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31 Gennaio 2024
Ultima modifica: 31 Gennaio 2024 ore 12:12

San Giovanni Bosco

Il 31 gennaio la Chiesa ricorda un grande educatore, fondatore dei Salesiani
San Giovanni Bosco
«Uno solo è il mio desiderio: quello di vedervi felici nel tempo e nell'eternità»
Giovanni Bosco nacque a Castelnuovo d’Asti il 16 agosto 1815, da una famiglia di contadini. All’età di nove anni fece un sogno profetico sulla missione che gli sarebbe stata affidata.
Seminarista a Chieri, fu ordinato sacerdote a Torino il 5 giugno 1841. Subito cominciò a raccogliere in un oratorio ragazzi poveri e abbandonati, con i suoi ragazzi migliori fondò, nel 1859, un nuovo ordine religioso: i salesiani. Per estendere il suo apostolato anche alle fanciulle, il 5 agosto 1872 fondò, con Santa Maria Domenica Mazzarello, la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Nel 1876 fonda, con l’approvazione della Santa Sede, la terza famiglia salesiana: i Cooperatori, laici impegnati nel servizio ecclesiale.
Alla sua morte, avvenuta il 31 gennaio 1888, la famiglia salesiana era estesa, oltre che in varie regioni d’Italia, in Francia, Spagna, Belgio, Austria, Inghilterra, Argentina, Uruguay, Brasile.
Fu beatificato nel 1929 e canonizzato nel 1934 da papa Pio XI. Viene commemorato il 31 gennaio. 

Fondatore dei Salesiani

A 9 anni fece un sogno che rimase profondamente impresso nella sua mente per tutta la vita: il Signore gli indicò Maria come maestra per imparare a cambiare dei fanciulli, violenti e bestemmiatori, in figli di Dio docili e teneri. E Maria Ausiliatrice, che sempre sostenne don Bosco nella sua opera, gli ottenne numerosissime grazie, anche straordinarie (visioni, bilocazioni, capacità di intuire i segreti dell’anima, moltiplicazioni di cibo e di ostie, guarigioni, perfino risurrezioni di morti), e il denaro necessario per tutte le sue imprese.
Preoccuparsi dei ragazzi privi di pane, di istruzione e di fede, gli sembrava l’unica cosa che dovesse fare sulla terra. Don Bosco li raccolse in un oratorio, per farli studiare, per insegnar loro un lavoro, ma soprattutto per far loro amare il Signore. Non si accontentava di accogliere i ragazzi che spontaneamente si presentavano a lui, ma si organizzò al fine di raggiungerli ed incontrarli dove vivevano.
Rifiutò il metodo repressivo basato sull’autoritarismo e sulle punizioni, per fare dell’amorevolezza  il supremo principio pedagogico. Don Bosco faceva notare come non bastasse amare i giovani, ma occorreva che essi percepissero di essere amati. Diceva: «L’amore si esterna in parole, atti e perfino nell’espressione degli occhi e del volto». Egli colse il carattere gioioso della fede e ne fece l’ambiente normale dove formare i suoi ragazzi. Per don Bosco la gioia, spontanea e schietta, sgorga dal di dentro di chi segue Dio con cuore puro, perciò esortava i suoi giovani, oltre che ad una profonda devozione a Maria, ad accostarsi frequentemente alla confessione e alla comunione.
Don Bosco spese tutte le sue energie e mise a servizio tutte le sue capacità per vivere totalmente la missione affidatagli. Soleva dire spesso: «La vita è troppo breve. Bisogna fare in fretta quel poco di bene che si può prima che la morte ci sorprenda». Impariamo da lui ad essere disposti a tutto pur di rispondere alla nostra chiamata alla santità.