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28 Maggio 2022
Ultima modifica: 7 Giugno 2022 ore 16:00

Per avere carisma ci vuole organizzazione

Oggi a Rimini l'Assemblea annuale 2022 della Comunità Papa Giovanni XXIII con delegati da tutto il mondo.
Per avere carisma ci vuole organizzazione
Foto di Riccardo Ghinelli
L'incontro al teatro Tarkovskij di Rimini. Tema: il rapporto tra "carisma" e "istituzione", un punto centrale per una organizzazione che gestisce centinaia di realtà di accoglienza ma vuole tenere vivo lo spirito dinamico trasmesso dal fondatore
Si tiene oggi sabato 28 maggio 2022, al teatro Tarkovskij di Rimini, l’Assemblea annuale della Comunità Papa Giovanni XXIII. Un appuntamento legato a esigenze di tipo giuridico – è il momento in cui si vota il bilancio di esercizio dell’anno precedente – ma anche un’occasione di incontro e di confronto per approfondire alcuni temi chiave che caratterizzano il percorso di questa associazione internazionale nata nel 1968 nel territorio riminese dalle intuizioni di don Oreste Benzi (per cui è in corso la causa di beatificazione) e oggi diffusa in 42 Paesi del mondo.
Un’edizione, quella del 2022, che ancora risente dell’effetto Covid: dall’arrivo della pandemia nel 2020, infatti, non si è più tenuta la tradizionale “Tre giorni” che vedeva affluire da ogni parte del mondo migliaia di persone per condividere incontri e celebrazioni, e anche quest’anno l’Assemblea, per ragioni di sicurezza, è limitata quasi esclusivamente ai delegati, anche se tutti i membri dell’associazione potranno seguire l’evento in streaming.

Carisma e istituzione

La necessaria istituzione a servizio del carisma” è il tema centrale di quest’anno. Una questione particolarmente cara ai seguaci di don Benzi, ai quali il sacerdote ha sempre raccomandato di non permettere che l’opera da lui fondata finisca per istituzionalizzarsi, imbrigliata in regole e prassi consolidate che soffocherebbero l’azione dello Spirito Santo.
Il metodo messo a punto da don Benzi nei primi anni dell’associazione era fondamentalmente di tipo assembleare: «Quando la vita interpella la vocazione – ripeteva spesso – riunisci la comunità e rispondi alla vita con la vocazione». In pratica: quando c’è un problema da risolvere, una chiamata a lanciarsi in nuovi progetti, una nuova forma di povertà alla quale occorre rispondere, convoca tutti, ascolta tutti (perché lo Spirito agisce in tutti) e alla fine, come insegna la Chiesa narrata negli Atti degli apostoli, chi ha il compito della conferma si esprime dicendo «è parso allo Spirito Santo e a noi».
Un metodo che la Comunità Papa Giovani XXIII ha continuato a fare proprio, a livello generale e territoriale, anche se il passaggio progressivo da gruppo locale a organizzazione internazionale, e l’avvio di centinaia di strutture di accoglienza e attività, con le relative responsabilità anche di tipo giuridico, comporta la necessità di avere una struttura organizzativa e decisionale efficiente.

Una organizzazione che si è evoluta nel tempo

Una esigenza di cui era ben consapevole lo stesso don Benzi, che ha accompagnato l’evoluzione del gruppo iniziale in una associazione sempre più grande e strutturata, riconosciuta prima dalla Chiesa italiana già dal 1983 e poi a livello pontificio: un passaggio, quest’ultimo, avvenuto nel 2004 con l’approvazione definitiva - da parte della Santa Sede - della Carta di fondazione, che precisa il carisma specifico della Comunità, e dello Statuto, che definisce il funzionamento e gli organi associativi con i relativi compiti: in particolare il Responsabile generale, il Consiglio dei responsabili (che riunisce i responsabili delle diverse Zone), e l’Assemblea (composta dai delegati eletti dalle Zone).
Ora, a distanza di quasi venti anni, la Comunità è impegnata in un lavoro di verifica  e di aggiornamento, tenendo conto anche del Decreto emanato da Papa Francesco l’11 giugno del 2021 sull’esercizio di governo nelle associazioni internazionali di fedeli, il quale stabilisce che la stessa persona non possa rimanere in carica per più di 10 anni.
«Sicuramente dovremo modificare lo Statuto nella parte che riguarda la durata dei mandati e il rinnovo delle cariche – ci ha spiegato in una intervista Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale dell’Associazione –. Ma può essere l’occasione anche per rivedere altre parti, oltre che per completare il lavoro sul nuovo Direttorio che era già in corso (il documento attuativo che stabilisce nel dettaglio il funzionamento dell'associazione - ndr). Dovremo inoltre rinnovare le cariche per alcuni responsabili di zona che hanno già superato i 10 anni di mandato e per il responsabile generale, che sarà votato dall’assemblea nel 2023.»

