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22 Febbraio 2022
Ultima modifica: 22 Febbraio 2022 ore 09:43

Inflazione: mai così alta dal 1996

Da qualche tempo i prezzi hanno ripreso a crescere e si torna a parlare di inflazione. Situazione acuita dal conflitto Russia Ucraina. Cosa significa e che conseguenze può avere?
Inflazione: mai così alta dal 1996
Foto di Steve Buissinne
L'aumento dei prezzi dei beni energetici è la causa dell'aumento dell'inflazione. Un esperto ci aiuta a capire in parole semplici quali possono essere le conseguenze e quanto potrà durare questa situazione.
Quando si parla di inflazione si rischia di finire in discorsi molto complicati e poco concreti. Cerchiamo di ovviare utilizzando un linguaggio comprensibile a tutti.
L’inflazione, in economia, indica una crescita dei prezzi dei beni. Per essere utilizzata deve essere definita per un’unità di tempo, ad esempio nel 2021 il tasso di inflazione medio in Italia è stato pari all’1,9%, cioè i prezzi dei beni in media sono aumentati di questa percentuale.
Esistono anche tassi di inflazione espressi per categorie di beni, ad esempio si può fare riferimento al tasso di inflazione dei beni alimentari oppure a quello dei beni energetici: questa scomposizione è utile a verificare quali beni determinano un aumento dei prezzi.
Per una analisi generale si prende in considerazione il tasso di inflazione che esprime l’aumento generale dei prezzi medio annuo.

Cosa succede se aumentano i prezzi

Ma ai cittadini cosa interessa conoscere rispetto all’andamento generali dei prezzi? Si dice che l’aumento dei prezzi provoca una riduzione del potere d’acquisto, cosa significa? In parole povere, poiché i prezzi sono aumentati e considerando la stabilità degli stipendi rispetto all’anno precedente, una famiglia potrà acquistare una minore quantità di beni. Ecco spiegata la diminuzione del potere d’acquisto.
Notizia negativa, dunque, per i cittadini consumatori. Pertanto per i consumatori è meglio che il tasso di inflazione sia nullo (o prossimo allo zero).

Cosa succede se diminuiscono i prezzi

Perché non negativo? Un tasso di inflazione negativo vorrebbe dire una diminuzione dei prezzi rispetto all’anno precedente, in economia definita come deflazione. A livello teorico potrebbe significare una condizione migliore per i consumatori.
Una diminuzione dei prezzi, però, vorrebbe dire che le aziende producono beni e servizi a prezzi inferiori rispetto all’anno precedente; situazione non sostenibile per più anni poiché, per poter vendere i beni, le aziende dovrebbero diminuire i costi, tra cui anche i salari e cioè provocherebbe una tensione verso minori consumi, in definitiva una situazione di recessione, cioè una situazione di decrescita dell’economia.
È interessante constatare tra i dati ISTAT come dagli anni '50 l’Italia sia finita in deflazione soltanto 3 volte: nel 1959 (-0.4%), nel 2016 (-0.1%) e nel 2020 (-0.2%).

Il ruolo della Banca Centrale Europea

Pertanto il tasso di inflazione è bene che sia positivo e sotto controllo. Un innalzamento improvviso e importante del suo valore potrebbe, infatti, portare un’inflazione fuori controllo, in definitiva all’iperinflazione, cioè un aumento dei prezzi molto elevato che minerebbe il potere d’acquisto dei cittadini, tanto da spingere un’intera popolazione alla povertà. Per questo nell’attuale sistema economico abbiamo il compito di vigilare, controllare e modificare il tasso di inflazione e altre variabili, attraverso l’utilizzo di alcuni strumenti per assicurare la stabilità dei prezzi. L’istituzione autorizzata e vincolata a questo lavoro, per l’Italia e per altri Paesi, è la Banca Centrale Europea; si è data espressamente come obiettivo di adeguare e utilizzare tutti i suoi strumenti, ove opportuno e in qualsiasi direzione, per assicurare che il tasso di inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% annuo a medio termine. Nel caso di spostamenti significativi dal suo obiettivo la BCE utilizzerà ogni strumento a sua disposizione.
 
