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3 Settembre 2023

San Gregorio Magno

Il 3 settembre ricorre la memoria del santo che inventò il canto gregoriano, che appunto da lui prende il nome.
San Gregorio Magno
«Un pastore d’anime deve essere vicino a ciascuno con il linguaggio della compassione e comprensione».
Nacque a Roma intorno al 540 dalla nobile famiglia degli Anici. I suoi genitori, Gordiano e Silvia, sono ambedue venerati come santi.
Alla morte del padre, a soli trent’anni, Gregorio fu eletto prefetto di Roma, la più alta carica civile a Roma. Destinò la casa paterna a monastero intitolato a Sant’Andrea, e altri 6 ne costruì nei suoi possedimenti terrieri in Sicilia e si fece monaco lui stesso. Svolse l’incarico, datogli da papa Pelagio II, di Legato apostolico a Costantinopoli.
Nel 585 il Papa lo richiamò a Roma e ne fece il suo personale consigliere. Nel 589 in seguito ad una epidemia di peste morì Pelagio II e Gregorio fu acclamato papa all’unanimità; tentò di sottrarsi ricorrendo a tutti i mezzi, anche alla fuga, ma il popolo lo ricondusse a Roma e fu consacrato il 3 settembre di quell’anno. Morì il 12 marzo 604. 

Con lui nacque il canto gregoriano

Quando nel 589, papa Pelagio morì stroncato dalla peste bubbonica, Gregorio, subito acclamato papa dal popolo e dal clero, cercò di sottrarsi a questo grave compito perfino la fuga, ma fu riportato a Roma, dove tutti l’attendevano per l’ordinazione. Capì allora che la scelta veniva da Dio e non poteva opporre resistenza. Come uomo immerso in Dio, visse in povertà e umiltà, presentandosi come “servo dei servi di Dio”. Ricco di saggezza e di giustizia, seppe leggere con chiarezza i segni dei tempi: mentre i Longobardi venivano considerati come nemici da sottomettere, lui, con gli occhi del buon pastore, li riteneva un popolo da convertire. 
Gregorio si dimostrò attento ai regni ancora pagani (avviò la fortunata missione di Agostino di Canterbury e dei suoi monaci in Britannia), ricondusse all’ortodossia quelli eretici, rinsaldò i vincoli con quelli già cattolici. 

Ad un’Italia impoverita dalle invasione di Goti e Longobardi, ridotta allo sfacelo dall’abbandono delle campagne, e in una Roma satura di profughi in fuga davanti all’insicurezza e alla miseria, seppe creare pace e dare speranza. Con le rendite del cospicuo patrimonio che la Sede romana possedeva, comprò e distribuì grano, soccorse chi era nel bisogno, pagò riscatti di cittadini caduti prigionieri dei Longobardi. Si affaticò senza riposo a eliminare la corruzione, affinché i beni della Chiesa fossero gestiti con rettitudine e secondo le regole della giustizia e della misericordia.
Oltre ad essere un ottimo scrittore e un forbito predicatore, promosse pure la riforma e l’espansione del canto liturgico che dal suo nome si chiamò “gregoriano”.
Di fondamentale importanza per ogni cristiano quanto ci dice di lui papa Benedetto XVI: «Il suo desiderio era di vivere da monaco in permanente colloquio con la Parola di Dio, ma per amore di Dio seppe farsi servitore di tutti in un tempo pieno di tribolazioni e di sofferenze; seppe farsi “servo dei servi”. Proprio perché fu questo, egli è grande e mostra anche a noi la misura della vera grandezza».
Coi santi Ambrogio, Girolamo ed Agostino, è uno dei quattro grandi dottori della Chiesa occidentale; dopo Leone I, è l’unico dei papi cui è universalmente riconosciuto il titolo di Magno. È festeggiato il 3 settembre.