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2 Giugno 2024

Beato Joseph Thao Tiên

Il 2 giugno la Chiesa ricorda il primo martire della Chiesa del Laos
Beato Joseph Thao Tiên
«Sono pronto a dare la mia vita per i miei fratelli e sorelle laotiani»
Joseph Thao Tiên nacque il 5 dicembre 1918 a Ban Ten, nella provincia di Houa Phanh, nel Laos. Suo padre e suo nonno erano cristiani. A 11 anni entrò nella scuola per i catechisti di montagna. Allievo diligente, nel 1937 fu ammesso in Seminario minore, dove studiò latino e francese. Dal 1942 al 1946 fu studente nel Seminario maggiore di Hanoi (Vietnam), unico laotiano. A causa dei disordini politici non poté rientrare nel Laos e venne ordinato sacerdote il 6 giugno 1949 a Saigon (Vietnam). Il 1° ottobre 1949 ritornò nella sua terra, nella missione di Sam Neua. Nel 1954 i militanti comunisti invasero quella zona e molti missionari fuggirono. Joseph decise di rimanere. Fu condannato a morte e fucilato il 2 giugno di quell’anno, dopo aver rifiutato di rinunciare al sacerdozio. Joseph fa parte dei 17 martiri (uccisi tra il 1954 e il 1970 dai guerriglieri comunisti Pathet Lao) beatificati l’11 dicembre 2016 a Vientiane (Laos). La liturgia lo ricorda il 2 giugno.

Joseph Thao Tiên, in qualità di protomartire del Laos, capeggia un elenco di 15 tra sacerdoti e laici uccisi tra il 1954 e il 1970 dai guerriglieri comunisti Pathet Lao.
Sono stati tutti beatificati l’11 dicembre 2016 a Vientiane e per la piccola Chiesa del Laos, che vive la persecuzione e testimonia la sua fede tra mille avversità (i cattolici sono appena l’1% dei quasi 7 milioni di laotiani che nella stragrande maggioranza è di religione buddista), è stato un giorno storico. Più di mille fedeli hanno partecipato alla Messa per rendere grazie per l’esemplare vita di fede di questi martiri.
Joseph fin da giovane sentì la chiamata al sacerdozio e portò avanti i suoi studi anche se dovette trasferirsi ad Hanoi (Vietnam) per i disordini politici che affliggevano il suo paese. Pure la sua ordinazione avvenne all’estero, a Saigon (Vietnam) nel 1949 ma poco dopo rientrò in patria e i fedeli accorrevano in massa per ascoltarlo ed ammiravano come era amico dei poveri.
Nel Natale 1952 i militanti comunisti del Pathet Lao ripresero la guerriglia, ed il personale della missione venne evacuato, ma Joseph scelse di restare: «Resto tra la mia gente. Sono pronto a dare la mia vita per i miei fratelli e sorelle laotiani», disse.
Subito dopo la Pasqua del 1954 venne catturato ed incarcerato in isolamento. Dopo alcuni mesi fu condannato alla fucilazione per non aver rinnegato la propria fede e rifiutato di rinunciare al celibato sacerdotale.
Joseph è diventato un modello e punto di riferimento per i fedeli della giovane Chiesa laotiana (fondata l’8 dicembre 1885). Altri cinque laici laotiani (Paul Thoj Xyooj, Joseph Outhay Phongphumi, Thomas Khampheuane Inthirath, Luc Sy, Maisam Pho Inpeng) hanno resistito lungamente pagando con il carcere, la persecuzione e la vita stessa la loro fedeltà al Vangelo e rientrano nei 17 beatificati nel 2016. Come afferma Papa Francesco: «I martiri non sono degli sconfitti ma dei vincitori: nella loro eroica testimonianza risplende l’onnipotenza di Dio».