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29 Luglio 2022
Ultima modifica: 29 Luglio 2022 ore 10:16

Quella schiavitù invisibile

Il 30 luglio ricorre la Giornata internazionale per la commemorazione della tratta degli schiavi e della sua abolizione, ma sono ancora tanti gli schiavi del nostro tempo, invisibili come Alfred. Una psicologa lo ha conosciuto e racconta l'incontro con la realtà dello sfruttamento lavorativo.
Quella schiavitù invisibile
Foto di Max Barattini
A pochi passi dalle nostre case, Alfred è costretto a lavorare 16 ore al giorno per 3 euro all'ora senza diritti né vie d'uscita.
Una chiamata il 16 di agosto, in una calda giornata di sole in cui stavo cercando di godermi un po’ di mare e relax.
È una richiesta di accoglienza urgente: un uomo di origine subsahariana di 29 anni, trovato per strada dopo aver subito percosse e maltrattamenti.
Gli occhi di Alfred mi hanno colpito dal primo istante. Piccoli ma profondi. Neri come il carbone. Un corpo esile e minuto. 
«Come avrà sopportato tutte quelle botte?», mi sono chiesta appena l’ho visto.
In Africa cinque figli e una moglie che lo aspettano.
«È per loro che sono partito, ma soffro perché mi mancano».
Forse sono stati proprio loro il motivo per cui ha sopportato tutto quello? Non oso chiederlo.

Lo sfruttamento lavorativo

L’accoglienza di Alfred è stata la prima volta in cui mi sono avvicinata al mondo dello sfruttamento lavorativo: un contesto nuovo, di cui avevo sentito parlare più dai mass media e dai giornali.
Sembrava una realtà lontana, e invece a pochi passi da casa mia quell’uomo era costretto a lavorare 16 ore al giorno per 3 euro all’ora con un contratto di solo 25 ore a settimana, spesso non aveva cibo per poter mangiare e doveva lavarsi in una latrina in un negozio a pochi metri dal luogo di lavoro.
Era tutto così diverso da ciò che da anni vivo, sento, ascolto: una violenza quasi invisibile e impercettibile.
Un aspetto del fenomeno della tratta che probabilmente non avrei iniziato a conoscere se non avessi incontrato lui, così piccolo ma con una forza immensa.
E in occasione della Giornata internazionale per la commemorazione della tratta degli schiavi e della sua abolizione (30 luglio), non posso non pensare a tutte quelle persone che la schiavitù la vivono ancora oggi. 

Vicino a noi c'è una schiavitù invisibile 

Una schiavità spesso difficile da scovare, forse ancora troppo nascosta e nella maggior parte dei casi poco conosciuta.
Una schiavitù che sembra non smuoverci perché pensiamo sia lontana da noi.
Eppure c’è, esiste, a volte si fa grido tramite urla silenziose, altre si fa sussurro quasi irriconoscibile.
Alfred, con i suoi silenzi, mi ha insegnato ad ascoltare il suo dolore, quello di chi attraversa il mare in piena notte, di chi lascia un pezzo del suo cuore nel proprio paese, sperando davvero in qualcosa di migliore.
Con i suoi occhi, mi ha insegnato a guardare laddove mai avrei pensato di voltare lo sguardo, in un’umanità così buia che è difficile che sia vista.
A lui, e agli altri incontri come quelli, perché mi hanno insegnato che in fondo l’Amore vince sempre. 
 
*Psicologa, esperta in violenza di genere e tratta. Per la Comunità Papa Giovanni XXIII segue i progetti europei sulla tratta e il progetto del Piemonte su sfruttamento sessuale e lavorativo.