutti gli accolti residenziali e alle persone che aiutiamo abbiamo detto: noi ci siamo e pensiamo di restare. Abbiamo dato scorte di farina, verdure, olio».
 



 

Coronavirus in Kenya

Simone Ceciliani è missionario in Kenya, al fianco anche di membri della Papa Giovanni XXIII keniani e burundesi: «Molta gente qui lavora a giornata, se non lavora non mangia. Non possono stare a casa». 
 
Dalla missione ormai nessuno entra ed esce, mentre i bambini ricevono i compiti da fare tramite WhatsApp: «Nel paese non c’è nessuna forma di contenimento adeguata, ci servirebbero delle mascherine nel caso situazione dovesse precipitare. Noi dobbiamo comunque uscire dalla missione per gli approvigionamenti, le mascherine potrebbero contribuire a proteggerci».
 

 

Cosa succede nel resto dell'Africa

Rispetto alla situazione generale nel continente, ad inizio pandemia Gloria Gozza aveva lanciato un appello: 
 
«Anche se tutti qui sono relativamente tranquilli nessuno va più nei negozi dei cinesi. Le informazioni per evitare il contagio girano su Whatsapp; nelle scuole private i bambini con l’influenza devono rimanere a casa. A gennaio solo Senegal e Sudafrica erano dotati del kit per riconoscere il virus; pregate per l’Africa».

In Gambia il primo comunicato è arrivato il 27 gennaio per informare la popolazione sui rischi dell’epidemia e per allertare presidi sanitari ed organizzare la prevenzione; nella conferenza stampa del 4 febbraio si è preso atto della mancanza di casi di infezione registrati e dell’attivazione dei centri di controllo. 
 
Il 12 febbraio il Ministro della salute dell’Uganda ha pubblicato il proprio report sulle iniziative di controllo intraprese: «220 persone ad oggi che hanno viaggiato in Cina o che hanno avuto relazioni con la Cina sono state incontrate dal personale medico degli areoporti ed informate sulle azioni da intraprendere in caso di comparsa dei primi sintomi. Ora sono sotto osservazione e tenuti in isolamento in casa. Di queste, 100 sono già state dimesse, dopo i 10 giorni previsti». Il ministero dell’Uganda ha disposto controlli sui presidi medici ed avviato un piano di informazione nazionale.  Ecco una testimonianza dal vicino Rwanda:

 

L’organizzazione mondiale della sanità continua a monitorare la capacità dei paesi di rilevare il virus; 13 paesi africani (Algeria, Angola, Costa d'Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Ethiopia, Ghana, Kenya, Mauritius, Nigeria, South Africa, Tanzania, Uganda and Zambia) sono sotto la lente in particolare, per i loro scambi molto elevati con la Cina.

L’Africa adesso resiste e non si lascia allarmare
Padre Filippo Ivardi
Così il direttore del mensile Nigrizia, intervistato dall’agenzia Dire ha preso le distanze "dalla narrazione di un’Africa debole e impreparata".
 

Cos’è il coronavirus, come proteggersi?

A tutte le domande sul nuovo Coronavirus 2019-nCoV risponde sul proprio sito il Ministero della Salute. Per evitare la diffusione di notizie false e non attendibili il Ministero ha attivato collaborazioni con i principali social network, proponendosi come fonte primaria per rispondere alle domande di tutta la popolazione italiana.

Come posso aiutare l'Africa a proteggersi dal coronavirus?

L'ong Condivisione fra i popoli della Comunità Papa Giovanni XXIII è il punto di riferimento dei volontari nelle missioni. Lo stile è quello della condivisione diretta della vita: persone comuni vivono al fianco delle popolazioni più fragili, sostenendole nei bisogni primari. Grazie alle donazioni è possibile sostenere i volontari e contribuire agli approvigionamenti più urgenti (dona qui).