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7 Maggio 2025
Ultima modifica: 7 Maggio 2025 ore 15:28

Papa Francesco e i poveri

Migranti, donne costrette alla prostituzione, carcerati. Il rapporto privilegiato di Papa Bergoglio con gli ultimi.
Papa Francesco e i poveri
Foto di Osservatore Romano Press Office
Il suo primo viaggio fu a Lampedusa, terra di sbarchi e di tragedie, ma ha bussato anche alla porta di una casa famiglia, e non si è tirato indietro dall'andare "dietro le sbarre"
Mentre inizia il Conclave, il popolo sente ancora il bisogno di rendere grazie a Dio per aver donato Francesco. Ecco alcuni dei poveri che hanno segnato il suo pontificato.

Francesco e i migranti

Il suo primo viaggio fu a Lampedusa, l'isola simbolo della tragedia migratoria al centro del Canale di Sicilia dove giungono imbarcazioni fatiscenti cariche di migranti in cerca di speranza. Era l'8 luglio 2013, il pontificato era iniziato da neanche quattro mesi. Francesco volle fortemente visitare l'estremo lembo meridionale dell'Europa al cui orizzonte si erano consumate e si sarebbero consumate immani tragedie nei naufragi.
Le parole rivolte dal Papa ai migranti sono sempre state quelle di un fratello, come fece in occasione del viaggio apostolico a Malta nel 2022, allorché si rivolse loro dicendo: «Sono qui per vedere i vostri volti, per guardarvi negli occhi. Dal giorno in cui andai a Lampedusa, non vi ho mai dimenticato. Vi porto sempre nel cuore e siete sempre presenti nelle mie preghiere».
Francesco è stato a Lesbo, l'isola greca che si affaccia davanti alla Turchia, la porta orientale per approdare in Europa, in due occasioni, nel 2016 e nel 2021. In quest'ultima visita, ad Atene, poté incontrare anche la casa famiglia di Filippo e Fabiola Bianchini, che tra i migranti accolgono minori soli e famiglie fragili. A Lesbo Francesco attraversò il campo profughi, ascoltando storie, accarezzando i bambini, sempre circondato dal filo spinato che ingabbiava le persone, come fosse un lager. In quell'occasione il Santo Padre spiegò ancora una volta che «la migrazione è un problema del mondo, una crisi umanitaria che riguarda tutti». E poi pronunciò una frase indelebile: «C’è in gioco il futuro di tutti, che sarà sereno solo se sarà integrato. Solo se riconciliato con i più deboli l’avvenire sarà prospero. Perché quando i poveri vengono respinti si respinge la pace».
Quando i poveri vengono respinti si respinge la pace.

Francesco e le donne prostituite

Roma, 12 Agosto 2016. Papa Francesco bussa alla porta della casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII nella capitale. Le ospiti, incredule, sono donne salvate dal racket della prostituzione. Il Santo Padre le saluta tutte, versa un po' di bibita con naturale semplicità e umiltà. Era uno dei “Venerdì della Misericordia”, l’iniziativa del Pontefice nata durante il Giubileo del 2015. Da allora, molte volte, Papa Francesco ha incontrato, a sorpresa, gli altri, senza essere atteso, senza essere annunciato. Ha abbracciato, ha carezzato, ha parlato, ha guardato, ha ascoltato il prossimo. Ha incontrato il dolore, ma ha trovato anche la gioia e il sorriso nei luoghi del bisogno e dell’emarginazione.
Incontrando le ex prostitute salvate dalla strada dai volontari della Comunità fondata da don Oreste Benzi, il Santo Padre si commuove di fronte ai loro racconti. Giovanni Paolo Ramonda, allora Responsabile Generale della Comunità, spiega come operano i volontari delle tante unità di strada che tutte le settimane, di notte, dal nord al sud dell'Italia, incontrano le giovani vittime, rese schiave dai trafficanti e dai clienti della prostituzione. Don Aldo Buonaiuto racconta il cammino di rinascita che avviene nelle case della Papa Giovanni.
Di fronte alle donne sopravvissute alla schiavitù della prostituzione il Papa si rivolge con parole che hanno fatto il giro del mondo. «A tutte voi io vi chiedo perdono per tutti i cristiani, i cattolici che hanno abusato di voi e anche perdono da parte mia di non aver pregato per voi per questa schiavitù. Perdono per la società che non capisce. Perdono per i governanti che se ne infischiano di questo, non gli importa, importa fare i soldi, lo lasciano fare ma è un problema in più, lasciamolo stare, o che cercano queste leggi che avete detto (sulla regolamentazione della prostituzione, ndr). Ma per Dio ognuna di voi è importante. Per Dio ognuna di voi ha la faccia di suo figlio sofferente. Lui ha sofferto sulla croce. Vi chiedo perdono per i credenti, i cristiani che vi hanno usato e vi dico di guardare avanti».

Francesco e i carcerati

Quattro giorni prima della sua morte, il giovedì Santo, Francesco va nel carcere di Regina Coeli, il più grande della capitale, per incontrare i detenuti e regalare a tutti un rosario. Uscendo esprime il rimpianto di non aver potuto celebrare la lavanda dei piedi e poi ancora una volta si chiede: «Perché loro e non io?». Più volte il Santo Padre Francesco aveva raccontato: «Quando andavo a visitare i detenuti nel carcere di Buenos Aires uscendo mi chiedevo: Perché loro e non io? Pensare a questo mi fa bene: poiché le debolezze che abbiamo sono le stesse, perché lui è caduto e non sono caduto io? Per me questo è un mistero che mi fa pregare e mi fa avvicinare ai carcerati».
Il 26 dicembre scorso era andato in un altro carcere romano, quello di Rebibbia. «La prima Porta Santa l’ho aperta a Natale in San Pietro – disse Francesco ai detenuti – ma ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui in un carcere. Ho voluto che ognuno di noi tutti che siamo qui, dentro e fuori, avessimo la possibilità anche di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude». Nel 2015, in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia, il Papa dispose che dietro le sbarre si aprissero migliaia di porte sante in modo che «i detenuti possano ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà».
Due settimane dopo la sua elezione al soglio pontificio, il Papa andò a celebrare il Giovedì Santo nel carcere minorile romano di Casal del Marmo. Francesco indossò il grembiule, lavò e baciò i piedi a 12 minori tra cui alcuni musulmani e due ragazze.
Quando nel 2016, in Piazza San Pietro, incontrò i detenuti delle Comunità Educanti con i Carcerati, dopo averli ascoltati e ricevuto in dono il loro formaggio, gli disse: «Non c'è Santo senza passato, non c'è peccatore senza futuro».