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27 Luglio 2022

Mamma ho detto no

Quando i bambini si oppongono
Mamma ho detto no
Foto di fasphotographic
Dai 2 anni il bambino inizia il periodo dell'opposizione, caratterizzato dal fatto che a molte richieste dei genitori il bambino risponde con un secco e deciso "no". Come sopravvivere ai "terribili 2"?
Mamma di Marco (2 anni): «Dammi la mano in strada, è pericoloso!», e Marco: «No!», scalcia e piangere attirando l’attenzione dei passanti. Quante volte abbiamo visto o vissuto scene simili, momenti in cui il genitore fa una richiesta e il figlio risponde di no e il suo corpo esprime intensamente il dissenso? Li chiamano capricci, semplificando la realtà e il suo significato.

Sono capricci o bisogno di essere individui?

Questo è un comportamento che inizia appena prima dei 2 anni e prosegue, con intensità diverse, fino ai 5 anni circa, con molta variabilità da bambino a bambino. Cosa sottostà a questi atteggiamenti? Il bambino si oppone fortemente alle regole e richieste genitoriali come parte del processo di separazione ed individuazione: dalla nascita si separa sempre di più dalla mamma per identificarsi come individuo autonomo, afferma cioè se stesso. La sua opposizione a volte non è consapevole, ad esempio il bambino piccolo non è in grado di valutare i rischi. Se da un punto di vista dello sviluppo il figlio sta ottemperando alle sue fasi di crescita, per il genitore è un momento complesso. Prendere consapevolezza di questa tappa dello sviluppo è importante, così come sapere le necessità del figlio aiuta a vivere più serenamente il momento.

Quali sono le regole per i genitori

Il bambino ha bisogno di sperimentarsi e di sapere quali sono le regole (ogni famiglia ha le sue), i limiti, dei confini protettivi nella vita quotidiana, questi devono poi essere comunicati seguendo le “3 C”: chiarezza, coerenza e costanza. La comunicazione deve essere semplice, chiara, basata sulla capacità di comprendere del bambino, inoltre deve essere coerente, cioè tutte le figure di riferimento devono portare avanti le stesse regole, mentre la costanza si riferisce al fatto che la regola deve essere costante nel tempo. Le regole sono legate ai valori che ciascun genitore desidera trasmettere, lasciando al bambino la possibilità di sperimentare in autonomia ciò che può fare da solo, cercando di non sostituirsi al figlio, aiutandolo a vivere pienamente il suo processo di separazione ed individuazione, affinché possa definire nel tempo una sua originalità e personalità.

Gestire le crisi di rabbia

Se il bambino manifesta delle crisi di rabbia con atteggiamenti violenti per supportarlo può essere utile il “rispecchiamento emotivo”, una comunicazione basata sulla comprensione dell’emozione: «Capisco che vorresti restare al parco, vedo che sei dispiaciuto ma dobbiamo andare a casa».
Quando l’adulto rispecchia i sentimenti del bambino diminuisce l’intensità della rabbia, perché il piccolo si sente soddisfatto nel sapere che viene compreso (M.L. Brenner).
Rimane però importante comunicare che “il no rimane no”, consapevoli, come genitori, che l’emozione della rabbia non è sbagliata ma è l’atteggiamento ad esserlo.