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1 Giugno 2024

San Giustino

Il 1° giugno si celebra il martire che cercava la felicità
San Giustino
«Ho tentato di imparare tutte le filosofie, poi ho aderito alla vera dottrina, quella di adorare il Dio dei cristiani»
Giustino nacque a Flavia Neapoli, città fondata da Vespasiano poco dopo la conquista di Gerusalemme da parte dei Romani. Per il suo nome e quello di suo padre si può dedurre l’origine presumibilmente romana di Giustino. Di famiglia agiata, poté frequentare maestri appartenenti a diverse correnti filosofiche e cercare presso ciascuno di loro la verità, rimanendone però deluso.
Si avvicinò al cristianesimo e nel 130, a Efeso, ricevette il battesimo. Predicatore studioso e itinerante lungo le vie dell’impero romano, giunse a Roma dove ebbe una controversia con il filosofo Crescente, il quale lo denunciò come cristiano. Giustino morì martire, con altri sei cristiani, sotto il regno dell’imperatore Marco Aurelio (162-168). Dei suoi molti scritti ci sono rimasti solo il Dialogo con Trifone e le due Apologie, preziosi documenti della storia del cristianesimo primitivo. Il concilio Vaticano II ha richiamato il suo insegnamento nella Lumen gentium e nella Guadium et spes. La sua memoria ricorre il primo giugno.

Fu missionario e filosofo, ricercatore di felicità

Giustino amava la filosofia perché sperava di giungere, attraverso questa scienza, al possesso della verità e quindi della felicità. Nella sua opera Dialogo con Trifone, narra di come sia stato deluso di volta in volta da uno stoico, da un peripatetico e da un pitagorico; conquistato dal platonismo, scoprì che anche questo sistema era insufficiente. Un giorno incontrò un misterioso vecchio, al quale narrò la sua storia e confidò la delusione che nessuna filosofia lo aveva reso certo di una verità e reso felice. Il vecchio allora gli disse che la ragione umana può giungere fino ad un certo punto, oltre il quale, per entrare nel possesso pieno della verità occorre l’aiuto divino. Gli consigliò di leggere i Profeti e di avvicinare i credenti in Gesù Cristo. Finalmente Giustino trovò nel cristianesimo la sospirata verità e l’agognata felicità. Da allora, nutrito della lettura dei poeti e dei filosofi si pose interamente al servizio della parola di Cristo, divenendo missionario-filosofo, ed annunciatore del Vangelo agli studiosi pagani.
Si convertì al cristianesimo in un’epoca in cui i cristiani erano pochi e crudelmente perseguitati, ed affrontò con coraggio le grandi sfide della Chiesa del suo tempo: il dialogo con gli ebrei (con la sua opera “Dialogo con Trifone”), il ruolo dei pagani e della loro cultura nella storia della salvezza, mantenendo ferma la sua fede fino a testimoniarla con il sangue.
Scrisse nell’opera “Dialogo con Trifone”: «È noto infatti che, decapitati, crocifissi, gettati in pasto alle fiere, gettati in catene o nel fuoco e sottoposti a quanti altri tormenti, non abbandoniamo la nostra professione di fede, anzi, quanto più subiamo di questi supplizi, tanto più cresce il numero di fedeli e dei devoti nel nome di Gesù. Come quando uno pota i tralci della vite che hanno dato frutto e quella ricresce facendo germogliare nuovi rami rigogliosi e fruttiferi, così avviene anche a noi, perché la vigna piantata da Cristo, Dio e salvatore, è il suo popolo».