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24 Gennaio 2022
Ultima modifica: 24 Gennaio 2022 ore 11:10

Rapporto Oxfam: chi si è arricchito con la pandemia

Il rapporto dell'organizzazione internazionale rivela che i 10 uomini più ricchi del mondo sono diventati ancora più ricchi durante l'emergenza Covid-19, mentre milioni di persone sono precipitate nella povertà. C'è un modo per superare questa situazione di disuguaglianza?
Rapporto Oxfam: chi si è arricchito con la pandemia
Foto di Gianluca Cornacchia
I 10 uomini più ricchi del mondo raddoppiano il loro patrimonio, mentre nel mondo 163 milioni di persone in più sono precipitate nella povertà. In Italia c'è stato 1 milione di poveri in più nel solo 2020.
Il 17 gennaio scorso è stato presentato il rapporto di Oxfam “La pandemia della disuguaglianza”, in occasione dell'apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos.
Nessuno poteva illudersi che il mondo governato da un sistema economico iniquo potesse cambiare in meglio durante il biennio della pandemia da coronavirus.
Ma accogliere la notizia contenuta nel rapporto, ovvero che la diseguaglianza fra gli esseri umani è aumentata “grazie” alla pandemia, suscita sdegno e amarezza, spinge lontano da quell’appello del Santo Padre della Quaresima 2020 «Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti».

La pandemia non è superata, ci sentiamo ancora impauriti e smarriti, fragili e disorientati: ma intanto il mondo intorno a noi è andato avanti sulla linea delle disuguaglianze, a partire dalla possibilità di ricorrere alle vaccinazioni per milioni di persone in moltissime parti del mondo stesso.
Le notizie sui contagi di questi giorni nei Paesi più poveri del mondo, non sono altro che la conferma di un disastro annunciato, di una condizione disarmante di fronte all’imperversare dei contagi.
È chiaro che, laddove c’è stata minore tutela delle persone per il contrasto della pandemia, più forte è stato ed è l’effetto sociale ed economico, l’aumento della povertà, il disastro ambientale.

La cura dal virus è stata già un’occasione per generare e gestire enormi interessi economici, ma a questo processo evidente si è accompagnato un altro processo schermato dal primo: la maggiore facilità dei detentori del potere economico e politico di agire per incrementare quel potere, con leggi ad hoc e procedure semplificate.
Pensate, dalle nostre parti, a quei provvedimenti che hanno incrementato la possibilità di spesa degli Stati e dei cittadini, senza più alcun limite e tutto a carico del sistema monetario internazionale. Il debito pubblico che si è prodotto ha sicuramente ammortizzato la flessione economica, ma sempre a vantaggio dei più ricchi e con l’esclusione dei più poveri.

Non solo, dunque, il sistema economico è stato incapace di tutelare i diritti delle persone più vulnerabili ed emarginate quando la pandemia ha colpito; ma ha attivamente favorito coloro che sono già estremamente facoltosi. 
Nei Paesi di tutto il mondo, anche in quei Paesi già deflagrati a causa di scelte politiche ed economiche predatorie, è stata facilitata l’egemonia delle politiche economiche di pochi privilegiati a detrimento della maggioranza dell’umanità e del pianeta. 
Ci dice il rapporto Oxfam che nei primi 2 anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15.000 dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo 163 milioni di persone sono precipitate nella povertà a causa della pandemia.

Abbiamo così assecondato l’incedere della tecnologia che sfrutta l’opera di tanti lavoratori (anche bambini) in Africa. Oppure gli acquisti on line che hanno arricchito le strutture che li gestiscono, sfruttando il lavoro di facchini in ogni parte della terra. O, ancora, la progressiva distruzione della foresta amazzonica per aumentare la produzione di carne e latticini per il mercato. O, infine, le grandi speculazioni finanziarie collegate alla produzione di debito pubblico, come mostra la pratica del Superbonus e dei svariati bonus creati durante l’ultimo biennio.
Non vi è dubbio che lo stesso sistema economico che strutturalmente produce disuguaglianza, è stato capace di gestire la pandemia per creare ancora più disparità.
Tutto ciò, mentre prosegue il degradarsi del pianeta terra, sul cui già precario equilibrio ambientale la pandemia ha avuto ed ha effetti deflagranti e che non risparmia nessuna parte del mondo, neppure quella che si sente più al sicuro dai cambiamenti climatici. Un precario equilibrio che neppure il flebile appello giunto dalla Cop 26 di Glasgow è riuscito a rinsaldare. 

Eppure tutto questo – suggerisce il rapporto Oxfam - è tutt’altro che inevitabile. Varrebbe la pena di insistere sulla transizione ecologica, ma qualora alla rivoluzione energetica si accompagni la rivoluzione sociale.
Ma sembra che la voce di qualche miliardo di persone non arrivi altrettanto forte quanto quella delle poche decine di “padroni” dell’economia.
Anzi, dal Messico fino al Brasile, gli indigeni che si oppongono a disegni governativi o entrano in contrasto con grandi aziende per lo sfruttamento delle risorse dei territori, continuano a finire vittime della violenza. Un tragico bollettino di uccisioni, culminato col recente assassinio dell’honduregno Pablo Isabel Hernández. È una strage silenziosa quella degli indigeni che in America Latina, dal Messico sino alla Patagonia, vengono uccisi perché difendono la Madre Terra ed i loro diritti fondamentali.

È uno dei segnali più forti di un mondo che vuole continuare a produrre diseguaglianze, ad ogni costo e con ogni mezzo.
Tutelare la vita e la salute delle persone, supportare il reddito delle famiglie e degli attori economici colpiti dalla crisi, sostenere, nella fase di ripresa, processi di transizione verso sistemi economici più verdi, inclusivi e sostenibili, sono gli obiettivi chiave per le politiche pubbliche nei mesi a venire, nell’incertezza dell’evoluzione della pandemia.
Ma questo scenario deve essere disponibile per tutti gli esseri umani in ogni parte del mondo e deve essere governato da un approccio altruistico, solidaristico, disinteressato.
Solo così il mondo e chi lo abita (esseri umani, flora, fauna) potranno avere un futuro, una prospettiva, un destino comune.