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17 Marzo 2022
Ultima modifica: 17 Marzo 2022 ore 10:30

Educare alla gentilezza

Per dire no alla guerra, dentro e fuori le mura di casa, servono gesti e pensieri che disinneschino le spirali di durezza e paura
Educare alla gentilezza
Foto di Elf-Moondance da Pixabay
Educare alla gentilezza può sembrare una cosa per deboli, ma le ricerche evidenziano gli effetti benefici di questo modo di essere e relazionarsi
Vivere la gentilezza è “saper essere”, entrare in relazione con gli altri in modo positivo, empatico, mettendosi in contatto con parti profonde che portano anche a porsi in modo gentile con se stessi. Gentilezza non significa solamente buona educazione, la gentilezza è un valore sociale che comporta una comunicazione verbale e non verbale non violenta.

"Gentile" deriva da gens, il gruppo familiare allargato

In latino gentilis nasce da gens, parola che indica un gruppo familiare allargato; appartenere alla gente come processo inclusivo dove c’è empatia, amore, servizio, cortesia, cura, rispetto. È un tratto profondo perché favorisce la creazione di legami sociali, dove si sviluppa la collaborazione che porta a costruire qualcosa insieme agli altri.

Come educare i bambini ad essere gentili

Educare alla gentilezza significa per l’adulto riconoscere le azioni gentili, comunicando ai bambini quando queste avvengono, sottolineando la loro bellezza ed importanza con l’obiettivo di trasmetterne il valore. Questa modalità comunicativa semplice e quotidiana ha un effetto potente poiché il bambino inizia a sua volta a dare valore alle azioni gentili fatte di gesti, sguardi, parole, sorrisi, carezze e persino silenzi. Nella pratica comunicativa può essere utile fermarsi con i figli un momento, a fine giornata, per raccontarsi le azioni gentili compiute per poi, a seconda dell’età del bambino, riflettere sugli effetti di queste azioni, sia su sé stessi che sugli altri, esprimendo anche un sentimento di gratitudine. Gli atti di gentilezza potrebbero riguardare le persone ma anche l’ambiente o il regno animale, comprendono tutto ciò che si fa in modo disinteressato, senza un tornaconto e col solo obiettivo di far star bene qualcun altro.

Le ricerche: la gentilezza produce benessere

Presto ci si accorgerà che questo “saper essere” porta a “benessere”, infatti recenti ricerche ci dicono che la gentilezza è un forte strumento utile a disattivare emozioni negative, agisce sul fisico e sulla mente, aiutando a prevenire e combattere lo stress ed alcune patologie. La gentilezza quindi come dono amorevole, per chi la offre e per chi la riceve, porta ad iniziare le giornate con il desiderio di viverla e a concluderle con la consapevolezza e la gioia d’averla esperita, che sia ricevuta o donata.

Gentilezza è diventare come bambini

Daniel Lumera nel suo libro La biologia della gentilezza ci ricorda che la gentilezza ferma il mondo e ci fa respirare, ricordare che i fiori crescono ancora ovunque. Bisognerebbe diventare di nuovo bambini e guardare con occhi limpidi e puri, con la stessa meraviglia di quando i piccoli vedono le cose per la prima volta.

Per concludere... un consiglio

Ogni sera, prima di andare a letto, parlate per alcuni minuti delle azioni gentili compiute nella giornata. Nel tempo aumenterà la consapevolezza del valore dei gesti, facendo nascere in loro il desiderio di fare azioni gentili e la gioia e gratitudine di riceverle.