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13 Ottobre 2019

In pellegrinaggio da don Benzi

Più di 300 persone in visita nella parrocchia del sacerdote riminese
In pellegrinaggio da don Benzi
Foto di Benedetta Coviello
Due carismi, un solo passo: quello dei poveri. Le Case della Carità incontrano la Comunità Papa Giovanni XXIII

Splende il sole sabato mattina, mentre 6 pullman e tanti pulmini arrivano alla Parrocchia “La Resurrezione” a Rimini. Questa è la destinazione per chi scende dai mezzi: ragazzi disabili, giovani, religiose con l’abito, bambini, genitori, carrozzine e passeggini. Sono le Case della Carità, 370 persone, che da varie città dell’Emilia Romagna e del Veneto, il 21 settembre hanno vissuto un pellegrinaggio a Rimini, per conoscere don Oreste Benzi, sacerdote educatore e fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII.

Ad accoglierli numerosi volontari della Papa Giovanni, tra cui Marinella Baldassari che ci racconta di don Mario Prandi, fondatore della Congregazione Mariana delle Case delle Carità. «Don Mario venne a Rimini ad incontrare don Oreste negli anni ‘80, con l’intento di confrontare i cammini, guidati dai rispettivi carismi, e crescere insieme. Ed oggi io vivo questo incontro allo stesso modo: accogliendo la famiglia delle Case della Carità, venute ad affidare i loro passi futuri a don Oreste». La giornata trascorre tra testimonianze di vita su don Benzi e la sua comunità, giochi, pranzo comunitario e celebrazione eucaristica.
Procedere al passo dei poveri accomuna i carismi di queste due famiglie spirituali, che scelgono di accogliere e farsi prossimi dei fratelli “scartati”, perché attraverso di loro si contempli il volto di Cristo. Due carismi ben incardinati nella vita ecclesiale dei territori in cui vivono. Le Case della Carità, infatti, nascono laddove una parrocchia la chiama; così come la Papa Giovanni avvia la propria presenza solo se interpellata dai vescovi di quelle diocesi.

Pellegrinaggio per conoscere don Benzi: le testimonianze

A fine giornata, chiediamo ad Enrica Bedeschi, partita da Reggio Emilia, cosa ha vissuto oggi. «L’idea di questo pellegrinaggio è nata dalle Famiglie del Gelso, famiglie – come la mia – che si aprono all’accoglienza di bimbi per affidi di emergenza. Abbiamo poi allargato l’invito alla famiglia grande delle Case della Carità. L’intenzione era di conoscere meglio don Oreste e far memoria dell’incontro tra i nostri fondatori. Ma quello che abbiamo gustato oggi ha davvero riempito i nostri cuori di meraviglia e gratitudine. Innanzitutto una splendida accoglienza, con ogni riguardo, curata e accurata, che si è colto essere frutto di pensiero e preghiera; ci siamo sentiti “attesi”, come se la nostra visita sia stato davvero un passo fatto insieme.

Mi ha colpito come tanti volontari e ragazzi accolti nelle realtà della Papa Giovanni si siano coinvolti nel servizio a noi e nel condividere il tempo del pranzo, che è stato una preziosa occasione di scambio. Dobbiamo rendere grazie anche di tutte le relazioni personali, le esperienze di vita, di tutti quei piccoli e quei poveri che nel tempo hanno annodato le nostre strade e di cui oggi ci hanno narrato, sbriciolandole nella giornata. “Fare memoria” è un servizio importante e un regalo prezioso per rinsaldare il cammino. Con gratitudine guardiamo anche alla celebrazione eucaristica, culmine della giornata e segno di come i nostri carismi possano dialogare!».

La famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII che vive in una Casa della Carità

Incontriamo poi Chiara Forni, insieme al marito e ai figli, famiglia aperta della Papa Giovanni. Loro sono partiti da Vicenza per partecipare a questo pellegrinaggio e le chiediamo come mai. «Circa 3 mesi fa siamo andati a vivere nella Casa della Carità di Montorso a Vicenza come famiglia, noi e i nostri figli naturali, insieme a una sorella di Comunità perché abbiamo risposto sì a una chiamata del vescovo. Ci è stato proposto di fare famiglia con le persone accolte nella casa dopo che le suore carmelitane minori delle Case della Carità, che per 30 anni hanno speso qui la loro vita al servizio dei poveri, hanno scelto di lasciare la casa. La nostra presenza nella casa e ciò che abbiamo vissuto in questo pellegrinaggio ci dice che un cammino di comunione tra i diversi carismi nella Chiesa, anche se impegnativo, è bello e possibile e apre vie impensate per fare cieli nuovi già qui, ora, su questa terra».

Case della Carità e Comunità Papa Giovanni XXIII: due carismi simili

Infine avviciniamo Gigi Magli, che ha coordinato tutti gli aspetti logistici di questo pellegrinaggio, ancora indaffarato benché tutti siano ormai sulla strada di casa. «Nonostante la fatica dell’organizzazione, oggi abbiamo fatto festa, nella conoscenza reciproca. Abbiamo gustato l’essere festa insieme. È stata un’emozione davvero grande perché ho incontrato una comunità simile alla nostra (Papa Giovanni), ma che davvero vive una condivisione intensa, con persone affette da disabilità e malattie anche molto gravi. Ho respirato semplicità e gioia. Persone che hanno scelto di provare a mettere la propria vita a servizio dei fratelli, giorno e notte, scelta che, però, ha il cuore in Gesù. Una giornata bella, in cui Dio ci ha donato un sole stupendo e tanti fratelli che si sono aiutati a vicenda. Semplicità. Il non dover farsi notare o emergere, questo vivere davvero le cose nella loro essenza. Semplicità e gioia. Ecco io voglio vivere così ogni giorno».