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25 Maggio 2025

San Beda il Venerabile

Il 25 maggio si celebra il padre della storia d'Inghilterra
San Beda il Venerabile
«Gesù amorevole, concedimi di attingere un giorno a te, fontana di tutta la saggezza, e di comparire per sempre davanti al tuo volto»
Nacque l'anno 672 da umile famiglia e probabilmente orfano di ambo i genitori. All’età di 7 anni venne portato al monastero di San Pietro a Wearmouth (oggi Sunderland, Inghilterra) dai suoi parenti prossimi. In seguito si  trasferì nel monastero di San Paolo di Jarrow, contea di Durham (entrambi centri monastici fondati da san Benedetto Biscop). A 18 anni prese il saio benedettino; a 19 fu consacrato diacono, a 30 sacerdote. Non divenne vescovo né abate: tutta la sua vita si concentrò sullo studio e sull’insegnamento. Della sua vasta produzione letteraria restano opere esegetiche, ascetiche, scientifiche e storiche. Nel quadro piuttosto oscuro dell’Inghilterra dei suoi tempi rifulse per la vastità e la profondità della sua cultura. Studiò non per sfoggio di erudizione, ma per conoscere e far conoscere sempre meglio le meraviglie di Dio.
A 63 anni, di cui 56 vissuti in monastero, morì il 26 maggio 735. Leone XIII il 13 novembre 1899 gli decretò il titolo di Dottore della Chiesa Universale.

Per tutta la vita Beda è rimasto chiuso in un monastero a studiare, scrivere, ma anche a impastare il pane. Era un monaco semplice e discreto e lo si diceva l’uomo più dotto dei suoi tempi. Oggi è conosciuto soprattutto per la sua “Storia ecclesiastica degli Angli” che gli ha valso l’appellativo di «padre della storia d’Inghilterra». Condusse la sua ricerca nel rispetto della verità, distinguendo i fatti dai “si dice”, obiettività poco comune all’epoca.
Dalla sua penna uscirono una cinquantina di opere in cui tratta di quasi tutto il sapere umano sacro e profano. Per la sua straordinaria intelligenza infatti fu teologo, grammatico, poeta, matematico, naturalista. Ha interpretato in modo ammirabile la Sacra Bibbia alla luce delle opere dei Padri della Chiesa che egli conosceva profondamente.
A più di 12 secoli dalla morte, il Concilio Vaticano II ha attinto anche al suo pensiero, che è stato citato nella Costituzione dogmatica “Lumen Gentium” sulla Chiesa e nel decreto “Ad gentes” sull’attività missionaria.

Il monaco Cuthberto ha descritto gli ultimi giorni della vita di Beda nella “Lettera sulla morte di san Beda”. Racconta che essendo ammalato, trascorreva il tempo adagiato sulla stuoia della sua cella e continuava, come sempre, a pregare e ad insegnare, dettando le lezioni al discepolo che l’assisteva. Quando vide ormai prossima la fine chiese di distribuire ai sacerdoti del monastero i pochi oggetti che ogni monaco poteva possedere per uso personale, cioè pepe, fazzoletti ed incenso. I monaci accorsi attorno a lui piangevano e lui li consolava dicendo: «È il momento di sciogliere le vele perché desidero essere con Cristo; infatti l’anima mia desidera vedere Cristo, mio re, nel suo splendore». Recitando il Gloria al Padre, dopo aver nominato lo Spirito Santo esalò l’ultimo respiro. Le sue ultime parole erano il degno compendio della sua esistenza perché tutte le azioni e le opere di Beda erano state una continua lode al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.