«La Chiesa di Cristo è unita nelle sue membra da un legame damore così forte che essa è una in molti e tutta in ciascuno»
Nacque a Ravenna nel 1007, ultimo di numerosi fratelli. Rimase presto orfano e si occupò di lui il fratello Damiano, motivo per cui venne chiamato Pier Damiani. Dopo gli studi divenne docente all’università di Parma. Nel 1035 si ritirò nel monastero camaldolese di Fonte Avellana. Nel 1057 fu eletto vescovo di Ostia e creato cardinale da Stefano IX e chiamato a collaborare alla riforma della Chiesa afflitta dalla simonia e dal Nicolaismo. Aiutò i 6 Papi che si succedettero al soglio pontificio a svolgere un’opera moralizzatrice. Per la sua capacità mediatrice venne inviato a Milano, Cluny, Firenze, Francoforte, Montecassino, ma non appena poteva tornava alla pace del suo eremo. Nel 1072, tornando da Ravenna, inviato a pacificarla perché divisa dai seguaci di un antipapa, il Signore lo chiamò a sé mentre era a Faenza, dove ancora si venera il suo corpo. Il popolo lo proclamò subito santo e la Chiesa diede la sua approvazione. Leone XII nel 1828 lo dichiarò dottore della Chiesa.
Lo si festeggia il 21 febbraio.
Ottimo mediatore e pacificatore
La vita eremitica non è semplice fuga dal mondo e dalla Chiesa-istituzione per rifugiarsi in un luogo puro, ma è fuga dal male per entrare e operare nel cuore stesso della chiesa e immettervi a piene mani la vita evangelica. Consapevole di questo, Pier Damiani non poté restarsene nella quiete della sua cella mentre la Chiesa era minacciata e divisa. Era in particolare afflitta dalla simonia, cioè il commercio delle cariche ecclesiastiche, le quali non venivano conferite liberamente ma dietro compensi materiali, allo stesso modo che venivano conferite le investiture feudali nella vita civile. Questo fatto poneva la gerarchia ecclesiastica sotto il controllo e l’arbitrio dei potenti e dei ricchi, tanto che gli stessi pontefici venivano imposti da famiglie potenti, oltre che da imperatori. A volte veniva eletto anche un Papa diverso da quello legittimo, cioè un antipapa. Il Nicolaismo invece era il clero che troppo facilmente infrangeva il celibato. A questi mali Pier Damiani oppose non solo le sue preghiere, le sue lettere di fuoco e i suoi trattati, ma tutta la sua azione di riformatore e di moralista. Ai sacerdoti ricordava che la parola clero vuol dire «la parte e la porzione di Dio» e chi sceglie questo stato di vita deve rinunciare ai beni terreni per dedicarsi solo al servizio della chiesa e vivere come gli apostoli nella prima comunità cristiana. Di fronte alla difficoltà a vivere il celibato, offrì il rimedio della vita comune e la ruminazione della parola di Dio durante qualsiasi attività. Quando si ritirava nella solitudine del chiostro ritornava semplice monaco, rinunziando a tutte le dignità.
Pier Damiani amava visceralmente la Chiesa, e tutto operò per il suo sviluppo in Cristo: sia la sua preghiera nell’eremo, sia la sua attività di riformatore e di paciere. Il suo esempio ci aiuti a crescere nella consapevolezza che siamo membra vive del Corpo di Cristo che è la Chiesa e abbiamo da svolgere un compito essenziale, unico, estremamente necessario!