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31 Dicembre 2020
Ultima modifica: 31 Dicembre 2020 ore 08:20

Cosa ci lascia il 2020

Le vite sacrificate e le vite spezzate a causa del Covid-19 ci chiedono di ripartire con una nuova visione.
Cosa ci lascia il 2020
Il 2020 sarà ricordato come l'anno della pandemia. È emersa le fragilità della famiglia umana ma anche la consapevolezza di quanto siamo interdipendenti. Ora ci attende una nuova sfida.
Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia, l’anno del lockdown, l’anno dei camion militari che portano i feretri dei morti per Covid 19 a cremare, l’anno che ha visto i nuovi poveri andare alle mense della Caritas a racimolare qualche genere alimentare.
Una crisi di dimensioni mondiali che, pur avendo causato tanti decessi, non è tuttavia per la morte ma per la vita. Ma perché ciò avvenga occorre un ripensamento comunitario e planetario sugli stili di vita, per scegliere un’economia di condivisione, un’ecologia integrale rispettosa del pianeta e dei suoi abitanti, affinché ognuno possa beneficiare delle risorse disponibili. 

La visione di un nuovo ordine mondiale

È la visione di un nuovo ordine mondiale proposto già da papa Giovanni XXIII con la Pacem in terris, scritta pochi mesi prima della sua morte, che colpisce per la sua attualità. Ogni essere umano, scriveva il Papa, ha diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari; il diritto di onorare Dio (libertà religiosa ) secondo il dettame della retta coscienza, il diritto alla libertà, il diritto di emigrazione e di immigrazione. La pace proposta da Giovanni XXIII è una pace concreta, non costruita sulle nuvole. Una via che richiede impegno e conversione.

Una nuova fraternità

Abbiamo bisogno di pace anzitutto nel cuore perché la nostra coscienza sia sempre serena nel fare il bene, ma abbiamo bisogno di pace anche nelle famiglie, tra gli sposi, con i loro figli per costruire un futuro ricco di speranza e di fiducia. 
Il nuovo anno che sta per iniziare possa far progredire l’umanità sulla via della fraternità, della giustizia e della pace fra le persone, le comunità, i popoli e gli Stati, dice papa Francesco nel messaggio per la giornata della pace del 1 gennaio 2021.
In questo nuovo anno sicuramente dovremo fare tesoro del dono della vita offerto nell’esercizio della professione da tanti medici, infermieri volontari, e di tanti anziani che ci hanno lasciato prematuramente. Il ricordo di queste vite donate ci impegna a prenderci cura gli uni degli altri, a sentirci realmente parte di un unico corpo, di un unico popolo mondiale, dell’umanità. Non possiamo non sentirci fratelli. 

Credenti e credibili

E un segno visibile della fraternità è avere il coraggio di condividere la vita con i poveri: è questo che rende noi credenti anche credibili. 
I cristiani della prima generazione praticavano la condivisione perché nessuno tra loro fosse bisognoso (cfr At 4,34-35) e si sforzavano di rendere la comunità una casa accogliente, aperta ad ogni situazione umana, disposta a farsi carico dei più fragili. Divenne così abituale fare offerte volontarie per sfamare i poveri, seppellire i morti e nutrire gli orfani, gli anziani e le vittime di disastri, come i naufraghi. 
Quanto questa necessità attuale ce lo mostra la pandemia da Covid-19, davanti alla quale «ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme» – dice ancora Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale della pace – perché «nessuno si salva da solo».
«Dobbiamo fermarci e chiederci – prosegue Francesco–: cosa ha portato alla normalizzazione del conflitto nel mondo? E, soprattutto, come convertire il nostro cuore e cambiare la nostra mentalità per cercare veramente la pace nella solidarietà e nella fraternità?»
Il servo di Dio don Oreste Benzi risponderebbe: la cultura della condivisione, della cura.

Eliminare definitivamente la fame

Ma il papa fa anche una proposta precisa, che appoggiamo in pieno: «Che decisione coraggiosa sarebbe quella di costituire con i soldi che s’impiegano nelle armi e in altre spese militari un Fondo mondiale per poter eliminare definitivamente la fame e contribuire allo sviluppo dei Paesi più poveri!»
Ognuno di noi può attivarsi – e lo faremo – perché questo non rimanga un sogno ma diventi un progetto e infine una scelta.
La pace richiede coraggio. È tempo di mettere al bando le chiacchere, di uscire dai nostri recinti, aprire le porte, cambiare aria, non soffocare il soffio dello Spirito Santo.
Lascia le pantofole, metti i sandali e cammina; guarda le stelle del cielo, la sabbia del mare, contempla, offri la tua povertà, Dio farà meraviglie! Sarai famiglia con l'orfano, il carcerato, l'immigrato, l'anziano malato; amerai la tua sposa, il tuo sposo, educherai i tuoi figli alla condivisione con i poveri. 
Benedetta famiglia umana, con fede, riparti.