Era affetto da una grave malformazione fisica che però non gli impedì di comporre diversi scritti di matematica, astronomia e teoria musicale. Eppure di sé diceva: «Sono l'ultimo dei ciuchi di Cristo»
Il 18 luglio del 1013 Eltrude, sposa di Goffredo conte di Altshausen di Svevia (Germania), diede alla luce un figlio disabile che chiamarono Ermanno. Alla sua grave malformazione fisica (non poteva stare eretto né tanto meno camminare) deve il soprannome con cui è ancor oggi noto: “il contratto” (dal latino contractus, che significa appunto contratto, rattrappito, ma anche storpio, zoppo). All'età di 7 anni fu inviato nella scuola del monastero benedettino di Reichenau, sull'omonima isoletta del Lago di Costanza e qui rimase per tutta la sua vita divenendo monaco nel 1043. Apprese l'astronomia, la poesia, la storia, la musica e la liturgia. Elaborò un nuovo sistema di scrittura per le note musicali e i loro intervalli, ma scrisse anche messali e preghiere, fra cui la Salve Regina, e saggi astronomici (gli viene generalmente attribuita la suddivisione delle ore in minuti). Morì all'età di 41 anni, il 24 settembre 1054 per una pleurite. La liturgia lo ricorda nel giorno della sua nascita al cielo.
Portatore di un grave handicap, Ermanno non fu abbandonato dalla sua famiglia, ma affidato alle amorevoli cure dei monaci. Nella prefazione al suo trattato sull’astrolabio (marchingegni antenati degli orologi, utilizzati per localizzare o calcolare la posizione del Sole, della Luna, dei pianeti e delle stelle), Ermanno si presenta come «L’infimo dei poveretti di Cristo e dei filosofi dilettanti, più lento di un asinello e di una lumaca». Ma in quel corpo deforme brillava un’intelligenza fuori dal comune. Il suo interesse si estese ai campi più disparati dalla poesia alla musica, dalla matematica all'astronomia e alla storia. Compose, oltre a diversi scritti di matematica, astronomia e teoria musicale, una “Cronaca universale”, da Cristo fino al 1054, notevole per esattezza storica e per equilibrio di giudizio. Scrisse preghiere che rimangono nella storia della Chiesa per la loro bellezza come la “Salve Regina”, l’Alma Redemptoris ed altri inni.
Uno storico che trovò la biografia di Ermanno scritta dall’amico Bertoldo così commentò: «La prima volta che mi venne tra le mani questa sua Vita in un vecchio testo latino tutto accartocciato, fu per me come se una ventata di aria purissima fosse penetrata a disperdere l’atmosfera stagnante della stanza: Ermanno ne esce veramente vivo! Non perché sapesse scrivere sulla teoria della musica e della matematica, né perché seppe compilare minuziose cronache storiche e leggere tante lingue diverse, ma per il suo coraggio, la bellezza dell’anima sua, la sua serenità nel dolore, la sua prontezza a scherzare e a fare a botta e risposta, la dolcezza dei suoi modi che lo resero amato da tutti (…). In questo povero, contorto ometto del Medioevo, brilla il trionfo della fede che ispirò l’amore e dell’amore che fu leale alla fede professata».
Ermanno è esempio limpido di come l’uomo diventi strumento di fecondità, di cultura e di nuova umanità quando riconosce di essere infinitamente amato da Dio, nonostante il proprio niente e la notevole fragilità.