Ma entriamo un po' più nel dettaglio per capire cosa sta succedendo da fine 2021 ad oggi.
Sopra abbiamo riportato che il tasso di inflazione medio in Italia è stato pari all'1,9% nel 2021, ma quello che interessa ancora più ai decisori è come questo tasso si modifica durante l’anno e in particolare quali sono le componenti che fanno aumentare il tasso.

Inflazione grafico


Come è visibile nella figura a lato, la dinamica dei prezzi al consumo in Italia è tornata in territorio positivo a inizio 2021 (era a -0,2% nel 2020) e poi è salita rapidamente, fino al +3,9% annuo a dicembre (+1,9% la variazione media nel 2021). Si tratta di valori molto più bassi di quanto registrato in altri paesi avanzati. Valori però indicativi di una rapita crescita del tasso di inflazione nella parte finale dell’anno che ha messo in allarme la BCE sul futuro andamento dell’inflazione: gli ultimi dati di gennaio 2022, recentemente comunicati, vedono il tasso di inflazione al 4,8% mai così altro da 26 anni (1996).
Gli strumenti di politica monetaria vengono attivati ed intrapresi solo se l’inflazione è vista in stabile aumento, altrimenti se l’aumento dei prezzi è transitorio non verranno presi interventi. Perché? Tali strumenti, nel tenere sotto controllo l’inflazione, portano ad una diminuzione della moneta in circolazione e questo processo, se effettuato molto velocemente, porterebbe portare ad una diminuzione della crescita economica anche molto marcata. Vediamo in questi mesi come le autorità degli Stati Uniti si stiano interrogando proprio sulle tempistiche di utilizzo degli strumenti in tal senso. L’attenzione e le difficoltà sono ancora maggiori in questo periodo storico in cui la motivazione del rallentamento economico (o recessione per alcuni Stati) è stata la pandemia che ha fermato interi settori produttivi e l’economia in generale.

L'influenza del conflitto Russia Ucraina sull'aumento dei beni energetici

Negli ultimi mesi l’aumento dei prezzi dei beni energetici è la causa dell’aumento dell’inflazione; le famiglie hanno purtroppo potuto verificare in prima persona tale aumento. È visibile anche, nel primo grafico elaborato da “Centro Studi di Confindustria” su dati ISTAT, l’aumento dei prezzi dei beni non energetici e dei servizi resta sotto il valore del 2% (obiettivo BCE), mentre le altre componenti hanno spinto l’indice generale al massimo da diversi anni (in particolare beni energetici e materie prime).
Ciò è dovuro inizialmente alla repentina ripresa economica e alal conseguente difficoltà dei produttori di materie prime e fonti energetiche di stare al passo con la improvvisa crescente domanda, parallelamente anche alla scarsità degli stoccaggi; successivamente, in particolare per l’Europa, alle crescenti tensioni geopolitiche tra Russia e Ucraina, sostenuta dalla Nato, che in questi giorni si stanno ulteriormente aggravando.

​Quanto durerà il rincaro energetico?

Aumento prezzi commodity


Come è visibile nel secondo grafico, i prezzi delle materie prime in particolare sono aumentati in modo esponenziale, a danno della filiera produttiva italiana. Filiera che, ad oggi, è riuscita ad assorbire questi rincari.
Ma quanto questo aumento durerà e quanto sia ancora contenibile? Il 17 febbraio 2022 la BCE ha diffuso il bollettino economico n. 1/2022, in cui si sottolinea come l’inflazione abbia subito «un brusco rialzo negli ultimi mesi del 2021, proseguendo sorprendentemente la sua corsa vero l’alto a gennaio». Questa evoluzione è determinata principalmente, come abbiamo mostrato sopra, dai piu elevati costi dell’energia che spingono al rialzo i prezzi di beni e servizi in molti settori, e dalle pressioni dovute ai vincoli di fornitura di materie prime e beni intermedi.
Secondo il medesimo bollettino, è probabile che l’inflazione resti elevata più a lungo rispetto alle precedenti attese, per poi ridursi nel corso del prossimo anno. L’analisi presente nel bollettino indica tuttavia la transatorietà dell’aumento dei prezzi, lasciando fuori, per il momento, la BCE da azioni per rallentare il tasso di inflazione.
Questo primo semetre del 2022 sarà decisivo.