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29 Gennaio 2024
Ultima modifica: 29 Gennaio 2024 ore 08:38

Capitale naturale: perché va tutelato

Il cambiamento climatico lo sta erodendo, con conseguenze dirette sulla salute delle economie mondiali. Uno studio mostra l'impatto sulle famiglie europee.
Capitale naturale: perché va tutelato
Foto di Alessio Zamboni
Nuovi studi mostrano che le conseguenze più gravi saranno sostenute dai paesi a basso reddito, che dipendono maggiormente dalle risorse naturali per la loro produzione economica. Previsto anche un aumento delle spese per la salute, l'alimentazione e l'elettricità principalmente nei paesi dell'Europa del Sud, tra cui l'Italia.
Diversi studi sottolineano le crescenti disuguaglianze economiche causate dagli impatti dei cambiamenti climatici. Uno di questi è appena stato pubblicato su Nature e sostiene che il 50% dei paesi più poveri del mondo subirà il 90% dei danni al pil entro il 2100. Un altro studio, condotto dal CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici)  per l’European Economic and Social Committee (EESC), rivela invece come i costi di impatti e adattamento nell'Unione Europea aumenteranno per le famiglie più povere lungo un gradiente Nord-Sud.

La crisi climatica ridurrà il Pil mondiale dell’1,3%

Il capitale naturale, inteso come l'insieme di risorse tra le quali aria respirabile, acqua pulita, foreste e biodiversità, è fondamentale per il benessere umano e la stabilità economica. Un recente studio condotto dall'Università della California – Davis, in collaborazione con l'Istituto di Oceanografia Scripps di San Diego e il contributo dei ricercatori CMCC, ha evidenziato l'urgente necessità di preservare il capitale naturale di ogni nazione per mitigare gli impatti economici derivanti dai cambiamenti climatici.
Lo studio rivela che il cambiamento climatico sta erodendo in modo significativo il capitale naturale, con conseguenze dirette sulla salute delle economie mondiali. Bernardo Bastien-Olvera, il primo autore dello studio, sottolinea l'importanza di comprendere cosa si perde quando un ecosistema va perduto e cosa si guadagna se si contrasta il cambiamento climatico. Il risultato è inequivocabile: entro il 2100, i cambiamenti climatici causeranno una riduzione media del 1,3% del Prodotto Interno Lordo (PIL) nei paesi analizzati, con profonde disuguaglianze nella distribuzione degli impatti.
Le conseguenze più gravi saranno sostenute dai paesi a basso reddito, i quali dipendono maggiormente dalle risorse naturali per la loro produzione economica. Il 50% più povero dei paesi e delle regioni del mondo dovrebbe sopportare il 90% dei danni al PIL, mentre le perdite per il 10% più ricco sarebbero limitate al 2%. Questa disparità è il risultato della maggiore dipendenza dei paesi a basso reddito dal capitale naturale.
Il ruolo cruciale del CMCC nell'integrare il capitale naturale e le funzioni di impatto nei modelli climatico-economici fornisce una prospettiva dettagliata sulle conseguenze distributive degli impatti climatici. L'integrazione di servizi ecosistemici in un modello clima-economia evidenzia la dimensione collettiva delle sfide derivanti dalla perdita di biodiversità e dai cambiamenti climatici.

A pagare di più saranno le famiglie povere, anche italiane 

Un ulteriore studio condotto per l'European Economic and Social Committee (EESC) dal CMCC ha ampliato l'analisi focalizzandosi sugli impatti dei cambiamenti climatici sulle famiglie dell'Unione Europea. Questo studio mette in luce un gradiente Nord-Sud, indicando un aumento delle spese per la salute, l'alimentazione e l'elettricità principalmente nel Sud dell'UE. Tra queste spese, quella sanitaria segna l’aumento più elevato (del 6,2% nello scenario peggiore) in particolare a Cipro e in Grecia, seguiti da Spagna, Croazia, Italia e Portogallo. Naturalmente le famiglie più povere saranno le più colpite, con un aumento della popolazione a rischio povertà nell'Unione Europea.
Questi dati, i primi di questo tipo, rafforzano la necessità di politiche climatiche mirate che tengano conto delle specificità di ciascun paese e della distribuzione degli impatti.
In questo quadro, preservare il capitale naturale diventa una priorità non solo ambientale ma anche economica, in quanto i costi economici dei cambiamenti climatici sono intrinsecamente legati alla salute dei nostri ecosistemi. Integrare il valore della natura nei modelli economici è essenziale per una comprensione completa del costo di un clima in cambiamento e per sviluppare politiche efficaci che proteggano il benessere delle persone e la stabilità economica a livello globale.