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29 Ottobre 2020

Proteggiamo la natura per prevenire le epidemie

I ricercatori lanciano un appello ai governi di tutto il mondo per scongiurare la trasmissione di malattie dagli animali all'uomo.
Proteggiamo la natura per prevenire le epidemie
Foto di Fernando Zhiminaicela
La salute dell'uomo è legata alla salute dell'ambiente: riducendo la deforestazione e bloccando il commercio di fauna selvatica si potrebbe prevenire un'altra pandemia come quella di Covid-19.
La storia ci insegna e la lezione è sempre la stessa. Negli ultimi 100 anni, almeno due nuovi virus ogni anno sono stati trasmessi dagli animali, in molti casi selvatici, all’uomo. Il salto di specie è un fenomeno noto in virologia e non solo. In particolare sappiamo che primati, pipistrelli, roditori, pangolini e zibetti ospitano patogeni pronti a fare il temutissimo spill over e infettare l’uomo.
Negli anni ottanta l’HIV trasmesso dalla scimmia all’uomo ha causato un numero altissimo di morti per AIDS. I pipistrelli sono considerati le più probabili riserve dei virus che hanno scatenato le epidemie di Ebola, Sars e Covid-19. È molto più facile che questi animali vadano a caccia di cibo in ambienti frequentati dall’uomo se il loro habitat naturale non è più in grado di sfamarli perché è stato rovinato dalla deforestazione. I ricercatori non hanno dubbi e perciò hanno lanciato un appello ai governi di tutto il mondo per interrompere o regolamentare in maniera più rigida due deleteri interventi dell’uomo sulla natura: la deforestazione e il commercio di fauna selvatica. Secondo gli scienziati le aree al confine delle foreste tropicali in cui è stato perso oltre il 25% della foresta originale tendono a diventare pericolosi focolai di infezioni da animale a uomo. Negli ultimi anni queste zone di confine si sono moltiplicate a causa della costruzione di strade, miniere e aree di disboscamento all’interno delle foreste e la trasmissione di agenti patogeni dagli animali all’uomo è diventata di conseguenza più probabile.
I ricercatori sono sicuri che Covid-19 è l’enorme prezzo che l’umanità deve pagare per il commercio spesso illegale di fauna selvatica, di cui sono responsabili i cacciatori, i commercianti, i consumatori che maneggiano carne viva o morta di animali selvatici venduti nei mercati o consegnati direttamente ai privati che ne fanno richiesta. Impedire però il commercio di fauna selvatica non è facile, perché in Cina è una tradizione culturale ed è un’industria che fattura 20 miliardi di dollari con circa 15 milioni di persone che vi lavorano. Che cosa ci insegna tutto questo? Che un distanziamento necessario per evitare nuove pandemie è quello tra l’uomo e la fauna selvatica!

Prevenire le future pandemie si può!

Ridurre la deforestazione e bloccare il commercio di fauna selvatica: applicando per un solo anno queste strategie preventive si potrebbe ridurre di molto la probabilità di un’altra pandemia come Covid-19 nell’anno successivo.
Gli studiosi hanno calcolato che un investimento di 22 miliardi di dollari all’anno in programmi per frenare il traffico di specie selvatiche e arginare la distruzione delle foreste tropicali avrebbe potuto evitare di perdere i circa 2600 miliardi di dollari che Covid-19 si è già portato via e avrebbe salvato la vita delle oltre 600mila persone morte a causa del coronavirus.
L’investimento è sicuramente vantaggioso anche ignorando i benefici che l’ambiente potrebbe trarne. Ricordiamoci che la salute dell’uomo oggi più che mai è strettamente correlata alla salute dell’animale e dell’ambiente. Per superare la crisi Covid-19 serve un approccio “one health” cioè che metta insieme virologi, ecologisti e naturalisti, affinché vi sia collaborazione fra gli esperti in salute animale ed esperti in salute umana.