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12 Aprile 2019

Meno carcere, più sicurezza

Il 75% di chi esce di galera torna a delinquere commettendo reati più gravi.
Meno carcere, più sicurezza
Foto di Tracy King-Adobe Stock
Ogni giorno dalle patrie galere italiane escono in media 140 detenuti che scontano la pena dall’inizio alla fine. Di questi, 115 rientreranno in carcere entro tre anni. È possibile cambiare questa realtà. Qui vi spieghiamo come.
Nel mondo ci sono circa 9 milioni di detenuti, in Europa circa 550.000 e in Italia 60.000. 
Ho visitato carceri brasiliane ed africane. Persone costrette a dormire con i propri escrementi, con catene ai piedi sanguinanti, 24 persone in loculi da 12 metri quadrati. Eppure non è la crudeltà della pena a far diminuire il numero di reati. In Italia la situazione carceraria è molto buona rispetto certi paesi africani o brasiliani, ma la recidiva rimane la stessa, circa il 75%. Ogni giorno dalle patrie galere italiane escono in media 140 detenuti che scontano la pena dall’inizio alla fine. Di questi, 115 rientreranno in carcere entro tre anni.

Un esercito di delinquenti, potenziali assassini, stupratori, rapinatori che commetteranno crimini ancor più gravi di quelli per cui sono entrati. Spesso il carcere è stato per questi scuola del crimine: dentro le celle hanno pianificato furti, rapine… 

Lo Stato ha fallito perché non è in grado di garantire ciò che dovrebbe: la sicurezza. Oltretutto, questo sistema costa ad ogni contribuente oltre 500 Euro annui. Lo psichiatra Vittorino Andreoli lo ha definito «una costosa inutilità» che «invece di far elaborare il senso di colpa per il crimine fatto, sviluppa un senso di vittimismo». Don Benzi sosteneva che «l’uomo non è il suo errore» e che «dobbiamo passare dalla certezza della pena alla certezza del recupero, perché un uomo recuperato non è più pericoloso».

«Le pene devono tendere alla rieducazione» stabilisce l’art. 27 della Costituzione. Per questo devono poter essere espiate in luoghi diversi: non solo in carcere ma anche in comunità educanti come quelle sviluppate dalla Comunità Papa Giovanni XXIII che oggi accoglie nelle proprie case famiglia e nelle CEC (Comunità Educanti con i Carcerati) oltre 250 detenuti ed ex detenuti. 

La recidiva si abbassa da quel 75% al 15 % se i detenuti espiano la loro pena in comunità educanti come il CEC. Secondo uno studio di “Volontariato e Giustizia” presentato nel 2014 alla Camera, se lo Stato garantisse una retta giornaliera di 35 euro ci sarebbero subito disponibili 10.000 posti in circa 320 comunità, con un risparmio di 220 milioni annui. Oggi un detenuto in carcere costa allo Stato oltre 150 euro giornalieri. Allora sorge la domanda: chi ci guadagna a lasciare le cose così come stanno? Perché davvero non si investe sulla sicurezza? Smettiamola di ricercarla attraverso una giustizia vendicativa e passiamo ad una giustizia educativa. Abbiamo tutto da guadagnarci.
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