Il rapporto tra genitori e figli passa attraverso la comunicazione. Tutto è comunicazione – diceva Watzlawick – quindi come primo punto possiamo affermare che la comunicazione non riguarda solo quello che si dice ma anche i gesti, il clima generale della famiglia, i sorrisi, le conferme, il contatto fisico. Quando vi è una tendenziale armonizzazione tra il parlare, il pensare e l’agire, l’educazione è coerente e rassicurante, e la famiglia ne beneficia.
Ma se tutto è comunicazione, occorre ricordare che gli esseri umani sono dotati di parola e che le parole vanno scelte con cura.
Trovare un giusto equilibrio tra il parlare poco ed il parlare troppo è uno degli obiettivi più sfidanti. È giusto parlare con i figli, spiegare loro la realtà che li circonda ed aiutarli attraverso le parole a decodificare il mondo interiore. L’eccesso di parole tuttavia rischia di saturare talmente tanto la psiche del bambino da plasmarlo eccessivamente, e non lasciargli la capacità di elaborare un pensiero critico, o di avere quegli spazi di vuoto tanto utili alla sistemazione dei pensieri.
Sono problemi questi ultimi che in molti casi vengono calmierati dal sistema stesso. Nella maggior parte dei casi c’è un genitore che parla molto e uno che parla poco. I due, certo accuseranno l’altro di essere rispettivamente logorroico e assente, ma la loro polarizzazione li potrà aiutare a trovare un giusto mezzo. Così come l’adolescenza, con la modalità scostante dei figli per comunicare il desiderio di essere lasciati in pace, oppure di parlare quando il genitore è senza energie.
Si possono ricordare alcuni criteri di base. Le parole devono essere chiare e facilmente comprensibili, come le regole. Se c’è confusione e incoerenza riflette un disordine degli educatori, e quindi un’occasione per crescere.
Le parole toccano le emozioni ed i sentimenti, ma è bene farle partire dalla consapevolezza e dalla razionalità. Si evitino parole quando non si riesce a controllarle. Un buon metodo è pensare sempre di assumersi la responsabilità di quello che si dice. Allo stesso modo ci si assuma la responsabilità di come si ascolta.