Una galassia di enti

In realtà l’Associazione non esaurisce tutta l’opera nata dal carisma di don Benzi, in quanto, come si legge nel sito apg23.org, «la Comunità Papa Giovanni XXIII è una realtà complessa e dinamica, che nei suoi oltre 50 anni di storia ha dato vita a numerose realtà giuridiche, in Italia e all'estero». 
Cooperative sociali riunite in Consorzio, una Fondazione dedicata a don Benzi, una Organizzazione non governativa, diverse associazioni di volontariato costituiscono emanazioni operative della “casa madre”, l’ente ecclesiale da cui tutto è partito. Per questo l’Assemblea annuale dell’associazione rimane il punto centrale di tutta la vita associativa.

Ramonda: vivere la santità nel quotidiano

L’Assemblea si è aperta alle 8,30 con un momento di preghiera, alle 9 sono inziati gli interventi, alle 10,30 la relazione del Responsabile generale Giovanni Paolo Ramonda.
Giovanni Paolo Ramonda interviene all'Assemblea generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, Rimini, 28 maggio 2022. Ai lati le immagini del fondatore don Oreste Benzi e della neo beata Sandra Sabattini
Foto di Luca Luccitelli

«Siamo chiamati a cercare la santità nella vita di tutti i giorni» ha detto Ramonda in uno dei passaggi chiave della sua relazione. Precisando che «la santità non è fatta di pochi gesti eroici, ma di tanto amore quotidiano».
Come esempi di vita ha quindi citato Charles de Focault, da poco dichiarato santo, ma anche «martiri che hanno dato la vita per uno stato di diritto, di giustizia, per fare crescere un popolo e sfaldare i clan della mafia» come il giudice Livatino, il giudice Marcelo Pecci da poco assassinato in America Latina, Falcone e Borsellino a 30 anni dalla strage di Capaci.
Non esiste una santità fotocopia, ma ogni cammino è personale, originale. In questo senso, ha precisato, «il carisma del nostro fondatore è unico e inimitabile. Il nostro compito non è scimmiottare don Oreste ma vivere il carisma che lui ci ha trasmesso ed  stato confermato dalla Chiesa nella nostra Carta di Fondazione».
La forza che riesce a creare armonia tra aspetti apparentemente contradditori è lo Spirito Santo: «È lui la forza che permette di non separare l’istituzione dal carisma, la vocazione dall’organizzazione, le regole dall’amore».
Sul rapporto tra istituzione carisma ha sottolineato che «un’organizzazione è necessaria ma deve essere snella. Non complichiamo la struttura, facciamola funzionare meglio.»
La Comunità, secondo Ramonda, è come un’orchestra: «Ognuno suona il suo strumento in maniera unica ma in armonia con gli altri, se invece suona come se fosse lui il centro di tutto, va sopra le righe e stona. Poi c’è il direttore dell’orchestra che ha il compito di favorire l’armonia.»
Un direttore che fra un anno sarà diverso, dato che l’Assemblea del 2023 dovrà eleggere il nuovo responsabile generale che, come già detto, non potrà essere Ramonda in quanto ha già ampiamente superato i 10 anni di incarico stabiliti come durata massima dal recente decreto papale.
Una scelta importante. Per questo Ramonda ha annunciato, alla fine del suo intervento, che il tema su cui si lavorerà nel prossimo anno è «Il Signore ha condotto la nostra comunità a cercare la volontà di Dio assieme, comunità e autorità.» 

Nel pomeriggio viene presentato e votato il bilancio relativo all’anno 2021.
Alle 17,30 la Messa durante la quale verranno anche presentati all’assemblea coloro che iniziano il “periodo di verifica vocazionale”, i nuovi membri entrati a far parte dell’associazione nel corso dell'anno, i missionari che sono rientrati dalla missione e coloro che sono in procinto di partire.