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14 Gennaio 2024

San Lazzaro (Devasahayam) Pillai

Il primo santo laico indiano
San Lazzaro (Devasahayam) Pillai
Apparteneva a una casta elevata induista. Dopo la sua conversione subì maltrattamenti e torture, fino a morire martire perché non rinunciò alla sua fede in Gesù. Diceva: «Egli è il mio Dio. Ho deciso di seguirlo e lo farò per tutta la mia vita».
È il primo laico indiano, sposato e padre di famiglia, ad essere proclamato santo. Nacque il 23 aprile 1712 a Nattalam, nello stato del Tamil Nadu, in India. I suoi genitori, di religione indù, gli diedero il nome Nilakandan. Di famiglia di casta elevata e induista, iniziò la propria carriera entrando al servizio di Marthanda Varma, maharaja di Travancore, come alto funzionario della sua corte. Sposò una giovane, Bhargaviamma, appartenente al suo stesso ceto sociale. Nel 1741, a seguito della battaglia di Colachel, il capitano dell’esercito olandese, E. Delannoy, fu imprigionato. Il maharaja gli risparmiò la vita a patto che diventasse suo consigliere militare e addestratore delle guardie del palazzo. Nilakandan fece amicizia con lui, che cominciò a parlargli della fede cristiana.

A causa di una cattiva amministrazione, Nilakandan perse i suoi beni. Ne fu molto amareggiato e si preoccupava che finendo in povertà nessuno l’avrebbe più rispettato. L’ufficiale olandese gli raccontò la storia biblica di Giobbe e la sua incondizionata fiducia nelle tragedie e ne rimase impressionato tanto da manifestare il suo desiderio di diventare cristiano. Nonostante fosse ben consapevole dell’ostilità del maharaja per le conversioni, chiese di ricevere il battesimo dal gesuita padre Giovanni Battista Buttari ed il 14 maggio 1745 divenne cristiano, scegliendo per sé il nome di Devasahayam, la traduzione in lingua tamil del biblico Lazzaro (che in ebraico significa “aiuto di Dio”).
Iniziò ad annunziare il Vangelo e a condannare le superstizioni e le ingiustizie; fece amicizia con gli intoccabili delle classi più umili, cosa proibita per una persona di casta elevata. Proclamava l’uguaglianza tra tutte le persone, indipendentemente dalla casta, perché riconosceva tutti come figli di Dio e con il suo esempio convertì molte persone, a partire da sua moglie, che si fece lei pure battezzare.

Il primo santo laico indiano

I brahmini della corte gli scatenarono contro una forte opposizione: lo invitarono ripetutamente a compiere riti religiosi indù, lo accusarono falsamente di frode. Il 23 febbraio 1749 il maharaja lo fece arrestare per alto tradimento, ordinandogli di tornare all’induismo. Di fronte al suo rifiuto di abbandonare il cristianesimo venne picchiato, maltrattato, imprigionato e torturato ininterrottamente per 3 anni, ma tutti gli sforzi del maharaja risultarono vani, Devasahayam rimase fermo nella sua nuova fede e si rifiutò di abbandonare Gesù Cristo.
Il 14 gennaio del 1752 il maharaja ordinò la sua morte per fucilazione. Il suo cadavere venne gettato nella foresta, ma fu trovato da alcuni cristiani che lo seppellirono davanti all’altare della chiesa di San Francesco Saverio, che diventerà poi la cattedrale della diocesi di Kottar. 
Il 15 maggio 2022 papa Francesco ha celebrato il solenne rito di canonizzazione unitamente a 9 altri nuovi santi. Fin da subito la comunità cattolica locale lo ha venerato come un santo, ma solo nel 2006 la Chiesa indiana ha aperto formalmente una causa per il riconoscimento canonico del suo martirio. È stato beatificato nel 2012, nel terzo centenario della sua nascita. La canonizzazione è stata resa possibile dal riconoscimento di un miracolo avvenuto per sua intercessione, la guarigione nel grembo di una donna indiana di un feto di 20 settimane che la medicina aveva ufficialmente dichiarato morto.
La Chiesa lo ricorda il 14 gennaio.