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21 Maggio 2025

San Cristoforo Magallanes e i santi martiri messicani

Il 21 maggio si ricordano San Cristoforo e i martiri messicani
San Cristoforo Magallanes e i santi martiri messicani
«Chiedo a Dio che il mio sangue serva per l'unione dei miei fratelli messicani»
Nacque a Totaltiche, Jalisco (arcidiocesi di Guadalajara in Messico) il 30 luglio 1869. Divenne parroco nella sua terra natale e missionario tra gli indigeni “huichole”. Sacerdote dalla fede ardente, si dedicò al miglioramento umano e cristiano dei suoi fedeli. Le vocazioni sacerdotali erano ciò a cui maggiormente si dedicava. Quando i persecutori della Chiesa chiusero il seminario di Guadalajara, si offrì di fondare nella sua parrocchia un seminario per proteggere, orientare e formare i futuri sacerdoti. Il 25 maggio 1927 venne fucilato a Colotlán, Jalisco (diocesi di Zacatecas). Di fronte al carnefice ebbe la forza di confortare il suo compagno di martirio, Padre Agustín Caloca, dicendogli: «Stai tranquillo, figliolo, solo un momento e poi il cielo». Cristoforo e i suoi 24 compagni di martirio sono stati beatificati da Giovanni Paolo II il 22 novembre 1992; dallo stesso pontefice sono stati canonizzati il 21 maggio 2000. In tale data ricorre la loro memoria liturgica.

Nel cattolicissimo Messico i credenti sono stati a lungo perseguitati. Il tutto nacque dalla nuova Costituzione promulgata nel 1917, ispirata a principi anticlericali. Da essa ebbe origine una fase di violenta persecuzione religiosa. Dal 1926 in avanti la persecuzione si fece ancor più violenta con l’espulsione dei sacerdoti stranieri, la chiusura delle scuole private e di alcune opere benefiche. Dopo il provvedimento della sospensione del culto pubblico voluto dai vescovi messicani per protestare contro le misure del governo, il popolo non poté resistere alle privazioni religiose che il boicottaggio portava, cosicché decise di difendere la propria libertà religiosa per mezzo delle armi, senza il diretto intervento del clero.
Ebbe così inizio la guerra civile, meglio conosciuta in Messico come “movimiento cristero” che proseguì fino al 1929. Il nome “Cristero”, contrazione di “Cristos Reyes”, fu dato spregiativamente dai governativi ai ribelli, a motivo del loro grido di battaglia: «Viva Cristo Rey!» («Viva Cristo Re!»). Questo movimento non fu dunque promosso dalla gerarchia ecclesiastica bensì dal mondo laicale, che cercò comunque l’appoggio dei propri pastori, anche se generalmente il clero accettò di sostenere esclusivamente la resistenza pacifica.

Alcuni sacerdoti furono ostili al movimento, altri abbandonarono le parrocchie, alcuni di essi invece presero parte persino ai combattimenti. Cristoforo e altri preti preferirono prodigarsi alla cura delle persone loro affidate, pur essendo ben consci di rischiare la vita. Furono centinaia i preti uccisi, parroci di villaggi, seminaristi, monaci. Ai sacerdoti lasciati in vita, venivano sovente tagliate le braccia, per impedire che potessero celebrare la Messa. Questi uomini e donne hanno testimoniato con coraggio la loro fede in Cristo contro un Governo che nella propria Costituzione affermava che «L’esistenza di qualsiasi ordine e congregazione religiosa resta proibito», fino a donare la vita come un seme fecondo.