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16 Aprile 2024
Ultima modifica: 16 Aprile 2024 ore 16:45

Educare alla nonviolenza per un futuro di pace

Un tassello fondamentale per un mondo più equo
Educare alla nonviolenza per un futuro di pace
Foto di bess.hamiti@gmail.com da Pixabay
Nell'epoca in cui conflitti e tensioni permeano il tessuto sociale in molte parti del mondo, l'educazione alla nonviolenza emerge come un'importante responsabilità e rappresenta il cammino verso la pace e la convivenza armoniosa.
L'umanità sta affrontando sfide complesse che richiedono un cambiamento radicale nella mentalità e nelle pratiche quotidiane: è necessario fare scelte consapevoli per “essere nonviolenti” ed “agire in modo nonviolento”. Oggi più che mai l'educazione alla nonviolenza si presenta come un tassello fondamentale per costruire un presente ed un futuro più equo, inclusivo e di pace. Nel ruolo di adulti, educatori, genitori ed insegnanti, è possibile scegliere il principio della nonviolenza e trasmetterlo ai bambini, adolescenti e ragazzi. Questo implica non solo attribuire un’importanza centrale a tale valore ma anche incarnarlo per essere modelli credibili, costruendo un ambiente educativo che favorisca il benessere e la creazione di comunità in grado di scegliere la giustizia e la pace.

Essere nonviolenti è essere forti

La nonviolenza è una forza, essere nonviolenti non significa essere passivi ma attivi di fronte ad un conflitto. Nei contesti familiari, educativi e sociali, gli adulti di riferimento possono incentivare azioni e relazioni nonviolente scegliendo i valori del rispetto, della gentilezza, dell’integrazione, della responsabilità, della gratuità, della cooperazione, uscendo dalle logiche della competizione, del profitto ad ogni costo e della sopraffazione. Maria Montessori affermava che la competizione è l’inizio di ogni guerra, quando si educherà per la cooperazione e per offrirsi l’un l’altro solidarietà, quel giorno si starà educando alla pace.
L'educazione alla nonviolenza non si limita all’assenza di violenza fisica, ma abbraccia un approccio olistico che promuove tanti valori intrecciati come il rispetto reciproco, la comunicazione nonviolenta, il desiderio di “combattere” le ingiustizie, la comprensione interculturale e la risoluzione nonviolenta dei conflitti. La nonviolenza si basa sulla trasformazione dei sistemi ingiusti, pertanto richiede un impegno verso la giustizia e porta a cambiamenti sociali significativi. La sua potenza trasformativa risiede nella capacità di sfidare le ingiustizie senza perpetuare cicli di violenza e odio.

I profeti della nonviolenza

Attraverso la storia, molte persone hanno dimostrato che la nonviolenza è una forza potente e trasformativa. Gandhi, Martin Luther King, Nelson Mandela, Rosa Parks, sono alcuni esempi di coloro che hanno incarnato il potere della resistenza pacifica per superare l'oppressione e l'ingiustizia. Le loro azioni hanno dimostrato che la nonviolenza non è un'idea idealistica, ma una pratica concreta che può portare a cambiamenti significativi nella società. Nel macro le azioni come la disobbedienza civile, il boicottaggio, le manifestazioni pacifiche mirano a mettere in luce le ingiustizie e mobilitare le persone verso il cambiamento. Nel micro la nonviolenza è una scelta quotidiana visibile nelle azioni e nelle relazioni, nelle modalità e nei contenuti comunicativi. Questa scelta richiede la messa in atto di strategie creative che soddisfino entrambe le parti nella risoluzione dei conflitti interpersonali. La comunicazione empatica e nonviolenta è un elemento importante, prevede l’espressione dei propri sentimenti e bisogni in modo chiaro e rispettoso e la comprensione dei bisogni e sentimenti dell’altro. In questo modo, si lavora insieme per individuare soluzioni che tengano conto delle esigenze delle persone coinvolte. Promuovere la nonviolenza nel tessuto quotidiano della vita significa educare se stessi e gli altri.

La Comunità Papa Giovanni XXIII nelle scuole

Da molti anni, attraverso vari ambiti, la Comunità Papa Giovanni XXIII si impegna attivamente nella promozione della scelta nonviolenta a livello educativo nelle istituzioni scolastiche. Le scuole, luoghi privilegiati per la formazione dei cittadini, possono diventare il terreno fertile in cui l’educazione alla nonviolenza pone un seme di speranza per un futuro di pace. Questo tipo di educazione non solo prepara gli studenti ad affrontare le sfide del mondo contemporaneo, ma li incoraggia e responsabilizza verso un impegno nel promuovere la nonviolenza, la giustizia e la pace. I bambini e ragazzi apprendono che  i conflitti si possono risolvere in modo costruttivo e creativo, nel rispetto di se stessi e degli altri. I laboratori proposti nelle classi sono orientati alla prevenzione della violenza e permettono di conoscere le azioni nonviolente portate avanti nei diversi progetti della Comunità, come l’Operazione Colomba, corpo nonviolento di pace, e l’ambito Obiezione e Pace. Quest’ultimo incontra gli studenti offrendo laboratori sulla trasformazione nonviolenta dei conflitti attraverso metodologie attive, come il teatro dell’oppresso, i giochi cooperativi e le simulazioni, inoltre propone attività legate alla valorizzazione di sé e dell’altro.
In Italia Fabrizio Bettini, operatore di pace con Operazione Colomba, incontra da vent’anni studenti nelle scuole. Attraverso la sua esperienza di condivisione diretta in zone di conflitto e quella dei numerosi volontari di Operazione Colomba, Fabrizio diventa voce di chi non ha voce, narrando le ingiustizie provocate dalle guerre. Il suo obiettivo è di stimolare una riflessione sulla possibilità e l’efficacia dello stare in un conflitto in modo nonviolento.
Non solo in Italia ma anche in Cile la Comunità Papa Giovanni XXIII ha portato avanti, insieme ai Caschi Bianchi e all’Operazione Colomba, laboratori sulla nonviolenza e risoluzione pacifica dei conflitti nelle scuole, rivolti agli alunni dagli 11 ai 17 anni. Negli incontri i ragazzi sono accompagnati a riflettere sulla distinzione tra “non violenza” e “nonviolenza” come pratica attiva e non passiva. Attraverso varie attività gli studenti diventano attivi protagonisti per comprendere come affrontare le situazioni conflittuali con scelte nonviolente. Inoltre viene messa in scena dai ragazzi una situazione simile a quella vissuta nel bus da Rosa Parks, per far emergere la natura dell’ingiustizia e le emozioni che essa suscita. All’interno del laboratorio è presente anche una testimonianza sul perdono e sulla rabbia, raccolta all’interno del progetto in Colombia di Operazione Colomba. Da questi incontri per gli studenti è nata la richiesta di fare formazione agli insegnanti, per approfondire la nonviolenza nell’ottica di prevenzione e gestione dei conflitti nelle classi.
Il tema della nonviolenza entra nelle scuole per educare, allenare e per testimoniare che questa è “una scelta possibile”. La nonviolenza non è solo un obiettivo ma piuttosto un cammino da percorrere che parte da un cambiamento personale capace poi d’irradiarsi nelle relazioni e nella società.