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16 Novembre 2019

Poveri: l'assistenza è necessaria ma non basta

Intervento di Giovanni Ramonda in occasione della Giornata mondiale dei poveri
Poveri: l'assistenza è necessaria ma non basta
I poveri sono il frutto di una ingiustizia. Se in una famiglia in cui ci sono dieci pani uno dei figli ne prende otto e lascia due pani agli altri nove figli c'è una disparità.
Oggi, “inevitabilmente” parliamo di poveri, perché domenica 17 novembre è la Giornata mondiale del povero. Il Pontefice nel suo messaggio per questa giornata scrive: «È necessario rianimare la speranza e restituire fiducia». Dice che questa verso i poveri è una scelta prioritaria per tutti i cristiani. Ma allora perché ci sono tanti poveri vessati e sfruttati?

Risponde Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII.

«I poveri ci sono perché ci sono pochi ricchi che hanno molto. I beni non sono illimitati. I beni ci sono per tutti, il necessario c’è per tutti, ma se in una famiglia in cui ci sono dieci pani uno dei figli ne prende otto e lascia due pani agli altri nove figli c’è una disparità, c’è una diseguaglianza.
I poveri sono il frutto di un’ingiustizia, di fratelli che non vivono da fratelli e che non gestiscono i beni secondo l’intenzione del Padre. Allora il Papa che profeticamente ha indetto ormai da tre anni questa Giornata mondiale - e quest’anno ha dato questo titolo, la speranza dei poveri, i poveri che vogliono avere una nuova speranza - ci chiede di non fermarci all’assistenza, al dare qualcosa, un pezzo di pane, pur prezioso (anche se bisogna vedere poi il povero come lo utilizza, perché per esempio se il povero è un giovane schiavo della droga poi quei soldi li va a usare per drogarsi, per cui va fatta una carità intelligente). Il Papa vuole che la comunità cristiana, gli uomini e donne di buona volontà, la società civile, diano dignità al povero, rispondano ai bisogni fondamentali che sono determinati da loro: è il povero che ti dice ciò di cui ha bisogno.»


Tu ci parli di dignità e bisogni, eppure oggi sui poveri c’è anche tantissima retorica e d’altra parte ci sono azioni che vanno assolutamente in senso contrario quello che tu dici tu. Lo stesso Papa ci dice che «siamo giunti a teorizzare anche un’architettura ostile ai poveri». Perché succede questo? Perché non si riesce a frenare quest’invasione del potere dei pochi?
 
«Perché dobbiamo costruire delle comunità che siano tali. La comunità è tale quando tutti sono accolti, quando si val passo a volte anche dei più deboli, degli ultimi. Altrimenti non è una comunità ma una accozzaglia di gente dove ognuno fa i propri interessi, dove ognuno si accaparra più che può. Invece il Papa ci invita a crescere come comunità, a rispondere al bisogno di avere prima di tutto il diritto alla vita, che la gente possa nascere, il diritto di avere un papà e una mamma, il diritto al lavoro, così importante di questi tempi, al diritto alla scuola per tutti, il diritto all’integrazione, all’accoglienza anche di tanti poveri che emigrano a causa di guerre, di siccità, di dittature. Quindi il diritto fondamentale di ogni persona di essere accolta, di essere amata, di essere integrata, di poter vivere su questa terra.» 
 
Anche perché prima o poi i poveri si ribelleranno. Diceva don Primo Mazzolari: «Il povero è una polveriera, se le dai fuoco il mondo salta». Che vuol dire?
 
«Lo stiamo vedendo in queste settimane: le rivolte in Cile, in Bolivia. Pensate al Venezuela dove c’è un popolo che non ha da mangiare, si vedono le file della povera gente che alle quattro del mattino fa la coda per andare a prendere un litro di latte, un po’ di patate, un po’ di farina. Questa richiesta di giustizia - che non è mai giustificabile se poi si esprime attraverso la violenza - ha delle istanze molto importanti, delle richieste di avere soddisfatti bisogni fondamentali come il bisogno di un lavoro, di avere una casa, una famiglia, di poter mantenere con dignità la propria comunità. Allora questo grido va ascoltato, attraverso delle leggi giuste che i politici, i governanti, che sono lì perché indicati dal popolo per il bene comune, devono dare. Ad esempio ai giovani devono dare la possibilità di costruirsi una famiglia, di lavorare, devono dare la possibilità di esprimere questi desideri, queste istanze di pace e di nonviolenza che sono presenti in tantissime parti della popolazione. Ad esempio noi abbiamo proposto, intervenendo nella sede dell’Onu, il Ministero della pace in ogni paese. 
I governanti devono avere una intelligenza d’amore, una creatività che si esprime in leggi giuste.»