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23 Aprile 2024

San Giorgio di Lydda

Il 23 aprile la Chiesa celebra il cavaliere eroico, patrono degli Scout
San Giorgio di Lydda
«Non abbiate timore, Dio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago»
San Giorgio è un martire del III o IV secolo, certamente prima dell’editto di Costantino. Si sa che è esistito da un’antichissima chiesa eretta in suo onore a Lydda, piccola città della Palestina situata a 20 km a sud-est da Jaffa. È veneratissimo fin dall’antichità sia in Oriente che in Occidente, ma nulla sappiamo di certo su questo santo. Possiamo basarci solo su quanto racconta una sua Passio, molto leggendaria: Giorgio era nato circa nel 275, figlio del persiano Geronzio e della cappadoce Policromia. Da adulto divenne tribuno dell’armata dell’imperatore di Persia, Daciano, ma per alcune recensioni della Passio si tratta di Diocleziano, imperatore dei romani, il quale con l’editto del 303 iniziò a perseguitare i cristiani. Giorgio distribuì i suoi beni ai poveri, e dopo aver strappato l’editto, confessò davanti al tribunale dei persecutori, la sua fede in Cristo. Dopo varie torture, fu decapitato. Il culto per il martire iniziò subito ed è diffusissimo tuttora. È patrono dei boy-scout.

San Giorgio e il dono spirituale della fortezza

Alla figura di san Giorgio è legata la famosa leggenda del cavaliere che libera la fanciulla dal drago. Questa leggenda comparve molti secoli dopo la sua morte, nel Medioevo, quando soprattutto Jacopo da Varagine nella sua Leggenda Aurea, fissa la sua figura come cavaliere eroico, che tanto influenzerà l’ispirazione di artisti e la fantasia popolare. La leggenda narra che nella città di Silene, in Libia, vi era un grande stagno nel quale si nascondeva un drago, che si avvicinava alla città e uccideva con il suo fiato le persone che incontrava. Per placarlo, gli abitanti gli offrivano delle pecore, ma quando queste iniziarono a scarseggiare, gli offrivano dei fanciulli. Giorgio arrivò prima che la figlia del re fosse data in sacrificio: salì a cavallo, affrontò il drago, lo trafisse con la sua lancia. Agli abitanti di Silene Giorgio disse: «Non abbiate timore, Dio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: abbracciate la fede in Cristo, ricevete il battesimo». Il re e la popolazione si convertirono.
Nell’immaginario popolare questa leggenda voleva significare che ormai la forza inerme del cristianesimo stava per trionfare sulla violenza disumana del male. A noi che cosa può dire? Il drago è il simbolo del male che minaccia di divorare le nostre forze. Giorgio ci dice che non siamo consegnati inermi a questo drago. Il senso profondo della leggenda è questo: non siamo indifesi e impotenti. Abbiamo dentro di noi una forza con la quale possiamo difenderci. Lo Spirito Santo infatti può donarci la fortezza, la quale conferisce alla volontà un impulso e un’energia superiore: dona coraggio, costanza, tenacia. Giorgio può essere considerato simbolo del dono della fortezza. Di fronte al drago della sfiducia, della persecuzione, della tentazione di accomodarci nelle nostre sicurezze, della paura di non aver di che vivere, chiediamo l’intercessione di san Giorgio per vincere il male con il bene, per vincere la paura per un amore più grande, come ci ricordava spesso don Oreste Benzi.