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15 Novembre 2023

San Raffaele di San Giuseppe

Il 15 novembre si fa memoria di San Raffaele di San Giuseppe, l’ingegnere militare che divenne santo.
San Raffaele di San Giuseppe
Nato col nome di Josef Kalinowski, fu mandato ai lavori forzati per 10 anni in Siberia. Diceva: «Il mondo può privarmi di tutto, ma mi resterà sempre un nascondiglio a lui inaccessibile: la preghiera».
Josef Kalinowski nacque a Wilno (Lituania) il 1° settembre 1835, figlio di nobili cattolici polacchi. Nel 1857 si laureò in ingegneria all’Accademia Militare di San Pietroburgo col grado di tenente dell’esercito. In quell’ambiente, senza l’appoggio dell’ambiente familiare, la sua fede cominciò a vacillare.
Il primo lavoro che gli venne affidato fu la progettazione della ferrovia Kursk-Kiev-Odessa ed in quelle distese deserte e interminabili gli riuscì anche – come scrisse – «di lavorare con me stesso e su me stesso». E ritrovò Dio.
Nel 1863, scoppiata l’insurrezione in Polonia, si congedò dall’esercito russo accettando l’incarico di Ministro della Guerra del governo rivoluzionario, mettendo in chiaro una condizione imprescindibile: non avrebbe mai firmato nessuna condanna a morte.
L’insurrezione fu stroncata: uno dopo l'altro i responsabili caddero nelle mani della polizia zarista. Il vescovo di Vilniusvenne mandato in esilio e alcuni preti furono impiccati. Anche Josef fu arrestato e condannato alla pena capitale.
Ma la polizia zarista non volendo regalare un martire perché molti lo ritenevano già un santo, commutò la pena di morte in 10 anni di lavori forzati in Siberia dove si compì la sua più profonda maturazione interiore. Scriveva: «Il mondo può privarmi di tutto, mi resterà sempre un nascondiglio a lui inaccessibile: la preghiera. In essa si può raccogliere il passato e il presente, e anche il futuro, sotto la forma della speranza... Al di fuori della preghiera, non ho niente da offrire a Dio, posso dunque considerarla come l'unico mio dono». Il tempo che gli restava dopo il lavoro forzato lo dedicava alla preghiera, alla lettura (aveva portato con sé il Vangelo e l’Imitazione di Cristo) e alla carità verso i più deboli compagni di sventura. Significativo fu l’episodio di un prigioniero ubriacone, gravemente malato, che non voleva sentir parlare né di Dio né di uomini e che rifiutava ogni aiuto. Josef gli stette vicino con tanta delicatezza che costui morendo esclamò: «Credevo che si potesse fare a meno di Dio e degli uomini, ma non è così». Scontata la pena, nel 1874 fu rimpatriato.

L’entrata al Carmelo e l’ordinazione sacerdotale

Nel 1877, a 42 anni, la chiamata di Dio prevalse ed entrò nel noviziato carmelitano di Graz, in Austria col nome di fra’ Raffaele di San Giuseppe. Scrisse di quel momento: «Da un anno mi giungeva come un eco, una voce dalla grata del Carmelo. Questa voce si è adesso rivolta a me chiaramente e l’ho accolta: una voce salvifica mandatami dalla infinita misericordia di Dio». Il 15 gennaio 1882, all’età di 47 anni, ricevette l’ordinazione sacerdotale. Divenne il padre spirituale del suo popolo: al suo confessionale accorrevano folle sempre più numerose, fin dalle prime ore dell’alba, ed egli vi consumava la vita incurante del freddo e dei disagi sempre più gravi, man mano che la salute si indeboliva. 
 
Operò per l’unità della Chiesa ed il suo sogno era: «Portare la Russia a Cristo e Cristo alla Russia». Pregava tanto che qualcuno lo definì “preghiera vivente”: «il nostro impegno al Carmelo – spiegava – è la conversazione con Dio in tutte le nostre azioni».
Morì il 15 novembre 1907 nel convento carmelitano da lui fondato a Wadowice mentre ripeteva continuamente le parole di Cristo: «Padre, che tutti siano una cosa sola!».
Beatificato a Cracovia il 22 giugno 1983, è stato proclamato santo il 17 novembre 1991, a Roma.
La liturgia lo ricorda il 15 novembre.