Il 10 aprile scorso con il nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo, in discussione dal 2020 e già condiviso dalla Commissione e dal Consiglio dell'Unione, l'Unione europea ha dato il via a dieci testi legislativi per riformare la politica europea in questa materia.
Entro maggio e quindi prima delle elezioni si attende l'adozione dei nuovi regolamenti di revisione della Direttiva 2013/32/UE sulle procedure per le domande di protezione internazionale, un atto altamente vincolante per gli stati membri che vorrebbe uniformare le pratiche applicative ad oggi alquanto diverse da paese a paese.
Ci attendiamo quindi un articolato lavoro normativo la cui speditezza dipenderà dalle resistenze ancora esistenti da parte di alcuni governi europei di stampo sovranista e delle rappresentanze parlamentari minoritarie dell'emicliclo.
Questo Patto non lascia presagire nulla di particolarmente buono rispetto alla tutela dei diritti umani dei migranti e molte associazioni ed enti della società civile si sono già mobilitati per denunciarne le storture fondate sul principio disumanizzante della mera esternalizzazione delle frontiere e su un robusto ridimensionamento del diritto alla protezione nel caso di persone provenienti da paesi terzi ritenuti sicuri.
Il focus è indissolubilmente legato ad aumentare solo la collaborazione coi paesi terzi con una sorta di respingimento dei flussi migratori per interposto stato e rendere più celeri ed efficienti i meccanismi di rimpatrio con accompagnamento forzato; seppur è previsto anche un incremento fattivo delle procedure di rimpatrio volontario, visti i presupposti, questo finirà per divenire una mera opzione coartata.
Si predispone uno svincolo di fondi ingentissimi per la riduzione della presenza di immigrati nell'Unione europea e per il contrasto degli arrivi irregolari senza alcuna apertura a canali facilitatori legali ed in buona sostanza si lascia ancora una volta in balia della criminalità la gestione dei flussi migratori.
Non si considera affatto l'aspetto solidaristico fondato sulla centralità della dignità della persona umana che fugge da paesi in guerra, da disastri climatici, o da contesti che rendono impossibile la sopravvivenza, ma si tratta del semplice rafforzamento della politica protezionista e di polizia a discapito dei diritti umani.
Senza dubbi una geopolitica degli interessi della fortezza Europa piuttosto che della Bella Europa solidale ed i cui valori sono libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto, promozione della pace e della stabilità.
Un tristissimo epilogo che ci auguriamo continui ad essere arginato dai diritti umani sanciti dalle Convenzioni internazionali, dalla Carta dei diritti fondamentali e dai Trattati dell'Unione europea e dalle Costituzioni nazionali a presidio della democrazia e dell'Europa in cui crediamo!