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8 Gennaio 2024

Beata Eurosia Fabris Barban

L'8 gennaio viene ricordata una mamma che ha vissuto la santità nel quotidiano e che è dichiarata beata.
Beata Eurosia Fabris Barban
Eurosia, da tutti chiamata mamma Rosa, non solo ebbe 9 figli col marito Carlo, ma accolse in casa sua altri bambini orfani. Sono sue queste parole: «Io non desidero altro che l'amore di Dio e di crescere sempre nel suo amore; del resto non m'importa nulla»
Nata il 27 settembre 1866 a Quinto Vicentino, a pochi chilometri da Vicenza, Eurosia Fabris (ma tutti la chiamavano Rosina) si trasferisce poi a Marola (RE) dove a vent’anni sposa un ventitreenne vicino di casa rimasto vedovo con due bimbe di 20 e 4 mesi. Insieme avranno 9 figli, dei quali due morti in tenera età e tre ordinati presbiteri. Nel 1917 ai loro figli si aggiunsero altri 3 orfani di una nipote morta mentre il marito era al fronte nella prima guerra mondiale.
Vissuta a cavallo tra Ottocento e Novecento, anni caratterizzati da tanta povertà, dall’emigrazione e dalle conseguenze della guerra del 1915-18, Rosina visse una profonda comunione col marito, una grande tenerezza con i figli che sfamava con i prodotti dell'orto e del pollaio, e non mancava di distribuire latte, uova, minestra a chi aveva meno di loro. Insegnava gratuitamente a fare la sarta a molte giovani, era catechista, faceva parte del Terz’ordine francescano.
Assisté amorevolmente il marito Carlo che morì il 31 maggio 1930. Lei, dopo qualche tempo, riferì al figlio don Giuseppe: «Stamattina nella santa Comunione, Gesù mi ha detto che morrò tra 19 mesi…». Ai primi di gennaio 1932 una polmonite aggravò le sue condizioni. Prima di morire, l’8 gennaio, con voce affannosa, disse: «Mio Dio, vi amo sopra ogni cosa!». Viene ricordata l’8 gennaio.

Una santa per il terzo millennio

L’esortazione apostolica di papa Francesco “Gaudete ed Exsultate” al punto 14, dice: «Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa». La beata di cui parliamo oggi fa parte della “classe media della santità”, di coloro cioè che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio.
La sua vita è stata intessuta nella trama dell’amore a Dio intrecciata dall’ordito dell’amore ai fratelli, in un quotidiano di assoluta povertà e semplicità, dove diffondeva intorno a sé tenerezza attraverso i piccoli gesti di tutti i giorni. In altre parole ha risposto alla sua chiamata alla santità, e «per un cristiano non è possibile pensare alla propria missione sulla terra senza concepirla come un cammino di santità» (Gaudete ed Exsultate 13).